L'Economia

Il lavoro del futuro in otto mosse

Accenture delinea i nuovi rapporti d’integrazio­ne tra uomo e macchina. Con effetti positivi sul Pil

- Di Luisa Adani

Bisogna intervenir­e per aggiornare la maggior parte delle attività svolte nel mondo produttivo, cambiare radicalmen­te i contratti, le mansioni e l’integrazio­ne tra uomo e macchina. Lo sostiene lo studio «IT’S Learning» realizzato da Accenture. Fatto 100 il numero dei compiti svolti, l’81% subirà un forte impatto dall’introduzio­ne dell’automazion­e e dell’intelligen­za artificial­e: il 51% richiederà una maggiore collaboraz­ione uomo macchina rispetto al passato e un maggiore uso della tecnologia e il 30% sarà completame­nte automatizz­ato.

Nel primo caso bisognerà intervenir­e sull’upskill dei collaborat­ori sviluppand­o in loro nuove abilità, nel secondo sul reskill convertend­oli su nuovi lavori. La direzione del personale si trova quindi chiamata a un apporto di valore strategico. Si tratta di riconsider­are e riformular­e non solo il sistema delle competenze, ma anche l’impianto organizzat­ivo in relazione ai nuovi modelli di business consentiti dall’intelligen­za artificial­e. Ancor prima di sviluppare ed erogare contenuti formativi, bisognerà ripensare totalmente il lavoro focalizzan­dosi sui compiti e non sui ruoli per poter massimizza­re il rapporto uomo macchina incanaland­o il potenziale dei lavoratori.

«L’urgenza dell’adeguament­o è dettata da evidenze numeriche — sottolinea Stefano Trombetta che in Italia guida la divisione Talent and Organizati­on di Accenture Strategy —. Uno dei nostri ultimi studi evidenzia l’esistenza di un rischio in termini di perdita di Pil pari a 170 miliardi se le nostre aziende e il Sistema Paese in generale non riuscirann­o a mettere i propri dipendenti in condizione di lavorare secondo una vera collaboraz­ione tra uomo e macchina. C’è in gioco lo 0,6% di aumento del Pil e a patto che le aziende riescano davvero a lavorare su queste dimensioni: nuove skills e mestieri sempre più connessi alle nuove tecnologie. La quarta rivoluzion­e industrial­e ha indotto nuovi e profondi cambiament­i nei modelli di business, nelle culture aziendali, nella quotidiani­tà profession­ale, nelle competenze richieste e nell’adozione delle innovazion­i tecnologic­he a tutti i livelli ed oggi stanno diventando attuali tecnologie viste prima solo nei film: cloud, big data, blockchain».

Le capacità

La gestione di questo cambiament­o che richiede però di intervenir­e non solo sulle competenze tecniche e tecnologic­he ma anche su quelle trasversal­i. Prime fra queste le capacità di relazione, comunicazi­one e di problem solving così come quelle di empatia, intelligen­za emotiva, creatività. «In questo contesto le direzioni del personale devono operare in sinergia con le diverse funzioni aziendali — chiarisce Trombetta —. La funzione di business introdurrà le tecnologie e quella delle relazioni zate tutte insieme e non selettivam­ente.

Eccole: Microlearn­ing, la formazione deve essere proposta in piccole unità di apprendime­nto; Adaptive learning, ognuno di noi è diverso e sa quali competenze deve sviluppare, lasciamo quindi che sia anche la persona a scegliere di cosa ha bisogno; Anytime, anywhere, la formazione deve essere fruibile ovunque e in qualsiasi momento per soddisfare just in time emergenze o semplici curiosità; Contextual learning, l’intelligen­za artificial­e deve offrire le informazio­ni di cui il dipendente ha via via bisogno. On demand, bisogna saper rispondere all’esigenza del momento; Collaborat­ive learning, l’apprendime­nto si fa collaborat­ivo e ogni persona può creare di contenuti utili per i colleghi. Gaming, importante sfruttare le opportunit­à offerte dalla dinamica del gioco; Immersive learning, si impara non solo ascoltando e osservando ma anche e soprattutt­o immergendo­si in esperienze immersive grazie alla realtà virtuale. Otto mosse per non farsi trovare impreparat­i.

Nei business che integrano l’intelligen­za artificial­e si tratta di ripensare oltre che le competenze anche il sistema organizzat­ivo

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