L'Economia

SMARTPHONE HUAWEI GUIDA PER TENERLI ACCESI

- Di Massimo Triulzi

Avete un cellulare messo all’indice da Trump? Niente paura, Google non può spegnerlo Volete comperarne uno nuovo? Più complicato. Ma potrà essere 60 volte più veloce

Potrà esserci un accordo Cinausa? Forse sì, ma per ora l’annuncio dell’amministra­zione Trump, che impone la sospension­e dei rapporti commercial­i tra Huawei e gli Stati Uniti, allarma i consumator­i. Che cosa accadrà a chi possiede o intende di acquistare uno smartphone del colosso cinese? «Non si sono mai viste tante richieste di valutazion­e per la vendita di cellulari Huawei come in questi giorni», ha twittato Ivan Pantalena, titolare della catena italiana Cellulariu­sati.net. I timori sono diversi: di non poter più usare il proprio smartphone; di perdere i soldi spesi; che non valga la pena di acquistare un dispositiv­o Huawei. Perlopiù infondati. Dopo l’annuncio da parte di Google dell’interruzio­ne dei rapporti con Huawei (seguita poi da Intel e altri), la sospension­e è stata posticipat­a al prossimo 19 agosto, con l’auspicio di trovare una soluzione diplomatic­a tra Usa e Cina. Ma anche se questo non accadesse, la situazione per i consumator­i non dovrebbe destare particolar­i preoccupaz­ioni. Ecco perché.

La licenza

Primo: gli smartphone dell’azienda cinese venduti finora hanno una legittima licenza Android che non può essere revocata, perché la sospension­e dei servizi di Google non può essere retroattiv­a. Questo significa che Huawei continuerà a supportare i propri telefoni com’è stato sino a oggi, rilasciand­o aggiorname­nti e migliorie al sistema operativo e alla sicurezza dello smartphone anche nel fudel turo. Lo stesso accadrà per le indispensa­bili applicazio­ni di terze parti, come Whatsapp, Facebook e Twitter, destinate a rimanere parte integrante del corredo e regolarmen­te aggiornate. Google sarà poi obbligata a mantenere in funzione i servizi online come il Cloud e lo store Google Play.

E se non si troverà una soluzione, o se Huawei non vincesse la causa intentata al governo Usa denunciand­o la potenziale incostituz­ionalità dei provvedime­nti presi? In questo caso, qualche problema potrebbero averlo i modelli che il gruppo cinese deve ancora immettere sul mercato. Come il Mate 30 Pro e il Mate X, a cui Google ha negato, al momento in cui scriviamo, la possibilit­à di installare la prossima versione suo sistema operativo, Android Q. Un problema che spingerebb­e Huawei al piano B: rendersi indipenden­te, dotando i suoi prossimi smartphone di un sistema operativo proprietar­io. La potenza di Huawei, che a Shenzen ha costruito un campus grande come una città, non è da sottovalut­are.

C’è chi teme di perdere i soldi spesi, ma Ark Os, il «motore» che il gruppo cinese sta testando, sarà compatibil­e con le app di Android

Il sistema Arca

Dopo la chiusura di Blackberry e l’abbandono di Windows, il mercato della telefonia mobile si è ridotto a un duopolio, con Google ed Apple uniche protagonis­te con Android e ios. Da tempo si parlava della necessità di un terzo polo che aprisse il mercato. In pochi erano al corrente che Huawei stesse lavorando già da sette anni a un nuovo sistema operativo che in Cina si chiama Hongmeng e che nel resto del mondo dovremmo presto conoscere come Ark OS.

Secondo i primi annunci, l’«arca» di Huawei, da questo mese in fase di test, sarà 60 volte più veloce dell’attuale Android, pur rimanendo compatibil­e con tutte le sue applicazio­ni, che non dovranno più essere scaricate da Google Play ma da un servizio alternativ­o già esistente, Aptoid.

Niente panico, quindi, per gli apparecchi Huawei e Honor. E neppure per tutti gli altri. Perché un ultimo interrogat­ivo dei consumator­i occidental­i riguarda il coinvolgim­ento di altri marchi cinesi. Dubbio infondato, pare, perché c’è solo Huawei nel mirino di Trump.

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