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Oltre agli utilizzi possibili nell’automotive, nel settore della robotica o nel comparto aerospaziale.
Gli investimenti
Crescere in Cina però richiederà ulteriori investimenti. Seco punta a raddoppiare la superficie dello stabilimento produttivo di Fannal e di passare dai 62 dipendenti attuali ai 100 entro fine anno.
«Stiamo ricevendo migliaia di curriculum per cui la selezione sarà complessa», spiega Mauri, «dobbiamo trovare tecnici con competenze verticali, e in Cina non mancano, ma anche persone dalla mentalità aperta e disposte a formarsi in Italia». Una delle sfide più grandi sarà infatti l’integrazione culturale tra le due realtà. «Intendiamo mantenere i due brand distinti a livello commerciale ma nel quotidiano è importante lavorare come un unicum. Ecco perché un nostro manager è stato nominato vice residente di Fannal e un ragazzo di origini cinesi, che ha studiato in Italia, è diventato responsabile per l’integrazione culturale». Seco scommetterà quindi sulla formazione. «Partiremo con dei corsi di inglese massivi per tutte le prime e le seconde linee. E l’anno prossimo abbiamo in cantiere un programma di scambi per alcuni dipendenti, 6 mesi in Cina e 6 in Italia. Per creare valore dal confronto», conclude Mauri.