Hera, tutta mia la città (circolare)
Biometano dai rifiuti, depurazione delle acque, reti resilienti e digitali. L’impegno della multiutility sul territorio
La città del futuro è smart e circolare. Per affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici e invertire un trend di cui sono in larga misura responsabili, le città sono chiamate a cambiare pelle, puntando sulla sostenibilità dei modelli di sviluppo e sulla resilienza dei sistemi urbani, con il contributo di attori pubblici e privati. Su questi due pilastri, sostenibilità e resilienza, s’impernia il modello di Circular Smart City perseguito dalla multiutility bolognese Hera, che opera in 265 Cosarà
muni del Centro-nord, tra Emiliaromagna, Marche, Toscana, Veneto e Friuli-venezia Giulia. «Serviamo oltre quattro milioni di cittadini e le città sono al centro delle nostre strategie», rileva il presidente Tomaso Tommasi di Vignano.
Gli esempi
Nel 2050 il 70% della popolazione vivrà nei centri urbani, avremo 27 mega città con più di dieci milioni di abitanti, più della metà della crescita in aree urbane che oggi ospitano meno di 500 mila persone. È chiaro che metropoli e megalopoli non saranno le stesse di oggi. «Con il modello della Circular Smart City noi intendiamo proporre la via per una città resiliente, rigenerativa, inclusiva e salubre, capace di cambiare davvero il trend, coniugando sviluppo tecnologico e sostenibilità ambientale —, spiega Stefano Venier, amministratore delegato di Hera —. Nei territori in cui operiamo ci stiamo già lavorando, e data la natura dei nostri business siamo impegnati soprattutto sul fronte ”circolare”». Gli esempi sono concreti. «Con la produzione di biometano a partire dai rifiuti organici, ad esempio, alimentiamo bus, taxi e mezzi privati, nonché una percentuale sempre più importante della nostra stessa flotta aziendale», fa notare Venier. La produzione si svolge nel nuovo impianto di Sant’agata Bolognese, che trasforma i rifiuti organici in biometano e compost: un fiore all’occhiello per la strategia della multiutility,
Per sopravvivere ai cambiamenti climatici e impattare di meno sull’ambiente le aree urbane devono trasformarsi
frutto di un investimento di 37 milioni di euro. Il biometano di Sant’agata è alla base di un progetto di mobilità sostenibile che coinvolge tutta la cittadinanza di Bologna. L’impianto può trattare 135 mila tonnellate di rifiuti organici, dalle quali è in grado di ottenere 7,5 milioni di metri cubi di biometano.
Su un altro fronte, non meno rilevante, «di recente abbiamo acquisito Aliplast, la principale realtà italiana attiva nel riciclo e nella rigenerazione della plastica —, ricorda Tommasi —. Con questa azienda possiamo chiudere il cerchio in una filiera particolarmente decisiva per gli equilibri ambientali del nostro tempo».
Poi c’è l’acqua, un’altra risorsa di primaria importanza: in ambito idrico, Hera ha diversi progetti interessanti legati alla depurazione e al riuso, a partire da quello che utilizza le acque in uscita dal depuratore di Bologna per garantire, anche in estate, la portata e la capacità irrigua di due canali del territorio. Siamo uno dei pochi territori in Italia senza infrazioni comunitarie nella depurazione e più in generale pianifichiamo forti investimenti per garantire la resilienza e l’efficienza delle reti», spiega Tommasi. A questi si aggiungono i progetti per l’efficienza energetica e l’illuminazione pubblica. Al di là dei singoli esempi, il rinnovamento delle città passa soprattutto attraverso una nuova consapevolezza di tutti i soggetti in campo. «Se una smart city può essere sviluppata semplicemente installando applicativi a disposizione degli utenti, che ne sono i meri destinatari, la dimensione circular esige la partecipazione attiva e profonda delle persone —, sostiene Venier —. Una sensibilità non è qualcosa che si possa installare ma deve semmai maturare, essere coltivata, affinarsi», ribadisce. Ecco perché Hera è molto impegnata anche in programmi di educazione ambientale, che coinvolgono ogni anno circa centomila studenti di scuole di ogni ordine e grado.