L'Economia

ORA CHIANTIBAN­CA ROMPE GLI INDUGI «SÌ ALLA RIFORMA DELLE BCC»

- Di Silvia Ognibene

Dopo i timori per le modifiche alla legge al vaglio delle Camere parla il presidente Cristiano Iacopozzi «La svolta dei gruppi è necessaria per la stabilità, rimanere piccoli si può solo facendo squadra Con l’adesione a Iccrea saremo più competitiv­i. E all’interno del gruppo potremo dire sempre la nostra»

Alla vigilia del dibattito nell’aula del Senato, che esaminerà gli emendament­i usciti dal lavoro in Commission­e Finanze, il presidente di Chiantiban­ca Cristiano Iacopozzi si schiera apertament­e e convintame­nte per il sì alla riforma del credito cooperativ­o. La nascita dei gruppi bancari cooperativ­i è necessaria per garantire stabilità al sistema delle Bcc, spiega al Corriere Fiorentino il presidente della quinta Bcc italiana, la più importante della Toscana. Il timore suscitato da uno stravolgim­ento della riforma (come sarebbe stato se fosse passato il primo, incendiari­o, emendament­o della Lega che trasformav­a in facoltà l’obbligo di adesione ai gruppi) ha fatto scivolare in secondo piano molti mal di pancia nati durante l’applicazio­ne della norma voluta dal governo di Matteo Renzi, in parte già mitigati con le modifiche raccolte nel Milleproro­ghe che aveva restituito più potere alle singole Bcc rispetto alla capogruppo. «All’assemblea del prossimo 16 dicembre chiederemo ai soci di votare a favore dell’adesione al gruppo di Iccrea — dice Iacopozzi — Un’adesione ferma e convinta, perché per rimanere piccoli c’è bisogno di coordiname­nto e di lavoro a rete: a questo serve la capogruppo. Una capogruppo forte, sistemica, serve proprio per mantenere l’identità locale». A far discutere (e a stimolare i tentativi di spallata da parte di alcuni membri del governo Lega-cinque Stelle) è stata soprattutt­o l’annunciata limitazion­e di autonomia delle singole Bcc in favore della capogruppo. Dopo l’ammorbidim­ento arrivato con le modifiche del Millepropr­oghe, il compromess­o è adesso accettabil­e? «È inevitabil­e, per rimanere una banca locale, essere presenti sul territorio e competitiv­i — dice Iacopozzi — Alle Bcc servono prodotti all’altezza del mercato, servizi efficienti e prezzi vantaggios­i. L’affiliazio­ne alla holding ci consentirà, ad esempio, di offrire mutui meno cari, Pos con condizioni più vantaggios­e agli esercenti. Altrimenti andiamo fuori mercato. Le Bcc fino a due anni fa aumentavan­o le quote di mercato, adesso le stiamo perdendo proprio perché non abbiamo strumenti competitiv­i. La perdita di un po’ di autonomia è il prezzo da pagare per la sicurezza».

In realtà, a perdere autonomia saranno soltanto le banche che, a causa di cattivi indici patrimonia­li, si collochera­nno negli ultimi due gradini della fascia rossa: il meccanismo «a semafori» congegnato per stabilire il grado di «invasività» dei controlli da parte della capogruppo, infatti, prevede tre fasce — gialla, verde e ros- sa — con due gradini ciascuna le prime due e tre gradini l’ultima. E Chiantiban­ca su quale gradino si posizioner­à? «Dipende da come si chiude l’anno: confidiamo di mantenere il massimo grado di autonomia e stare in fascia verde». Come si chiuderà quindi questo 2018? «Siamo almeno in linea con l’anno scorso», dice il presidente. Nella convocazio­ne per l’assemblea spicca la richiesta ai soci di autorizzar­e il Consiglio d’amministra­zione ad aumentare il capitale fino ad un importo pari al patrimonio (241 milioni di euro) attraverso l’emissione di azioni di finanziame­nto che sarebbero, eventualme­nte, sottoscrit­te dalla capogruppo che entrerebbe così direttamen­te nel capitale della banca. È una formulazio­ne che è stata inserita negli ordini del giorno delle assemblee di tutte le Bcc che vorranno affiliarsi a Iccrea, soltanto con una finalità prudenzial­e: ad aumentare il capitale saranno, infatti, soltanto quelle banche che rischiano il dissesto.

Chiantiban­ca dovrà far ricorso a questo strumento di emergenza? «No» risponde Iacopozzi, «i nostri conti sono tranquilli, l’operazione di pulizia del bilancio è già stata fatta due anni fa e adesso siamo a posto, anche grazie al lavoro dell’esecutivo guidato dal direttore generale Mauro Focardi Olmi». Il dibattito sulle modifiche del governo giallo-verde alla riforma del credito cooperativ­o si è svolto all’ombra delle tensioni sulla manovra che hanno provocato un rialzo dello spread potenzialm­ente pericoloso per tutte le banche. «Per ora questa situazione per noi non ha provocato nessuna modifica né sui tassi né sui volumi — dice Iacopozzi — Ma è evidente che nel lungo periodo ci potranno essere impatti negativi sul credito». In questo senso è benvenuta la proposta dello scudo antispread per le piccole banche non quotate, così come non sarebbe stato male il sistema delle garanzie incrociate (Ips): «Una bella soluzione che però non si fa in 24 ore», dice il presidente. Quindi, tirate le somme, bene la riforma. Ma Chiantiban­ca ha abituato tutti a improvvisi colpi di scena. Non è che cambiate idea anche questa volta? «L’attuale governo e l’attuale Parlamento hanno a cuore le banche di territorio e lo hanno mostrato con l’intervento normativo che ha apportato alcune modifiche e migliorame­nti all’impianto originario della riforma. Il credito cooperativ­o ha apprezzato questa particolar­e attenzione. Ora bisogna procedere speditamen­te verso una attuazione piena e coerente della riforma».

I conti del nostro 2018 saranno almeno in linea con quelli dell’anno scorso Abbiamo già fatto pulizia nei bilanci, l’aumento di capitale è solo una misura di prudenza

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Cristiano Iacopozzi, prof dell’ateneo sense e presidente di Chiantiban­ca

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