Palermo (Cdp): Ripartiamo dal Fondo
L’amministratore delegato della Cassa depositi e prestiti prepara gli strumenti per sostenere le pmi: riassetto del Fondo italiano di investimento, che passa per l’acquisto del 25% da Mps e Nexi e il lancio del Fondo per l’innovazione voluto da Luigi Di Maio. Ma intanto il Tesoro ha reclamato il superdividendo...
Cassa depositi e prestiti e il suo amministratore delegato Fabrizio Palermo predispongono la nuova cabina di regia per sostenere la crescita delle piccole e medie aziende del Paese. Come previsto dal nuovo piano industriale e come richiesto dal governo. In particolare dal vicepremier Luigi Di Maio per il quale «le Pmi sono la spina dorsale dell’italia, eroi dei nostri tempi, a cui spesso lo Stato ha voltato le spalle». Così la Cassa ridisegna l’architettura dei suoi fondi di investimento. Da una parte ci sarà sempre l’attività classica di private equity, dall’altra nascerà il Fondo nazionale per l’innovazione. Una manovra che si affianca in questi giorni all’altra partita politica calda, quella dell’integrazione della rete Tim con Open Fiber, con Cdp azionista di entrambe.
Perno del riassetto per i fondi destinati alle aziende è la società di gestione del Fondo italiano di investimento (Fii),
proprio per realizzare quella missione. Ma che ora deve accelerare. Il punto di partenza è rafforzare la presa di Cdp, già arrivata al 43% dopo aver acquisito il 9% a testa da Abi e Confindustria (restano con il 3,5% a testa). Salirà al 68% comprando le quote di Monte dei Paschi e Nexi che cedono il 12,5% ciascuno. Resteranno invece con gli stessi pesi Intesa Sanpaolo e Unicredit, le due grandi banche nazionali che hanno il 12,5% ciascuna e il cui ruolo è di accompagnare la Cassa nei suoi interventi.
L’operazione si concluderà a settembre, dopo che la Cdp avrà completato la due diligence. Potrebbero entrare nella cassa della sgr Fii circa 2,5 milioni sulla base dei valori a cui furono venduti i due pacchetti di Abi e Confindustria (circa 900 mila euro l’uno). A ruota, sarà rinnovato il board, scaduto a maggio, che vede al vertice il presidente Innocenzo Cipolletta e l’amministratore delegato Carlo Mammola.
Le quote
La Cassa depositi (che ha 250 miliardi di attivi dal risparmio postale degli italiani) ha una missione non facile nel momento in cui svolge anche il ruolo di Bancomat del governo, alla ricerca ora di due miliardi per evitare la procedura d’infrazione sul debito al vaglio dell’ue. È di giovedì scorso la mossa del Tesoro, che ha chiesto un altro miliardo in dividendi proprio alla sua controllata Cdp (il 28 giugno l’assemblea dovrà deliberare la distribuzione di riserve per 959,8 milioni). La revisione delle quote nella sgr del Fondo italiano, che gestisce fondi di private equity, private debt, venture capital e fondi di fondi per 1,9 miliardi a regime (la raccolta non è completata), va in parallelo con una nuova governance che dovrà garantire equilibrio nella partnership pubblico-privata. Sullo stesso binario si muove poi l’annunciato Fondo nazionale per l’innovazione (Fni), destinato a startup e a venture capital. Annunciato con la Legge di Bilancio, dovrebbe raggiungere una dotazione di un miliardo, nelle intenzioni del suo promotore, il vicepremier Di Maio. Ma su come arrivare a quella cifra, ancora c’è poco di concreto.
Il dossier sulla crescita del private equity affidato a Di Stefano (ex Citi) e al capo del servizio legale Tonetti
Un apporto dovrebbe arrivare da Invitalia, non con i 440 milioni attesi dal suo fondo Invitalia Ventures, ma con circa 200 milioni, la metà. Sul mercato si è ragionato anche su un conferimento da parte proprio del Fii, perché portasse in dote al nuovo Fondo per l’innovazione alcuni veicoli d’investimento: il fondo later stage Fii Tech Growth (per le startup già decollate) e i due fondi di fondi per il venture capital. Ma è improbabile. Anche perché il primo, che ha un obiettivo di 150 milioni, ha raccolto finora solo 50 milioni e li ha già investiti, in quattro aziende: Bemyeye (un’app per diventare part time controllori del posizionamento dei prodotti sugli scaffali nei negozi, clienti dichiarati Coca Cola e Samsung), Seco (miniaturizzazione dei computer), Supermercato24 (spesa a domicilio) e Healthware (terapie digitali). Quanto ai fondi di fondi, hanno sì una dimensione appetibile, 255 milioni nel complesso, ma anch’essi risultanato no avere già investito tutto (in 11 fondi di venture capital). Insomma, per il «Superfondo», come lo chiamano in Cdp e atteso dopo l’estate, mancano circa 800 milioni. Chi li metterà? Il Tesoro ne ha promessi 300. E nel piano al 2021 di Cdp ci sono 500 milioni stanziati per il venture capital. Si vedrà se i conti tengono ancora, adesso che Cassa è chiamata a versare un miliardo aggiuntivo al Tesoro, impegnato a trovare 2 miliardi per evitare la procedura d’infrazione Ue. Cercare i soldi sul mercato? Bussare ai capitali esteri è complicato oggi. A seguire il dossier c’è un banchiere, Pierpaolo Di Stefano, ex Citigroup, da aprile al vertice di Cdp Equity, la scatola delle partecipazioni industriali di Cassa. Sul dossier, anche Alessandro Tonetti, capo del Legale e nuovo vice direttore generale di Cdp.
Di certo il riordino dei fondi per le imprese, con la Cdp azionista, è avviato. A partire dal Fii, che con la vendita a Neuberger Berman del nutrito portafoglio di aziende aveva cambiato strategia. Meno investimenti diretti e più fondi che investono in altri fondi. Oggi le partecipazioni dirette del Fii sono due, la torinese Marval (automotive) e Fonderie di Montorso (fusioni in ghisa). Fii vi è entrato attraverso il fondo di private equity: obiettivo 700 milioni, raccolti 300.