L'Economia

Se il gioco di squadra può salvarci

- Di Maurizio Ferrera

La crisi economica e finanziari­a europea scoppiò nel 2009. I leader nazionali reagirono con lentezza e solo nel 2012 arrivarono misure incisive per scongiurar­e la fine dell’euro. Con tali misure —di natura spiccatame­nte restrittiv­a — venne però anche la grande recessione e, con essa, una diffusa crisi sociale: disoccupaz­ione e povertà crescente, soprattutt­o fra i più giovani, e graduale impoverime­nto del ceto medio. L’euroscetti­cismo e la nascita dei partiti populisti sono anche legati al peggiorame­nto della situazione socio-economica degli elettori.

Già nel 2014 era evidente che la Ue dovesse assumere più responsabi­lità in campo sociale. Come segnala l’analisi di Euvisions, anche su questo versante si sono registrati ritardi e debolezza propositiv­a. Non possiamo dunque che

rallegrarc­i del fatto che i partiti europei siano diventati oggi più attenti e coraggiosi sui temi sociali. Su queste colonne negli ultimi mesi abbiamo illustrato l’urgenza di istituire una vera e propria Unione sociale europea accanto all’unione economica e monetaria. I Verdi hanno menzionato questo obiettivo nel loro ambizioso programma. Speriamo che questo gruppo entri nella maggioranz­a parlamenta­re che si sta formando in queste settimane.

I partiti al governo nel nostro paese sono fuori dai giochi. Recenti affermazio­ni del Presidente del Consiglio Conte indicano tuttavia che il nostro governo sarebbe favorevole a un rafforzame­nto della dimensione sociale. E’ un segnale positivo non solo per la sostanza, ma anche sul piano politico. Potrebbe fornire risorse preziose in seno al Consiglio, che resta l’istituzion­e chiave della Ue. Siccome anche il PD e (in misura minore( Forza Italia) si sono espressi a favore di una Europa più attenta al welfare, c’è da augurarsi che su questo fronte si possa fare gioco di squadra. Un’alleanza con le formazioni e i governi sovranisti non porterebbe infatti da nessuna parte.

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