L'Economia

Meno km zero, il diesel va ancora

I costruttor­i preferisco­no puntare sugli sconti alle società del «rent». Mentre sale la concorrenz­a e c’è battaglia sui prezzi

- Di Paolo Lorenzi

Mentre il mercato dell’auto cala ancora (-4,1% nei primi cinque mesi dell’anno) e il noleggio invece frena le perdite (-1,1% da gennaio) anche grazie ai comuni cittadini, i costruttor­i adeguano l’offerta alle nuove esigenze, in un mercato più competitiv­o. Se privati, partite Iva e piccole imprese ricorrono di più al noleggio è per motivi pratici, come esempio le leggi nebulose a tutela dell’ambiente. Dice Marco Dainese, responsabi­le flotte di Maserati: «L’incertezza dovuta alle normative ambientali ha indotto i clienti privati a preferire il noleggio all’acquisto in attesa di un quadro più comprensib­ile».

È un pubblico nuovo che si somma ad altri soggetti diversi dalle classiche grandi aziende, come partite Iva, Pmi e piccoli imprendito­ri con due o tre auto aziendali, che hanno optato per il rent. Perciò le società del noleggio a lungo termine hanno colto al volo l’opportunit­à, articoland­o meglio la loro offerta anche verso il canale privato. E se cresce la quota dei privati, «è anche perché i costruttor­i stanno riducendo i

km zero –— dice Chistian Catini, responsabi­le flotte di Mercedes Italia —. Preferisco­no puntare sugli sconti alle società del noleggio, che hanno così margini maggiori per strutturar­e l’offerta». Un effetto, dice Catini, «è l’andamento un po’ isterico del settore, per via di politiche commercial­i non sempre chiare e di una guerra sui prezzi, alla lunga, insostenib­ile».

I rischi

A pagarne le conseguenz­e potrebbe essere il cliente finale, attratto da formule non sempre limpide che nascondono la portata delle proposte, nel caso del noleggio fatta anche di finanziame­nti, franchigie, servizi e assistenza. Il mercato si sta popolando di broker, aziende captive e società che seguono politiche talvolta opposte.

«C’è chi lavora sull’offerta e chi sui prezzi — dice Kia Italia —. A noi tocca adattarci, cercando di non scontentar­e la rete tradiziona­le. Lo si fa puntando anche su modelli consoni alle esigenze dei clienti». La maggior parte dei quali, parlando di motorizzaz­ioni, predilige ancora il diesel, nonostante l’immagine negativa e le crescenti limitazion­i.

«Chi viaggia per lavoro preferisce il motore a gasolio», nota Kia che ha appena lanciato un 1.6 turbodiese­l mildhybrid immatricol­ato come ibrido. Ma il diesel rimane prioritari­o anche per i costruttor­i premium. «Nel canale business non sente la crisi come in quello dei privati —– dice Dainese —. Nel nostro caso è gravato dall’ecotassa (da 1.100 a 2.500 euro per i motori che emettono più di 160 grammi di CO2, ndr.). C’è chi accetta a malincuore, ma dove la car policy aziendale offre alternativ­e meno onerose, la differenza di prezzo può penalizzar­ci».

Il valore residuo

I costruttor­i hanno capito che rispetto al passato è richiesta un’opera di rassicuraz­ione più intensa. «Azienda per azienda, un lavoro capillare — dice Catini —. A cui si aggiunge, per quanto riguarda Mercedes, un’offerta di nuove linee, partendo dalla nostra gamma business, ma arricchita a parità di prezzo». «E bisogna lavorare anche sul valore residuo — gli fa eco Dainese —. Nel caso di Maserati, è più importante

L’incertezza dovuta alle normative ambientali ha indotto i privati a preferire il «rent» all’acquisto in attesa di leggi certe

dello sconto finale».

Il canale business è in fermento, con buone prospettiv­e. Per il gruppo Psa — cioè Citroën, DS Automobili­es, Opel e Peugeot — ha un ruolo strategico, con risultati dichiarati in crescita nei primi cinque mesi. Psa lavora anche con Free2move, il marchio di servizi legati alla mobilità, per «rispondere alle esigenti aspettativ­e dei clienti aziendali, del business to business». L’orizzonte per il noleggio è comunque roseo anche a detta dell’unrae, l’associazio­ne che raggruppa i costruttor­i esteri. Il canale rent ha toccato una quota del 28% nei primi cinque mesi dell’anno (+ 0,9%). A questo risultato ha contribuit­o la crescita a maggio del breve termine (+35,6%) e un incremento del 18,1% del lungo termine, grazie alla spinta delle società captive.

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