SMARTPHONE HUAWEI GUIDA PER TENERLI ACCESI
Avete un cellulare messo all’indice da Trump? Niente paura, Google non può spegnerlo Volete comperarne uno nuovo? Più complicato. Ma potrà essere 60 volte più veloce
Potrà esserci un accordo Cinausa? Forse sì, ma per ora l’annuncio dell’amministrazione Trump, che impone la sospensione dei rapporti commerciali tra Huawei e gli Stati Uniti, allarma i consumatori. Che cosa accadrà a chi possiede o intende di acquistare uno smartphone del colosso cinese? «Non si sono mai viste tante richieste di valutazione per la vendita di cellulari Huawei come in questi giorni», ha twittato Ivan Pantalena, titolare della catena italiana Cellulariusati.net. I timori sono diversi: di non poter più usare il proprio smartphone; di perdere i soldi spesi; che non valga la pena di acquistare un dispositivo Huawei. Perlopiù infondati. Dopo l’annuncio da parte di Google dell’interruzione dei rapporti con Huawei (seguita poi da Intel e altri), la sospensione è stata posticipata al prossimo 19 agosto, con l’auspicio di trovare una soluzione diplomatica tra Usa e Cina. Ma anche se questo non accadesse, la situazione per i consumatori non dovrebbe destare particolari preoccupazioni. Ecco perché.
La licenza
Primo: gli smartphone dell’azienda cinese venduti finora hanno una legittima licenza Android che non può essere revocata, perché la sospensione dei servizi di Google non può essere retroattiva. Questo significa che Huawei continuerà a supportare i propri telefoni com’è stato sino a oggi, rilasciando aggiornamenti e migliorie al sistema operativo e alla sicurezza dello smartphone anche nel fudel turo. Lo stesso accadrà per le indispensabili applicazioni di terze parti, come Whatsapp, Facebook e Twitter, destinate a rimanere parte integrante del corredo e regolarmente aggiornate. Google sarà poi obbligata a mantenere in funzione i servizi online come il Cloud e lo store Google Play.
E se non si troverà una soluzione, o se Huawei non vincesse la causa intentata al governo Usa denunciando la potenziale incostituzionalità dei provvedimenti presi? In questo caso, qualche problema potrebbero averlo i modelli che il gruppo cinese deve ancora immettere sul mercato. Come il Mate 30 Pro e il Mate X, a cui Google ha negato, al momento in cui scriviamo, la possibilità di installare la prossima versione suo sistema operativo, Android Q. Un problema che spingerebbe Huawei al piano B: rendersi indipendente, dotando i suoi prossimi smartphone di un sistema operativo proprietario. La potenza di Huawei, che a Shenzen ha costruito un campus grande come una città, non è da sottovalutare.
C’è chi teme di perdere i soldi spesi, ma Ark Os, il «motore» che il gruppo cinese sta testando, sarà compatibile con le app di Android
Il sistema Arca
Dopo la chiusura di Blackberry e l’abbandono di Windows, il mercato della telefonia mobile si è ridotto a un duopolio, con Google ed Apple uniche protagoniste con Android e ios. Da tempo si parlava della necessità di un terzo polo che aprisse il mercato. In pochi erano al corrente che Huawei stesse lavorando già da sette anni a un nuovo sistema operativo che in Cina si chiama Hongmeng e che nel resto del mondo dovremmo presto conoscere come Ark OS.
Secondo i primi annunci, l’«arca» di Huawei, da questo mese in fase di test, sarà 60 volte più veloce dell’attuale Android, pur rimanendo compatibile con tutte le sue applicazioni, che non dovranno più essere scaricate da Google Play ma da un servizio alternativo già esistente, Aptoid.
Niente panico, quindi, per gli apparecchi Huawei e Honor. E neppure per tutti gli altri. Perché un ultimo interrogativo dei consumatori occidentali riguarda il coinvolgimento di altri marchi cinesi. Dubbio infondato, pare, perché c’è solo Huawei nel mirino di Trump.