L'Economia

DALLE CLINICHE ALLA BORSA: LA SANITÀ È UN SERVIZIO E UN AIUTO AL PIL

- Di Daniela Polizzi

La ceo Maria Laura Garofalo: arriveremo oltre 200 milioni di ricavi entro fine anno, dopo la fitta campagna di shopping di cliniche e ospedali privati, 21 in tutto. Ma il gruppo potrebbe a breve firmare una nuova acquisizio­ne in Veneto. L‘accelerazi­one è venuta dopo la quotazione sette mesi fa. Ora pensa a un salto al segmento Star

Èreduce da un roadshow a Milano e a Parigi, due delle piazze chiave del mercato europeo della sanità privata. In platea, JP Morgan, Amundi, Norges, il maxi fondo pensione di Oslo, Algebris. Come dire, gli stessi investitor­i di lungo termine che sette mesi fa hanno sottoscrit­to azioni nell’ambito della quotazione di Garofalo Health Care al mercato Mta di Borsa italiana dove il gruppo capitalizz­a 346 milioni. Fin qui è cresciuto attraverso una fitta campagna di shopping e ora potrebbe chiudere a breve una nuova acquisizio­ne. Questa volta si tratterebb­e di una società che ha radici in Veneto ed è di proprietà familiare.

Alla quindicina di investitor­i istituzion­ali che rappresent­ano il 69% del flottante — il 67% ha la targa internazio­nale — Maria Laura Garofalo ha raccontato che l’ipo è stata il trampolino della nuova fase di crescita del gruppo. Una realtà che si confronta con giganti come il gruppo San Donato della famiglia Rotelli, il primo in Italia, o come l’humanitas dei Rocca. Con loro spesso si sfida nella fitta campagna di shopping di aziende ospedalier­e di matrice privata che ha portato il gruppo fondato negli anni ’50 dal chirurgo Raffaele Garofalo a controllar­e 21 strutture.

Dal 9 novembre, giorno del debutto in Borsa, il gruppo romano, l’unico quotato in Italia nelle cliniche e negli ospedali privati, il ceo di Garofalo Health Care ha già chiuso due acquisizio­ni che quest’anno porteranno i ricavi dai 155,6 milioni del 2018 a oltre 200 milioni. Dall’ipo ha comprato il Poliambula­torio Dalla Rosa Prati di Parma e gli Ospedali Privati Riuniti di Bologna per un investimen­to di 70 milioni. L’obiettivo è coprire tutta la filiera sanitaria: dalla diagnostic­a, che è un po’ la porta di ingresso del paziente, alle cure, alla chirurgia e la riabilitaz­ione.

«Ci siamo quotati quando abbiamo completato la diversific­azione e raggiunto la dimensione adeguata per la Borsa. Agli investitor­i abbiamo spiegato che l’obiettivo era la crescita in Italia, un mercato frammentat­o, rappresent­ato da oltre 15 mila realtà, in larga parte piccole aziende. Il mercato della sanità è attraversa­to da una fase di forte concentraz­ione, accelerata dal passaggio generazion­ale ma anche dalla necessità di avere una taglia idonea per resistere sum un mercato — dice Garofalo — in cui le strutture sanitarie accreditat­e devono garantire il mantenimen­to dei requisiti richiesti dal Sistema sanitario e continuare a investire». C’è una medicina più sofisticat­a che richiede sempre più tecnologia e soprattutt­o la robotica che sta cambiando anche questo settore: «Bisogna avere le spalle più forti. Il limite di un’impresa a volte è lo stesso imprendito­re che deve guardare al futuro della sua azienda», aggiunge l’imprenditr­ice.

Mercati difficili

La quotazione è servita a incassare circa 70 milioni di mezzi freschi attraverso un’offerta agli istituzion­ali, tutta in aumento di capitale. Hanno puntato le carte Eurizon, Kairos, Anima, i fondi di Mediobanca, oltre a Invesco e alla francese Banque Postale, braccio finanziari­o del gruppo La Poste. «L’operazione è piaciuta perché si tratta di un settore aciclico: il sistema sanitario è uno dei migliori al mondo e il nostro è un Paese in cui le necessità sono in forte crescita. Ma non è stato facile convincere gli investitor­i esteri. Erano i giorni dello spread sopra 300 punti base, eravamo in roadshow e ci sono stati momenti in cui mi sono trovata in difficoltà perché vendevo Italia sui mercati internazio­nali in un momento in cui in molti non mostravano fiducia nel Paese. Ma ero consapevol­e delle potenziali­tà di crescita in questo mercato. Non solo, avevamo nel mirino le acquisizio­ni che poi abbiamo fatto. Era indispensa­bile non perdere l’occasione. Sono molto fiduciosa nel nostro progetto di crescita tanto che di recente ho personalme­nte acquistato ulteriori azioni GHC (controlla il 70,8% del gruppo, ndr) e così ha fatto anche la società acquisendo azioni proprie a servizio del piano di stock grant».

Il gruppo, che nella trimestral­e ha registrato un margine ebitda del 21%, cavalca trend secolari come l’invecchiam­ento della popolazion­e e questo, malgrado i rimborsi sanitari da parte dell’assistenza pubblica vengano sempre più limati. La spesa pubblica e privata per la sanità in Italia resta importante: si attesta a 117 miliardi e crescerà a 140 miliardi nel 2028. Il gruppo punta sulle regioni più virtuose, soprattutt­o quelle del Nord, anche se in Lombardia Garofalo Health Care è meno presente perché qui la concorrenz­a è forte. Le attività si trovano tra Piemonte, Veneto, Toscana, Emilia, Liguria e Lazio. «L’investimen­to nel settore health Care in Europa ha prodotto ritorni elevati: negli ultimi 10 anni, il Total shareholde­r return — l’incremento del prezzo del titolo più i dividendi — dell’indice DJ Stoxx Health Care è stato superiore al 250%», dice Paolo Celesia a capo della divisione mercato dei capitali di Credit Suisse in Italia, che dell’offerta in Borsa è stato coordinato­re globale assieme a Equita. Nell’azienda romana ha creduto Peninsula, il fondo con base a Londra, guidato dall’ex Mediobanca Stefano Marsaglia e da Nicola Colavito, che ha il 12,4% di Ntv-italo e il 33% dei negozi Kiko dei Percassi. Nell’ipo ha svolto il ruolo di «anchor investor» sottoscriv­endo il 9,97% del capitale.

Upgrade sul listino

La provvista dalla Borsa, sommata alla capacità di generare cassa, ha fornito il carburante per la crescita. Dei 170 milioni di disponibil­ità prevista, oltre la metà è stata utilizzata per comprare. «Ora che siamo quotati possiamo rivolgerci al mercato con flessibili­tà. Abbiamo varie ipotesi allo studio per proseguire lo sviluppo: il passaggio allo Star con una nuova offerta al mercato per portare il flottante dal 26,8% al 35%. Oppure valorizzar­e gli immobili», dice Garofalo che si tiene le mani libere per usare tutta la tastiera delle opzioni strategich­e a disposizio­ne delle quotate. Incluso il voto maggiorato. «Potremmo anche considerar­e in futuro la possibilit­à di un’aggregazio­ne ma solo nel caso di un’operazione molto grande».

Bisogna crescere e diventare forti. Il limite di un’impresa a volte è lo stesso imprendito­re: deve guardare al futuro della sua azienda Gli ultimi colpi: gli Ospedali Privati Riuniti di Bologna e il Poliambula­torio Dalla Rosa Prati di Parma per 70 milioni

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Maria Laura Garofalo alla guida di Care Garofalo Health
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