Da Basilea a Lugano, l’arte si scopre più democratica
Gallerie emergenti e opere di carta, i casi Art Basel e Wopart
Da sempre, nell’arte, giugno è sinonimo di «Art Basel». Il colosso fieristico torna a Basilea dal 13 al 16 giugno, attirando il Gotha dei collezionisti. Quasi 300 gallerie offrono lavori di quattromila artisti.
Il giro d’affari mondiale del mercato dell’arte è florido: nel 2018 si è attestato a 67,4 miliardi di dollari, con il settore delle fiere in continua crescita (16,5 miliardi, +6% sul 2017). Dal 2010 ad oggi le vendite sono salite del 46%. Il problema è l’inaccessibilità per le gallerie più piccole, causa i costi di partecipazione.
Questa edizione di Art Basel, però, agevola le gallerie minori con un nuovo tariffario (8% in meno rispetto a prima), mentre le più affermate pagano il 9% in più. L’intento è rendere più facile l’accesso ai mercanti con minor potere finanziario. Ma anche soddisfare la platea, in forte crescita, del mercato medio. Democratizzazione dell’arte dunque? Se Art Basel riparte
dall’apertura alle gallerie emergenti, c’è un’altra fiera, sempre in Svizzera, che punta sullo stesso concetto. A Lugano è in preparazione la IV edizione di «Wopart» (19-22 settembre), rassegna prevalentemente dedicata alle opere su carta. Il supporto cartaceo è di per sé democratico per via dei valori più accessibili rispetto alle opere realizzate su supporti tradizionali. I works on paper sono coltissimi e soddisfano il palato sia di big spender che di collezionisti neofiti. Uno dei claim di Wopart 2019 è un «Mao» di Warhol con la scritta «The Democracy of Paper». Insomma, dai super giganti dell’arte alle piccole fiere emergenti, dalle top gallery internazionali agli spazi sperimentali di ricerca, l’ultima tendenza nell’arte è quella di allargare la platea del business e di conseguenza della cultura. Non male.