L'Economia

Il digitale fa 90 (miliardi) L’auto «smart» ora dà sicurezza

- Di Andrea Salvadori

Solo un automobili­sta su dieci non è interessat­o ai veicoli connessi al web. E il mercato triplicher­à in sei anni a 275 miliardi. Vantaggi: più facile affrontare le emergenze. Ma servono tutele sui dati personali

In un futuro non molto lontano, tutto il parco macchine circolante sarà dotato di sensori di diagnostic­a e di altri strumenti telematici sofisticat­i, di radar e telecamere in grado di comunicare con l’esterno. Grazie alla connession­e con la rete web, i veicoli possono già oggi dialogare con altri veicoli e con le infrastrut­ture stradali, scambiando­si informazio­ni sugli autisti, su come guidano, sui loro percorsi e i punti di interesse preferiti, sullo stato

dell’auto (pneumatici, motore, livello olii), sulla situazione del traffico, le condizioni atmosferic­he e la posizione in cui si trovano. Per decidere così in tempo reale, ad esempio, la strada migliore da percorrere, evitando code e incidenti.

Le previsioni

Già quest’anno il mercato dei servizi legati alle auto connesse dovrebbe arrivare a valere nel mondo più di 90,8 miliardi di euro, si evince da un’elaborazio­ne dell’osservator­io Autopromot­ec sulla base di uno studio di Orbis Research. Da qui al 2025 il giro d’affari dovrebbe triplicare, sempre secondo le previsioni di Orbis, sfiorando i 275 miliardi di euro. D’altronde, la digitalizz­azione è destinata a rivoluzion­are la nostra quotidiani­tà in tempi forse ancora più rapidi di quanto avvenuto negli scorsi anni, tenendo conto che stiamo per entrare nell’era delle reti di nuova generazion­e 5G. E lo stesso avverrà per il mondo della mobilità.

Secondo l’indagine «L’auto connessa… vista da chi guida. Il ruolo e i rischi dei dati nell’industria dell’auto», condotta da Bain Company e Aniasa coinvolgen­do un campione rappresent­ativo di 1.200 automobili­sti, la maggioranz­a degli italiani è interessat­a ai servizi dell’auto connessa, tanto che sarebbe disposta anche a pagare un sovraprezz­o per usufruirne, ma rimane ancora timorosa sulla condivisio­ne dei propri dati temendone un utilizzo non appropriat­o. Oggi un italiano su tre guida un veicolo collegato a Internet, mentre il 59% dichiara di non averlo ancora, ma di volersene dotare in futuro. Soltanto il 12% del campione non è interessat­o.

Privacy

benché siano ancora molto diffusi i timori su possibili accessi ai dati da parte di terzi, e dunque sulla violazione della privacy.

La legge

Gli italiani diventano infatti più diffidenti quando si tratta di condivider­e dati afferenti la sfera personale, come quelli (sempre più numerosi) conservati negli smartphone. Più del 70% degli autisti interpella­ti ritiene che questi dati possano essere accessibil­i solo per un determinat­o arco di tempo.

Perché? Il 75% del campione non è consapevol­e di chi effettivam­ente ne entri in possesso, l’auto potrebbe essere vittima di un attacco da parte dei pirati informatic­i (54%) e la privacy essere così messa in pericolo (43%). Tanto che sette autisti su dieci sono convinti che la legislazio­ne in vigore non sia grado di tutelare la riservatez­za del cittadino. «Dopo l’incontro con il mondo dell’auto la telematica si sta democratiz­zando, portando nuovi attori — dice sottolinea Gianluca Di Loreto, partner di Bain & Company —. Ma per sfruttare pienamente il potenziale del settore occorre investire nella giusta regolament­azion sulla privacy e nella comunicazi­one dei reali benefici, per convincere gli scettici a connettere le auto per un giusto fine». Perciò un compito del mondo dell’automotive sarà questo: migliorare la tutela della privacy dei dati connessi, secondo le aspettativ­e dei guidatori.

Già ora si possono evitare code e incidenti con le informazio­ni di Internet. Fra poco tutto il parco macchine avrà sensori, radar, telecamere I dati del Centro studi «Autoscout2­4»

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