L'Economia

BARRA& CO, LE MANAGER PIÙ PAGATE MA GLI UOMINI VINCONO SEI A UNO

- Di Maria Teresa Cometto

È il numero di stipendi della ceo di Gm (21,9 milioni) che servono per fare la retribuzio­ne di Zaslav (Discovery), primo in classifica. In media le poche ceo di Wall Street prendono quasi 13 milioni, uno e mezzo più dei maschi

Le poche donne che ce la fanno a rompere il soffitto di vetro e arrivare al top delle grandi aziende americane sono così brave che guadagnano più della media degli amministra­tori delegati maschi. Lo rivela l’ultima ricerca annuale sui compensi dei ceo delle maggiori imprese quotate a Wall Street, quelle comprese nell’indice azionario S&P500. Nel 2018 la paga — salario più bonus, stock option e altri benefit — mediana di una ceo donna è stata di 12,7 milioni di dollari, un milione e mezzo più di quella degli uomini. Le donne ceo hanno anche avuto un aumento superiore: 680 mila dollari più del 2017 contro un aumento di 540 mila per gli uomini. Le ceo più pagata è Mary Barra della General Motors con un pacchetto di 21,9 milioni di dollari, invariato rispetto all’anno prima. Dietro di lei, al secondo posto fra le donne ceo, c’è Marillyn Hewson della Lockheed Martin con 21,5 millioni, aumentati del 7%. E al terzo posto c’è Phebe Novakovic, ceo di General Dynamics, che ha guadagnato 20,7 milioni.

È interessan­te notare che queste tre donne super manager sono a capo di aziende in settori tutt’altro che femminili: il settore automobili­stico per Barra, laureata in Ingegneria elettrica e con un Mba (Master in business administra­tion) a Stanford; quello dell’aerospazio e della difesa sia per Hewson, laureata in Business e con master in Economia, sia per Novakovic, anche lei con un Mba alla Wharton school.

Insomma sono toste e abituate a trattare in ambienti «macho». Eppure nessuna di loro è entrata nella classifica dei 20 ceo americani più pagati. Il numero uno, David Zaslav di Discovery (gruppo di reti televisive) ha guadagnato quasi sei volte tanto Barra, che figura solo al trentesimo posto.

Inoltre sono solo 19 le donne con la carica di amministra­tore delegato fra le 340 aziende analizzate da Equilar per Associated press: il campione comprende le società che hanno avuto lo stesso ceo per almeno due anni e che hanno pubblicato i documenti informativ­i per le assemblee annuali degli azionisti entro lo scorso aprile.

«La rarità di queste donne significa che sono davvero eccezional­i — ha commentato Alison Cook, professore­ssa di management alla Utah state university che fa ricerca sul genere e la diversità nei posti di lavoro —. Non che alcuni degli uomini ceo non siano anche loro eccezional­i... Ma queste donne hanno dovuto essere incredibil­i per arrivare così lontano».

Le storie

Barra ha 57 anni ed è diventata ceo di Gm dal gennaio 2014 dopo aver fatto tutta la carriera nella casa automobili­stica di Detroit. Figlia d’arte — il padre ha lavorato per 40 anni in una fabbrica di auto Pontiac (gruppo Gm) — Barra aveva iniziato a 18 anni dalla gavetta, ispezionan­do paraurti e cofani, per pagarsi la retta universita­ria. Poi ha scalato la gerarchia come ingegnere fino al record di essere la prima donna a capo di un produttore di automobili.

Hewson ha 65 anni e da quando, nel 2013, è diventata ceo di Lockheed, il valore in Borsa del colosso aerospazia­le è più che raddoppiat­o. Lei aveva cominciato a lavorarci nel 1983. Nello stesso 2013 è diventata ceo di General Dynamics Novakovic, ma di lei si sa poco, forse anche perché prima di entrare nel 2001 in questa azienda aveva lavorato per la Cia, l’agenzia americana di intelligen­ce, un bel pedigree per dirigere uno dei maggiori gruppi al mondo nel settore della difesa.

I motivi che frenano la scalata delle donne ai vertici sono numerosi, spiegano a Catalyst, un’organizzaz­ione americana focalizzat­a sulle donne in carriera: dai pregiudizi inconsci al fatto che gli uomini manager tendono ad assumere e promuovere persone uguali a loro. Importante per far

Le altre due iper retribuite sono Marillyn Hewson della Lockheed Martin e Phebe Novakovic, ceo di General Dynamics Ma le cose migliorano: l’ultima lista di Fortune delle 500 grandi società conta 33 donne ceo, il numero più alto mai registrato

carriera è avere un mentore in azienda e spesso le donne non ne usufruisco­no. E una conseguenz­a non voluta del movimento #Metoo è che i manager maschi sono oggi più riluttanti a fare da mentori alle donne, specie se giovani, per paura di essere accusati, prima o poi, di molestie sessuali

Ma se 19 donne ceo vi sembran poche, la ceo di Catalyst Lorraine Hariton ricorda che la situazione è in lento migliorame­nto. L’ultima lista di Fortune delle 500 più grandi società, per esempio, comprende 33 donne ceo, il numero più alto mai registrato; e di queste 33, ben 12 sono state promosse ceo negli ultimi 12 mesi. «È una tendenza graduale nella giusta direzione, ma molto più lenta di quello che ci piacerebbe vedere», commenta Hariton. Secondo la quale a spingere in questa direzione sono anche i consumator­i, che sempre più si aspettano dalle aziende e dai ceo un’azione positiva sui temi ambientali e sociali, compresa la diversità di genere. Avere al top o almeno nei consigli d’amministra­zione anche le donne «non solo è la cosa giusta da fare — aggiunge Hariton — ma è anche necessario per restare competitiv­i».

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Mary Barra, 57, ceo di General Motors dal 2014

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