«Due figli e quasi nonna Granarolo è la mia famiglia»
Direttrice dello stabilimento di Gioia del Colle
Maria Antonietta Donvito, 51 anni, due figli adulti e quasi nonna, è l’unica donna alla guida di uno dei 18 stabilimenti Granarolo, unica tra i 49 dipendenti della sede di Gioia Del Colle, dove è nata e risiede. La sua carriera, iniziata con il diploma di perito agrotecnico, si è svolta tutta, tra tanti sacrifici e molta soddisfazione, nello stabilimento dove si lavora il latte, fresco o a lunga conservazione, latte di «prossimità» proveniente dalla Puglia, dalla Basilicata dal Molise e dalla Calabria.
Signora Donvito, lei a partire dal 1988 ha seguito tutta la trafila professionale all’interno dell’azienda, che una volta era la Perla, nata negli anni 70, acquisita dalla società bolognese nel 98. Cosa significa essere a capo di una struttura dove lavorano solo uomini?
«È vero sono l’unica donna assieme alla collaboratrice che si occupa delle pulizie e con cui a volte prendo un caffé per feeling. Non è facile essere circondata solo da uomini e per di più svolgere un ruolo apicale, ma tutto ciò è stimolante. In questo ruolo sono da pochi mesi, ma per molto tempo ho affiancato l’ex direttore dello stabilimento di Gioia del Colle, ma il mio rapporto con la direzione lo vivo e l’ho sempre vissuto come se fossi l’ultima arrivata che deve continuare sempre ad imparare».
Le è mai capitato di trovarsi in situazioni sgradevoli?
«Direi proprio di no».
Nella Perla prima e poi nella Granarolo, il maggiore operatore agro-industriale del Paese a capitale italiano, lei ha acquisito una esperienza formidabile, vero?
«Sono entrata alla Perla per una sostituzione maternità nel laboratorio di batteriologia, poi sono diventata chimica e per 4 anni mi sono occupata degli yogurt. Quindi sono tornata nel laboratorio; ma mi sono anche cimentata con la sicurezza sul lavoro, ma un periodo bellissimo è stato quello in cui mi sono occupata di certificazione della qualità e dell’ambiente. Comunque ogni ruolo l’ho vissuto con una full immersion, possibile grazie al sostegno di mio marito e poi dei miei figli e quindi posso dire di essere una donna fortunata».
I dirigenti della Granarolo la definiscono una dirigente molto competente, ma questo status di manager le viene riconosciuto nella comunità gioiese di poco meno di 30 mila anime?
«Direi di sì, ma comunque faccio pochissima vita sociale».
Lei spesso per lavoro si interfaccia con i suoi colleghi che dirigono gli altri stabilimenti del gruppo. Ci sono differenze tra Nord e Sud nell’approccio al lavoro, nelle relazioni aziendali?
«Faccio fatica a dare una risposta perché io ho sempre lavorato in Puglia, mai al Nord. La
Granarolo ha acquisito nel 1998 Perla, quando alcune lavorazioni cominciavano ad avere una bassa marginalità di guadagno a causa della crescente concorrenza. Nell’azienda attuale, che è una cooperativa controllata da 700 allevatori, di cui 150 sono pugliesi, il Sud ha un ruolo centrale tanto è vero che un anno fa è stato deciso di investire nell’impianto di Gioia del Colle per produrre “G plus”, un latte di prossimità che ci viene conferito dalla cooperativa Granlatte, un prodotto senza lattosio e anche con il 30% in meno di zucchero, una novità rispetto a simili tipi di latte. Inoltre posso aggiungere che noi meridionali nelle novità ci buttiamo di slancio e che i dirigenti di Granarolo condividono ciò che faccio in Puglia. Per il resto non ci sono differenze tra Nord e Sud, parliamo la stessa lingua, abbiamo lo stesso approccio con le persone e con il lavoro».
Il latte a lunga conservazione prodotto a Gioia del Colle è esportato?
«Ovviamente quello fresco resta in Italia, quello a lunga conservazione arriva fino in Cina e in Corea. La campagna di internazionalizzazione è iniziata nel 2011, con un fatturato da export di circa il 4%; sette anni dopo, cioè oggi, siamo al 34%. Ma è importante sapere che i prodotti caseari, che sfornano gli altri impianti, sono concorrenziali persino in Francia, Paese che con l’italia in questo settore è all’avanguardia nel mondo. Ebbene siamo primi per la ricotta e i formaggi duri oltre che per la mozzarella di bufala; e siamo secondi per la mozzarella di latte vaccino e per il mascarpone. Decisamente una bella soddisfazione».