Soltanto una partita di giro
Anche ammettendo riuscisse a cedere la metà di questo stock non raggiungerebbe il 2% del debito da abbattere, oppure finanzierebbe il reddito di cittadinanza e la controriforma pensionistica per un solo anno. Per raggiungere risultati apprezzabili dovrebbe quindi rivolgersi agli enti decentrati, cioè soprattutto Comuni e Regioni, che hanno il grosso del patrimonio immobiliare. Il fatto è che le amministrazioni locali detengono meno del 6% dello stock di debito che è quasi tutto concentrato al centro. Quindi il Tesoro dovrebbe, per esempio, chiedere (indurre, ordinare?) al Comune di Firenze di mettere in vendita una quota del suo patrimonio immobiliare da destinare alla riduzione del debito, non suo perché quasi irrisorio, ma dello stesso ministero. Con molta probabilità potrebbe entrare in azione la Cassa Depositi e Prestiti che acquisterebbe la quota di Firenze per poi, col tempo, collocare gli immobili fiorentini sul mercato. Il ricavo della vendita a Cdp andrebbe al ministero, per rimborsare i titoli pubblici in scadenza. Perché l’operazione non assumesse il carattere di uno scippo, il ministero dovrebbe restituire a Firenze il valore dei suoi immobili ceduti per la patria, aumentando così il deficit e quindi il debito. Alla fine il tutto si tradurrebbe in una complicata partita di giro. L’esito cambia se invece di Firenze si tratta di un Comune indebitato o fortemente sussidiato dallo Stato centrale, dato che in questo caso il Comune potrebbe essere obbligato ad abbattere il suo debito o vedrebbe ridursi i trasferimenti statali.