DALLE CLINICHE ALLA BORSA: LA SANITÀ È UN SERVIZIO E UN AIUTO AL PIL
La ceo Maria Laura Garofalo: arriveremo oltre 200 milioni di ricavi entro fine anno, dopo la fitta campagna di shopping di cliniche e ospedali privati, 21 in tutto. Ma il gruppo potrebbe a breve firmare una nuova acquisizione in Veneto. L‘accelerazione è venuta dopo la quotazione sette mesi fa. Ora pensa a un salto al segmento Star
Èreduce da un roadshow a Milano e a Parigi, due delle piazze chiave del mercato europeo della sanità privata. In platea, JP Morgan, Amundi, Norges, il maxi fondo pensione di Oslo, Algebris. Come dire, gli stessi investitori di lungo termine che sette mesi fa hanno sottoscritto azioni nell’ambito della quotazione di Garofalo Health Care al mercato Mta di Borsa italiana dove il gruppo capitalizza 346 milioni. Fin qui è cresciuto attraverso una fitta campagna di shopping e ora potrebbe chiudere a breve una nuova acquisizione. Questa volta si tratterebbe di una società che ha radici in Veneto ed è di proprietà familiare.
Alla quindicina di investitori istituzionali che rappresentano il 69% del flottante — il 67% ha la targa internazionale — Maria Laura Garofalo ha raccontato che l’ipo è stata il trampolino della nuova fase di crescita del gruppo. Una realtà che si confronta con giganti come il gruppo San Donato della famiglia Rotelli, il primo in Italia, o come l’humanitas dei Rocca. Con loro spesso si sfida nella fitta campagna di shopping di aziende ospedaliere di matrice privata che ha portato il gruppo fondato negli anni ’50 dal chirurgo Raffaele Garofalo a controllare 21 strutture.
Dal 9 novembre, giorno del debutto in Borsa, il gruppo romano, l’unico quotato in Italia nelle cliniche e negli ospedali privati, il ceo di Garofalo Health Care ha già chiuso due acquisizioni che quest’anno porteranno i ricavi dai 155,6 milioni del 2018 a oltre 200 milioni. Dall’ipo ha comprato il Poliambulatorio Dalla Rosa Prati di Parma e gli Ospedali Privati Riuniti di Bologna per un investimento di 70 milioni. L’obiettivo è coprire tutta la filiera sanitaria: dalla diagnostica, che è un po’ la porta di ingresso del paziente, alle cure, alla chirurgia e la riabilitazione.
«Ci siamo quotati quando abbiamo completato la diversificazione e raggiunto la dimensione adeguata per la Borsa. Agli investitori abbiamo spiegato che l’obiettivo era la crescita in Italia, un mercato frammentato, rappresentato da oltre 15 mila realtà, in larga parte piccole aziende. Il mercato della sanità è attraversato da una fase di forte concentrazione, accelerata dal passaggio generazionale ma anche dalla necessità di avere una taglia idonea per resistere sum un mercato — dice Garofalo — in cui le strutture sanitarie accreditate devono garantire il mantenimento dei requisiti richiesti dal Sistema sanitario e continuare a investire». C’è una medicina più sofisticata che richiede sempre più tecnologia e soprattutto la robotica che sta cambiando anche questo settore: «Bisogna avere le spalle più forti. Il limite di un’impresa a volte è lo stesso imprenditore che deve guardare al futuro della sua azienda», aggiunge l’imprenditrice.
Mercati difficili
La quotazione è servita a incassare circa 70 milioni di mezzi freschi attraverso un’offerta agli istituzionali, tutta in aumento di capitale. Hanno puntato le carte Eurizon, Kairos, Anima, i fondi di Mediobanca, oltre a Invesco e alla francese Banque Postale, braccio finanziario del gruppo La Poste. «L’operazione è piaciuta perché si tratta di un settore aciclico: il sistema sanitario è uno dei migliori al mondo e il nostro è un Paese in cui le necessità sono in forte crescita. Ma non è stato facile convincere gli investitori esteri. Erano i giorni dello spread sopra 300 punti base, eravamo in roadshow e ci sono stati momenti in cui mi sono trovata in difficoltà perché vendevo Italia sui mercati internazionali in un momento in cui in molti non mostravano fiducia nel Paese. Ma ero consapevole delle potenzialità di crescita in questo mercato. Non solo, avevamo nel mirino le acquisizioni che poi abbiamo fatto. Era indispensabile non perdere l’occasione. Sono molto fiduciosa nel nostro progetto di crescita tanto che di recente ho personalmente acquistato ulteriori azioni GHC (controlla il 70,8% del gruppo, ndr) e così ha fatto anche la società acquisendo azioni proprie a servizio del piano di stock grant».
Il gruppo, che nella trimestrale ha registrato un margine ebitda del 21%, cavalca trend secolari come l’invecchiamento della popolazione e questo, malgrado i rimborsi sanitari da parte dell’assistenza pubblica vengano sempre più limati. La spesa pubblica e privata per la sanità in Italia resta importante: si attesta a 117 miliardi e crescerà a 140 miliardi nel 2028. Il gruppo punta sulle regioni più virtuose, soprattutto quelle del Nord, anche se in Lombardia Garofalo Health Care è meno presente perché qui la concorrenza è forte. Le attività si trovano tra Piemonte, Veneto, Toscana, Emilia, Liguria e Lazio. «L’investimento nel settore health Care in Europa ha prodotto ritorni elevati: negli ultimi 10 anni, il Total shareholder return — l’incremento del prezzo del titolo più i dividendi — dell’indice DJ Stoxx Health Care è stato superiore al 250%», dice Paolo Celesia a capo della divisione mercato dei capitali di Credit Suisse in Italia, che dell’offerta in Borsa è stato coordinatore globale assieme a Equita. Nell’azienda romana ha creduto Peninsula, il fondo con base a Londra, guidato dall’ex Mediobanca Stefano Marsaglia e da Nicola Colavito, che ha il 12,4% di Ntv-italo e il 33% dei negozi Kiko dei Percassi. Nell’ipo ha svolto il ruolo di «anchor investor» sottoscrivendo il 9,97% del capitale.
Upgrade sul listino
La provvista dalla Borsa, sommata alla capacità di generare cassa, ha fornito il carburante per la crescita. Dei 170 milioni di disponibilità prevista, oltre la metà è stata utilizzata per comprare. «Ora che siamo quotati possiamo rivolgerci al mercato con flessibilità. Abbiamo varie ipotesi allo studio per proseguire lo sviluppo: il passaggio allo Star con una nuova offerta al mercato per portare il flottante dal 26,8% al 35%. Oppure valorizzare gli immobili», dice Garofalo che si tiene le mani libere per usare tutta la tastiera delle opzioni strategiche a disposizione delle quotate. Incluso il voto maggiorato. «Potremmo anche considerare in futuro la possibilità di un’aggregazione ma solo nel caso di un’operazione molto grande».
Bisogna crescere e diventare forti. Il limite di un’impresa a volte è lo stesso imprenditore: deve guardare al futuro della sua azienda Gli ultimi colpi: gli Ospedali Privati Riuniti di Bologna e il Poliambulatorio Dalla Rosa Prati di Parma per 70 milioni