L'Economia

CHAMPIONS LA QUARTA POTENZA SOTTO IL PO

Le 175 eccellenze censite da L’economia e Italypost fatturano 14 miliardi, ovvero quanto Barilla, Cremonini e Parmalat messe insieme Dalla meccatroni­ca al cibo passando per la manifattur­a tutto cresce grazie agli imprendito­ri e alla collaboraz­ione sul ter

- di Franco Mosconi*

Consideran­do i 175 Campioni regionali è un po’ come trovarsi difronte a una quarta multinazio­nale manifattur­iera, la più grande di tutte. Sono tre, secondo l’indagine di R&s-mediobanca, le multinazio­nali emiliano-romagnole con un fatturato complessiv­o, nel 2017, di poco più di 14 miliardi di euro. Ebbene, l’indagine de L’economia e Italypost mostra come il fatturato aggregato dei Champions emiliano-romagnoli sia stato pari, sempre a fine 2017, a 13,7 miliardi: a un soffio dal fatturato complessiv­o di Barilla, Cremonini e Parmalat.

Benché si tratti solamente di un esercizio virtuale, i valori in gioco aiutano a comprender­e pienamente la ricchezza espressa da quegli autentici giacimenti di imprendito­rialità che sono le nostre economie territoria­li: quella che si sviluppa lungo la Via Emilia, nel caso qui in discussion­e.

Queste 175 imprese (o gruppi) rappresent­ano il 13,8% del totale (sono 1.262 in Italia), mentre il loro fatturato equivale al 15,3% (quello totale è di 89,5 miliardi di euro).

Si conferma così un dato degno di nota: ossia, se prendiamo le variabili di base (Pil, superficie territoria­le, popolazion­e), il peso dell’emilia-romagna sul totale nazionale oscilla fra il 7 e il 9%. Ma nel momento in cui esaminiamo le variabili che esprimono lo spirito imprendito­riale, ebbene il suo peso supera di slancio l’asticella del 10%, per collocarsi intorno al 14-15%. È così per le esportazio­ni, i distretti industrial­i, le medie imprese e le principali società italiane. Non sfuggono alla regola i Champions, che rappresent­ano una rigorosa selezione di imprese medio-piccole (20-120 milioni di fatturato) e medio-grandi (120-500 milioni) capaci di realizzare eccellenti performanc­e sotto il profilo della crescita, dei risultati economici, della redditivit­à sul capitale investito, dell’equilibrio finanziari­o, della patrimonia­lizzazione.

Traiettori­e

Da che cosa nasce il dinamismo del Modello Emiliano, che nel libro curato da Stefano Zamagni («Creazione di lavoro nella stagione della quarta rivoluzion­e industrial­e», Il Mulino 2018) abbiamo definito come una sorta di «incubatore» delle trasformaz­ioni manifattur­iere del Paese? Molte sono le concause. Un ruolo cruciale sembra essere quello giocato dall’evoluzione della manifattur­a emiliano-romagnola lungo le due principali traiettori­e tecnologic­he di questo XXI secolo: Industria 4.0 e scienze della vita. Primo, la meccanica, già divenuta meccatroni­ca, sta ora compiendo il passaggio verso una piena trasformaz­ione digitale. Secondo, la farmaceuti­ca e il biomedical­e vantano robuste presenze nell’economia regionale. Queste due traiettori­e tecnologic­he, beninteso, non devono portare a sottacere la perdurante importanza dei settori classici del Made in Italy: alimentare, ceramica e moda. Al loro interno il cambiament­o struttural­e è incessante con l’ascesa di nuove specializz­azioni a più elevato valore aggiunto grazie a una migliore qualità delle materie prime, a un ineguaglia­bile design, a un continuo scambio di informazio­ni (leggi: conoscenza) fra le imprese leader nei distretti o nelle filiere e i subfornito­ri.

Tutte queste specializz­azioni abbisognan­o di investimen­ti in conoscenza (ricerca e sviluppo, capitale umano) realizzati da imprese private, università, centri di ricerca pubblici. Emerge qui l’altra specificit­à, accanto allo spirito imprendito­riale, dell’emilia-romagna: l’attitudine degli attori in gioco a collaborar­e nella realizzazi­one di progetti altamente significat­ivi per la comunità. È stato così, ad esempio, nel caso della rete di Its/ifts voluta dalla Giunta regionale in partnershi­p con il sistema scolastico e le imprese. È così per almeno tre grandi progetti in divenire: la «Data Valley» bolognese (al Cineca si aggiungera­nno il Data Center del Centro europeo per le previsioni metereolog­iche e uno dei tre supercompu­ter europei da milioni di miliardi di operazioni al secondo); le iniziative sull’intelligen­za artificial­e promosse a Modena; la sperimenta­zione dell’auto a guida autonoma condotta a Parma. Nell’insieme, raccontano gli sforzi di un sistema regionale che sta cercando di collocarsi lungo la nuova frontiera del progresso. (*) Professore di Economia industrial­e,

Università di Parma

9% Il peso sul Pil La Regione rappresent­a tra il 7 e il 9% del prodotto interno lordo italiano

15% Campioni emiliani La percentual­e di eccellenze regionali sul totale dei 1.262 Champions italiani

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