L'Economia

Le 0tto riforme sul lavoro (fatte male)

- Di Daniele Manca

L’Europa chiede riforme per i Paesi che stanno man mano perdendo competitiv­ità, rallentand­o la corsa dell’unione. Il nostro è tra questi. Ma chiedere cambiament­i senza specificar­ne la direzione è un errore. Un conto è andare verso la semplifica­zione della vita delle famiglie e delle imprese, o verso la costruzion­e di un equilibrio che preveda la giusta salvaguard­ia dei diritti, e che contempli anche i doveri dei cittadini. Un altro è agevolare categorie già protette, evitare la concorrenz­a, favorire attraverso una pesante burocrazia la corruzione. Ogni riforma non dovrebbe portare a un accumulo di norme. L’italia da questo punto di vista non è un buon esempio. A prendersi la briga di conteggiar­e il numero delle riforme varate negli ultimi venti anni in Italia, è stato Innocenzo Cipolletta in un’intervista a Dario Di Vico (Corriere della Sera dell’11 giugno scorso). Il presidente di Assonime (l’associazio­ne che raccoglie le società per azioni) , ha elencato «le 12 riforme della giustizia per le imprese, le 7 dell’ordinament­o delle crisi d’impresa, le 7 del mercato del lavoro, le 5 del sistema pensionist­ico, le 9 della tassazione di impresa e almeno 8 della pubblica amministra­zione». Ma quale investitor­e estero vorrebbe mettere i propri soldi in un Paese dalla così irrequieta mania legislativ­a? Da ogni parte d’italia si guarda a Milano come modello di buona amministra­zione. E non è un caso se il 30% degli investimen­ti stranieri sia concentrat­o nel capoluogo lombardo. E nel campo immobiliar­e si arriva addirittur­a al 48%. Il sindaco Beppe Sala, e questo va a suo onore, sottolinea in ogni occasione che il merito è sì della sua amministra­zione, ma anche di quelle che l’hanno preceduta, di qualsiasi colore politico siano state. Il che significa condivisio­ne di principi di base, esame di ciò che è stato fatto nel passato per fare meglio e non per smontare solo a fini propagandi­stici i progetti precedenti. Che sembra, invece, la cifra amministra­tiva dell’attuale governo nazionale.

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