AFFARI IN RUSSIA COSÌ AIUTO LE PMI ITALIANE
Aimone di Savoia è ceo di Pirelli a Mosca e guida il Consiglio imprenditoriale italiano. Per questo Mattarella...
«Un Savoia, in fabbrica, e adesso Cavaliere della Repubblica? Quando ho saputo della nomina su indicazione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sono stato onoratissimo. Ho giurato fedeltà alla Repubblica al tempo del servizio militare e difendendo la patria in armi... e non c’è incompatibilità, anzi, con l’essere esponente di casa Savoia, anch’essa un’istituzione da rispettare», dice a L’economia Aimone di Savoia Aosta dal suo ufficio a Mosca dove guida come ceo Pirelli Tyre in Russia, in tutta
l’area ex Sovietica e nei Paesi scandinavi.
«Poi c’è l’esempio di mio zio, Simeone di Bulgaria, prima re e poi primo ministro della Repubblica negli anni Duemila. E poi mi fa doppiamente piacere che il riconoscimento arrivi per il lavoro fatto sul fronte delle relazioni economico-commerciali tra Italia e Russia: lavoro a Mosca da venticinque anni». Figlio di Amedeo d’aosta, Aimone ha cercato in effetti la sua strada fuori dai percorsi aristocratici. E prima di Pirelli, ha lavorato in Fata Engineering e Merloni Progetti, «In realtà, dopo un passaggio in Jp Morgan a Londra, iniziai in una piccola trading company, fu così che mi ritrovai nella Mosca degli anni ’90. Da allora sono rientrato due volte, per brevi periodi, ma il mio destino era qui, una realtà che in 25 anni ho conosciuto bene. Ma continuo a studiare il russo, ora mi dedico a Dostoevskij perché un Paese si capisce a fondo solo studiandone la cultura».
Percorsi
La cultura, e la cultura d’impresa. Nel 2017 ha preso l’incarico pro bono di presidente del neo-istituito Consiglio imprenditoriale italiano a Mosca, organo di raccordo tra le diverse realtà associative imprenditoriali italiane attive nella Federazione per i rapporti con le autorità governative russe. Come funziona? «Riunisce il presidente di Confindustria Russia, Ernesto Ferlenghi dell’eni, della Camera di Commercio Italo Russa, Rosario Alessandrello e di Gim-unimpresa, Giorgio Callegari di Generali. Oltreché Ice, Sace e l’ufficio commerciale all’ambasciata italiana— spiega Aimone di Savoia —. Ci incontriamo ogni due mesi e aiutiamo gli imprenditori italiani interessati a una finestra d’affari in questa regione che è una realtà enorme, con 11 fusi orari, a orientarsi». In effetti il mercato russo, a partire da moda e lusso, è da anni un volano dell’export italiano, ma con le sanzioni? «Proprio nel dopo sanzioni americane, e contro-sanzioni russe, sull’agroalimentare per esempio, è importante il lavoro di orientamento che cerchiamo di svolgere, per passare dall’export di Made in Italy al cosiddetto Made with Italy: aziende italiane che in Russia, non necessariamente in joint venture ma con un partner locale, lavorano assieme su progetti interessanti. Ci sono già in loco ottime produzioni di burrata pugliese, e poiché c’è interesse da parte del governo russo a rilanciare la coltivazione di grano duro vedo collaborazioni interessanti anche in questo settore, come pure in realtà molto diverse: dalle bibite alle piastrelle. Poi c’è l’interesse per mobili e arredi italiani». In effetti il Salone del Mobile oltreché in Cina, da anni ha un format gemello a Mosca: prossimo appuntamento il 9 ottobre.
«Con l’ambasciata d’italia a Mosca, come Consiglio imprenditoriale, stiamo facendo pressing sul Fondo sovrano russo per gli investimenti diretti, perché lavori di più sul finanziamento della piccola e media impresa italiana», spiega Aimone di Savoia. Dai tempi di Mattei con l’eni nei ’50, alla Fiat di Togliattigrad dei ’70 la Russia è meta di forti investimenti italiani. «E dalla caduta dell’unione Sovietica molti grossi gruppi sono entrati in Russia, installando una propria produzione, a partire da Merloni con gli elettrodomestici, assieme a Candy, Ferrero, Cremonini, Marcegaglia... Ma ci sono opportunità anche per le Pmi: nel 2018 l’interscambio con la Russia è cresciuto a circa 23 miliardi di euro, siamo il quinto fornitore di Mosca».
Pirelli? «In Russia ha due fabbriche: Voronezh e Kirov, impieghiamo circa 3 mila persone: 2mila a Kirov e mille a Voronezh. Abbiamo investito fino al 2018 circa 470 milioni e oggi siamo impegnati a raddoppiare lo stabilimento di Voronezh. In tre anni l’obiettivo è portare l’attuale produzione di 2 milioni di pneumatici a quota 4 milioni. Una produzione di gomme per climi molto freddi, pneumatici winter per condizioni estreme, chiodati e pneumatici Friction che possano operare bene a temperature molto basse, sul ghiaccio e sulla neve. Una produzione per il mercato della regione, e per l’export in Paesi come Canada e Giappone». Investimento? «Cento milioni di euro».