Il lavoro del futuro in otto mosse
Accenture delinea i nuovi rapporti d’integrazione tra uomo e macchina. Con effetti positivi sul Pil
Bisogna intervenire per aggiornare la maggior parte delle attività svolte nel mondo produttivo, cambiare radicalmente i contratti, le mansioni e l’integrazione tra uomo e macchina. Lo sostiene lo studio «IT’S Learning» realizzato da Accenture. Fatto 100 il numero dei compiti svolti, l’81% subirà un forte impatto dall’introduzione dell’automazione e dell’intelligenza artificiale: il 51% richiederà una maggiore collaborazione uomo macchina rispetto al passato e un maggiore uso della tecnologia e il 30% sarà completamente automatizzato.
Nel primo caso bisognerà intervenire sull’upskill dei collaboratori sviluppando in loro nuove abilità, nel secondo sul reskill convertendoli su nuovi lavori. La direzione del personale si trova quindi chiamata a un apporto di valore strategico. Si tratta di riconsiderare e riformulare non solo il sistema delle competenze, ma anche l’impianto organizzativo in relazione ai nuovi modelli di business consentiti dall’intelligenza artificiale. Ancor prima di sviluppare ed erogare contenuti formativi, bisognerà ripensare totalmente il lavoro focalizzandosi sui compiti e non sui ruoli per poter massimizzare il rapporto uomo macchina incanalando il potenziale dei lavoratori.
«L’urgenza dell’adeguamento è dettata da evidenze numeriche — sottolinea Stefano Trombetta che in Italia guida la divisione Talent and Organization di Accenture Strategy —. Uno dei nostri ultimi studi evidenzia l’esistenza di un rischio in termini di perdita di Pil pari a 170 miliardi se le nostre aziende e il Sistema Paese in generale non riusciranno a mettere i propri dipendenti in condizione di lavorare secondo una vera collaborazione tra uomo e macchina. C’è in gioco lo 0,6% di aumento del Pil e a patto che le aziende riescano davvero a lavorare su queste dimensioni: nuove skills e mestieri sempre più connessi alle nuove tecnologie. La quarta rivoluzione industriale ha indotto nuovi e profondi cambiamenti nei modelli di business, nelle culture aziendali, nella quotidianità professionale, nelle competenze richieste e nell’adozione delle innovazioni tecnologiche a tutti i livelli ed oggi stanno diventando attuali tecnologie viste prima solo nei film: cloud, big data, blockchain».
Le capacità
La gestione di questo cambiamento che richiede però di intervenire non solo sulle competenze tecniche e tecnologiche ma anche su quelle trasversali. Prime fra queste le capacità di relazione, comunicazione e di problem solving così come quelle di empatia, intelligenza emotiva, creatività. «In questo contesto le direzioni del personale devono operare in sinergia con le diverse funzioni aziendali — chiarisce Trombetta —. La funzione di business introdurrà le tecnologie e quella delle relazioni zate tutte insieme e non selettivamente.
Eccole: Microlearning, la formazione deve essere proposta in piccole unità di apprendimento; Adaptive learning, ognuno di noi è diverso e sa quali competenze deve sviluppare, lasciamo quindi che sia anche la persona a scegliere di cosa ha bisogno; Anytime, anywhere, la formazione deve essere fruibile ovunque e in qualsiasi momento per soddisfare just in time emergenze o semplici curiosità; Contextual learning, l’intelligenza artificiale deve offrire le informazioni di cui il dipendente ha via via bisogno. On demand, bisogna saper rispondere all’esigenza del momento; Collaborative learning, l’apprendimento si fa collaborativo e ogni persona può creare di contenuti utili per i colleghi. Gaming, importante sfruttare le opportunità offerte dalla dinamica del gioco; Immersive learning, si impara non solo ascoltando e osservando ma anche e soprattutto immergendosi in esperienze immersive grazie alla realtà virtuale. Otto mosse per non farsi trovare impreparati.
Nei business che integrano l’intelligenza artificiale si tratta di ripensare oltre che le competenze anche il sistema organizzativo