Valmora, per crescere ci vuole l’acqua
Un’espansione territoriale in tutta Italia è la sfida del gruppo Pontevecchio, noto per il marchio Valmora La famiglia Damilano produce anche Barolo dal 1890, ma con la minerale vuole arrivare a un miliardo di bottiglie L’obiettivo sostenibile senza rinunciare alla qualità è una bottiglia che sia fatta fino al 50% di materiale riciclato Milioni Il numero di bottiglie di acqua minerale previste dal gruppo nel 2019 Mila Il numero di bottiglie prodotte dalla cantina, due terzi sono di Barolo docg A Torino i Damilano investono per far tornare in auge alcuni simboli dell’identità cittadina, in particolare il Bar Zucca
L’obiettivo è quello di espandersi a livello nazionale. La strategia: entrare in nuovi territori seguendo idealmente il percorso del Giro d’italia. Come illustra Paolo Damilano, amministratore delegato del Gruppo Pontevecchio Acque minerali: «Al momento siamo leader in Piemonte, Valle d’aosta e Liguria. E siamo presenti nelle regioni del Centro Italia, Toscana ed Emilia Romagna ma ci spingiamo fino al Lazio, con l’obiettivo di sviluppare e allargare ulteriormente la nostra distribuzione. Abbiamo scelto questa manifestazione sportiva perché coinvolge tutta l’italia, a livello nazionale e in maniera estremamente radicata.
Coinvolge il nostro cliente modello: attento al benessere ma nello stesso tempo alla cultura delle tradizioni italiane», spiega Damilano. Il Gruppo Pontevecchio è una realtà radicata da oltre 50 anni nel torinese — guidata da Mario e Paolo Damilano rispettivamente presidente e amministratore delegato — è presente sul mercato con i marchi Alpi Cozie, Fonte delle Alpi, Martina, Monviso, Mugniva, Sparea (etichetta dedicata al mondo dell’horeca) e Valmora, il marchio principale del gruppo che verrà legato per i prossimi tre anni alla sponsorizzazione del Giro d’italia. I numeri dell’azienda sono in crescita: dagli oltre 500 milioni di bottiglie del 2017, viste le esponenziali crescite degli ultimi anni, l’obiettivo è di raggiungere a breve il miliardo di bottiglie.
L’ambiente
E soprattutto nel rispetto della sostenibilità, a partire dalla bottiglia in Pet: «Abbiamo valutato la possibilità di utilizzare plastica compostabile, ma non risponde ai nostri requisiti di sicurezza e qualità — puntualizza l’amministratore delegato —. Il nostro obiettivo è quello di arrivare a produrre una bottiglia che sia fatta fino al 50% di materiale riciclato». Garantire la qualità del prodotto in ogni fase del processo di imbottigliamento, fino alla distribuzione, è il primo obiettivo del gruppo. Come ricorda lo stesso Damilano, in Italia la sensibilità dei consumatori sta crescendo. Acqua minerale in primis. «Possiamo fare a meno dell’acqua minerale? No — riassume Damilano — il vantaggio di un’acqua minerale in bottiglia rispetto a quella del rubinetto è il lungo lavoro di controllo e la conseguente certificazione di qualità». Le acque minerali del gruppo sono minimamente mineralizzate e sono caratterizzate da un basso residuo fisso. Tra tutte le fonti in Italia solo il 6% ha queste qualità. «Portiamo le sorgenti alpine sulle tavole degli italiani», riassume Damilano. Sono caratteristiche che bisogna saper comunicare per diventare competitivi sul mercato. «Per l’acqua funziona esattamente come per il vino: bisogna saper informare il consumatore, essere in grado di descrivere le caratteristiche del proprio territorio da cui deriva un prodotto di grande qualità», spiega Damilano.
L’uva
L’amministratore delegato parla di vino a buon diritto: la famiglia Damilano infatti è proprietaria dell’omonima cantina, nata nel 1890 quando il bisnonno degli attuali proprietari Paolo, Mario e dal cugino Guido, iniziò a coltivare e vinificare le uve di proprietà. Dopo quattro generazioni, la cantina ora si è affermata nel panorama vitivinicolo in particolare per la produzione del Barolo, oltre 400 mila bottiglie di vino, di cui circa 2/3 sono Barolo docg.
Ma la produzione dei vigneti di famiglia comprende anche Nebbiolo, Barbera, Dolcetto e Arneis. La famiglia Damilano è da sempre strettamente legata al proprio territorio, ed ha il suo quartier generale nel capoluogo piemontese.
Impegni
Ed è proprio a Torino che i Damilano hanno deciso di investire per far tornare in auge alcuni simboli dell’identità torinese, in particolare il Bar Zucca, dagli anni 20 punto di ritrovo dei cittadini, riaperto (in via Gramsci) nel 2013 dopo la chiusura della sede storica di via Roma. Lo stretto legame con il territorio è confermato anche dalla recente nomina di Paolo Damilano, che dal 2013 è anche presidente della Film Commission Torino Piemonte, a presidente della Barolo & Castels Foundation, associazione nata nel 2011 con l’obiettivo di gestire il sistema dei castelli che si sviluppa attorno al Museo del Vino di Barolo e che si occupa della conservazione, manutenzione, gestione e valorizzazione di castelli e dimore storiche del territorio delle Langhe.