UN SUPERBOARD PER ILLYCAFFÈ
CON SCIENZIATI E BANCHIERI
Continua a non voler andare in Borsa, Andrea Illy: «Non c’è bisogno». Ma il presidente della illycaffè struttura l’azienda di famiglia come fosse una quotata, con una governance «all’inglese», dice, mista e bilanciata, e un approccio più agguerrito verso il mercato. La vuole «resiliente», in sostanza la blinda e per sfruttare la tecnologia (alimentare, agricola) ingaggia Stefano Cingolani, direttore scientifico uscente dell’istituto italiano di tecnologia di Genova. Il padre dell’icub, il robot umanoide dell’iit, l’uomo che pensa agli automi come amici degli umani è fresca nomina nel consiglio d’amministrazione dell’impresa triestina, rinnovato con dieci persone e forti innesti dall’esterno. Tre membri della famiglia: Andrea Illy, la sorella Anna e la nipote Daria, l’emergente, che mantiene come previsto il posto nel board. Tre riconferme: l’amministratore delegato Massimiliano Pogliani, Roberto Eggs di Moncler (ex Louis Vuitton), che proprio con Pogliani lavorò a Nespresso, e Alberto Baldan, ceo di Grandi Stazioni Retail (ex Rinascente).
Gli altri quattro sono new entry. Di peso. Cingolani, appunto, che in Illy si occuperà di ricerca
e sviluppo. Da vicepresidente, il banchiere Enrico Tommaso Cucchiani, ex ceo di Intesa e oggi fondatore di Tgi (Think global Investments). E poi Cristina Scocchia, amministratrice delegata di Kiko, catene di cosmetica, per spingere il marketing: esperta della catena di prodotto, conosce l’alta gamma. Infine, l’americana Carolyn Dittmeier, che presiede gli auditor di Generali e siede nel board di Ferrero: «Revisore interno sia in Italia sia negli Usa, nostro primo mercato estero»,presiede il Comitato controllo e rischi. «Abbiamo il 60% dei consiglieri indipendenti, la nuova governance rispecchia il codice di autodisciplina, le quote femminili salgono dal 30% al 40%», dice Illy che ha chiuso il 2018 con l’utile netto impennato del 39% a 18,1 milioni (su 483 di ricavi +3,5%). In questa direzione va anche la costituzione dei tre comitati: Nomine e remunerazioni, Controllo interno e rischi, Sostenibilità. Ora si parte. E il ruolo di Cingolani, scientifico, è quello che scombina più le carte. «Innanzitutto è un fisico e io sono un chimico — dice Illy —. Ha una formazione scientifica dalla ricerca di base all’ingegnerizzazione. Con lui potremo gestire le complessità: i big data, il data mining (l’estrazione dei dati dal web) che ci interessano per il cambiamento climatico, un rischio micidiale per il caffè. Inoltre Cingolani è un esperto dei materiali in chiave di sostenibilità. Dopo avere dedicato 15 anni alla qualità sostenibile, siamo passati a occuparci del cambiamento climatico per assicurarci l’approvvigionamento della materia prima agricola». L’obiettivo è essere «carbon free» entro il 2033, l’anno del centenario, e azzerare le emissioni di carbonio dell’azienda. Ma il cambio di passo sulla governance vuole indicare anche una differenza. «È in corso il grande consolidamento dell’industria del caffè, Nestlè e Jde hanno metà del mercato — dice Illy —. Noi vogliamo restare indipendenti, non essere preda né predatore, continuare per la nostra strada. Siamo complementari». E se c’è più attenzione al retail, coi negozi monomarca (259), illycaffè continuerà a servire comunque più hotel e alberghi.