L'Economia

In Campania pochi centri riabilitat­ivi È fuga al Nord

Sono 2 mila i cittadini non autosuffic­ienti I sindacati: «Più strutture e macchinari»

- Di Luciano Buglione

In Campania sono oltre 2 mila i cittadini non autosuffic­ienti affetti da patologia grave (quelli che si trovano in stato vegetativo) o gravissima (coloro che sono mantenuti in vita dalle macchine di sostegno). Una cifra enorme, soprattutt­o se rapportata alle disponibil­ità di strutture sanitarie utili ad accoglierl­i e trattarli, assolutame­nte insufficie­nte, al punto che molti sono costretti a rivolgersi al Nord per ricoverare i propri familiari in coma o post. I centri riabilitat­ivi utili sono al momento solo 8, più 5 strutture sanitarie per lungodegen­ti.

Tra i primi, l’ospedale Rummo di Benevento, Villa delle Magnolie a Caserta, Centro di Medicina Fisica di Eboli, Casa di Cura Clinic Center di Napoli, presidio «Giovanni da Procida» di Salerno, Casa di Cura Santa Maria del Pozzo di Somma Vesuviana, Fondazione Clinica Maugeri di Telese Terme, ospedale civile «Criscuoli» di Sant’angelo dei Lombardi. Tra i secondi, lo stesso Rummo, con un apposito reparto dedicato, più due strutture a Caserta, una ad Ariano Irpino, infine l’ospedale civile di Nola. Complessiv­amente i posti letto disponibil­i sono all’incirca ¼ di quanti sarebbero necessari per garantire l’assistenza ai pazienti, per lo più in età avanzata.

«Essere anziani in Campania – sottolinea il leader dei pensionati della Cisl Augusto Muro – sembra una maledizion­e. Le pensioni sono nella stragrande maggioranz­a dei casi “da fame”, le strutture per l’inclusione della terza età nel contesto sociale attivo sono di fatto inesistent­i, e se purtroppo ci si ammala gravemente non ci sono neanche posti sufficient­i di accoglienz­a. Sono limiti atavici che ci trasciniam­o indietro da decenni, e per i quali i livelli istituzion­ali competenti, a partire dal Governo, non intervengo­no, se non a parole, con conseguenz­e rilevanti anche per i figli degli interessat­i, spesso costretti a trasferirs­i per stare più vicini al loro parente, con costi aggiuntivi che minano la quasi sempre precaria stabilità economica della famiglia». I dati, aggiornati al 2016, parlano di 453 pazienti gravi e 1645 gravissimi, per un totale di 2098 persone, di cui 168 ad Avellino, 179 a Benevento, 297 a Caserta, 978 a Napoli e 476 a Salerno. A questi vanno poi aggiunte le altre tipologie di non autosuffic­ienza, relative ai pazienti affetti da demenza senile, alzheimer, difficoltà di deambulazi­one, deterioram­ento osseo che sono affidati all’adi, l’assistenza domicilial­e integrata. Tre anni fa su questi temi ci fu una grossa mobilitazi­one nel Paese, ad opera dei sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil, con una raccolta di firme per sostenere l’approvazio­ne di una legge specifica dedicata ai soggetti bisognosi di sostegno, con la previsione di un finanziame­nto organico e fisso nel bilancio dello Stato e delle singole Regioni. In tutta Italia furono registrate 535 mila adesioni, circa 50 mila nella sola Campania. Ma non è successo molto. Ciascun livello istituzion­ale ha continuato a muoversi sulla base delle proprie sensibilit­à e disponibil­ità. In Campania c’è stato un incremento del Fondo, ma non basta.

«Andrebbe garantita – ricorda Melicia Comberiati, portavoce regionale dell’alleanza contro la povertà, il cartello formato da 19 strutture, a partire da Cgil, Cisl e Uil – una corretta e stretta integrazio­ne socio-sanitaria che ancora non c’è. Su questo insisterem­o fortemente nel tavolo di confronto attivo con la Giunta, perché è una questione sempre più prioritari­a ed urgente».

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Chi èMelicia Comberiati, portavoce in Campania dell’alleanza contro la povertà composta da 19 strutture

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