BOND, TORNANO I MINI-TASSI COME DIFENDERSI E GUADAGNARE
Più spazio ai bond ultradecennali e una quota di subordinati e perpetual per chi può rischiare di più
Tassi più bassi. Rendimenti di nuovo sotto pressione. Emissioni più lunghe in portafoglio per compensare. La vicenda dei dazi e, più in generale, la ricerca di un nuovo equilibrio economico, sta mietendo le prime vittime. Nell’eurozona, in primis, negli Stati Uniti, in misura minore, ma anche altrove, Estremo Oriente compreso. Il Giappone lo ha già dichiarato, di fatto, attraverso la banca centrale. Altri Paesi, probabilmente, potrebbero farlo nelle prossime settimane.
Il sistema degli scambi internazionali è alla base sia della crescita delle ricchezza mondiale, sia dell’attuale sistema capitalistico. Ridurre gli scompensi finanziari, causati dalle esportazioni, da un lato, e dalle importazioni, dall’altro, rappresenta una strategia corretta ed equilibrata, ma soprattutto graduale. Scegliere un percorso più breve, ipotizzando ritorni positivi immediati, può pagare a livello di consensi elettorali, ma può anche creare problematiche importanti sui merimmettere
cati finanziari, come si sta verificando da qualche mese a questa parte. Si va quindi verso una nuova fase di rendimenti in calo? Ben tre banche centrali, Eurozona, Stati Uniti e Giappone, hanno alzato il velo sulle future strategie. Tutte improntate a possibili riduzioni del livelli dei tassi d’interesse ufficiali. Al di là delle ragioni che hanno indotto i direttivi delle tre banche ad ipotizzare simili decisioni, sembrerebbe opportuno pianificare la politica da attuare nel portafoglio titoli, in vista di un’estate che potrebbe presentarsi calda non solo climaticamente, ma soprattutto in campo finanziario.
Le idee
Chi ha titoli governativi dell’eurozona, Btp compresi, potrà verificare un discreto rialzo delle loro quotazioni, iniziato gradualmente nella scorsa settimana, e salito in misura più marcata, all’indomani del recente intervento del presidente della Bce in Portogallo. Se la composizione del portafoglio rispecchia una modesta propensione al rischio, e si desidera concretizzare le plusvalenze maturate nelle ultime sedute operative, si rischia di reinvestire il ricavato in tipologie di strumenti a rendimento di segno negativo. Soprattutto se si opta per titoli di Stati o obbligazioni a breve o brevissimo termine.
In questo caso, la scelta migliore potrebbe essere temporeggiare, mantenendo inalterata la composistessa del portafoglio, per poi apportare variazioni se, tra qualche mese, la situazione dovesse mutare e riportarsi alle prospettive dei mesi antecedenti la guerra commerciale. Maggiori opportunità si presentano, se la propensione al rischio sale di grado. Naturalmente, la ricerca di redditività si sposa con l’aumento della rischiosità degli strumenti da in portafoglio. Che potrebbe concretizzarsi sia in un aumento della durata media dell’investimento, sia destinando parte del patrimonio ad emissioni con un grado di affidabilità inferiore, anche sensibilmente, alla valutazione tripla A, che caratterizza, ad esempio, i titoli obbligazionari governativi tedeschi o statunitensi, per citato. re i più noti. In questo caso, la componente dedicata al comparto obbligazionario, potrebbe essere impiegata al 40% in strumenti con scadenza compresa tra 5 e 10 anni, al 15 per cento in strumenti con scadenza che varia dai 15 ai 20 anni, al 10% in strumenti con durata superiore, in quest’ultimo caso, al fine di incassare cedole di valore medio alzione La quota rimanente depositata in conto corrente. Se ci si attesta ad alti livelli di propensione al rischio, e si dispone anche di un patrimonio con valore mediamente elevato, accanto ai tradizionali titoli di Stato od obbligazioni societarie classiche, si possono immettere in portafoglio anche emissioni di natura bancaria o assicurativa, con caratteristiche di subordinazione e/o con durata illimitata, i perpetual.
Ancora più in là
In quest’ultimo caso, la redditività a scadenza, o alla prima data utile per il possibile rimborso anticipato del prestito, sale di tono. La composizione del portafoglio si sposterebbe in avanti nel tempo. La quota di strumenti con durata tra 5 e 10 anni potrebbe occupare metà del portafoglio, 50%. Quella riservata alle scadenze superiori il 20 per cento e il 20% in emissioni subordinate e/o perpetual. In deposito presso le banche il 10 per cento rimanente.