I BIG SEGUONO TRUMP? FILIERE IN MOVIMENTO
La guerra dei dazi accelera nel Regno di mezzo le delocalizzazioni: l’esempio Apple e le opportunità per le imprese italiane
fenomeno è possibile imputare l’attenzione per lo sviluppo delle rotte commerciali via terra, visto che le nuove fabbriche erano distanti dal mare e vicino all’asia Centrale. Tuttavia, in un contesto in cui per fare la differenza in Cina è necessario produrre beni di qualità, le sfide occupazionali sono di tipo diverso. Se le retribuzioni continuano a salire, il tasso è ridotto rispetto al passato e tra i temi principali nel processo di attrazione e selezione dei talenti locali hanno un peso sempre maggiore fattori come le condizioni lavorative in termini di flessibilità, crescita professionale ed equilibrio con i tempi famigliari.
Per questo è già in atto da anni un flusso di ricollocazioni verso il Sud est asiatico, il cui principale beneficiario sembra essere il Vietnam. Molte aziende stavano preparando da anni piani di riduzione della loro presenza in Cina, che sono stati accelerati dalle politiche avanzate dall’amministrazione Trump a partire dalla primavera del 2018. Secondo uno studio dell’american Chamber of Commerce in China sono circa 200 le compagnie statunitensi che stanno considerando di spostarsi in India e più del 40% dei soci che hanno risposto al sondaggio hanno spostato o considerano di spostare la produzione fuori dalla Cina, soprattutto verso l’asia o il Messico. L’impressione è che ci si trovi all’inizio di un percorso che sarà presto condizionato da considerazioni di tipo strategico, ovvero dalla volontà di ridurre le interconnessioni reciproche soprattutto nei settori altamente avanzati. Le ripercussioni per le aziende italiane sono di doppio tipo. Da un lato bisogna considerare che le condizioni operative in Cina stanno cambiando rapidamente e che i parametri di successo di pochi anni fa — produzione economica di prodotti di poco valore per l’export— non sono più validi e vengono sostituiti da nuovi modelli, incentrati sulla produzione di eccellenze destinate al mercato locale. Tuttavia, la ricollocazione di grandi gruppi internazionali può avere un effetto di ridefinizione delle filiere che si sono create in Cina in questi anni, creando sia l’opportunità di sostituire chi è in uscita sia l’esigenza di considerare il rischio di dover seguire i propri clienti. Il secondo passaggio è che le incerte relazioni sino-americane potranno avere un effetto diretto sull’operatività, e, dunque, il possibile incontro Xi Jinping-trump al G20 giapponese sarà molto importante per le relazioni economiche con la Cina anche dell’italia e dell’europa. *Direttore Centro Studi
per l’impresa della Fondazione Italia Cina