Acquistare crediti vale il 14% del Pil
L’industria del factoring vale 247 miliardi. E risolve i problemi di liquidità di oltre 33 mila aziende. Che ottengono fondi a tassi bassi
Grazie al fintech esplode il reverse factoring. E’ la novità del 2018 che rappresenta già il 9% delle operazioni complessive di factoring. Reverse perché invece dei crediti, si cedono i debiti.
Con un volume d’affari raddoppiato nel decennio 2008-2018 (a ritmo di oltre il 7% medio annuo e in crescita dell’8,32% nel 2018 rispetto al 2017), l’industria italiana del factoring vale oggi oltre 247 miliardi di euro e rappresenta il 14% del Pil. Si conferma, inoltre, come valido canale complementare alla banca per risolvere i problemi di liquidità delle aziende e un antidoto ai ritardi dei pagamenti delle 33 mila imprese che già vi ricorrono.
«Grazie alle operazioni di factoring — spiega Fausto Galmarini, presidente Assifact (Associazione italiana per il factoring) — le aziende posso
no incassare subito i propri crediti e ottimizzare la gestione del capitale circolante, anche attraverso anticipi, a costi competitivi rispetto ai finanziamenti bancari, senza rischiare di essere messe in ginocchio dai ritardi nei pagamenti, risparmiandosi anche l’attività di recupero crediti di cui si fa carico la struttura di factoring».
Le cifre
La stretta creditizia e la piaga dei ritardi nei pagamenti sono i principali motivi del successo del factoring. Secondo le rilevazioni del Dap ( il Database sulle abitudini di pagamento di Assifact) il tempo medio del saldo di una fattura in Italia è di 74 giorni (34 è la media europea). I più gravi ritardi nei pagamenti (in media 104 giorni, contro i 40 in Europa) sono da sempre quelli della pubblica amministrazione. Al 31 dicembre 2018, quasi 11 miliardi di euro dei 67 presenti nei portafogli delle società di factoring, erano crediti vantati dalle aziende da parte della pubblica amministrazione. Di questi il 37% circa sono vantati dalle amministrazioni centrali e circa il 32% dagli enti del settore sanitario e quasi un quarto era scaduto da oltre un anno.
«Le imprese che operano stabilmente con la pubblica amministrazione — spiega Alessandro Carretta, professore ordinario di economia degli intermediari finanziari all’università Tor Vergata di Roma e segretario generale di Assifact — come ad esempio il gruppo Aragno che opera in un delicato settore della sanità, quello dei servizi ospedalieri , hanno la necessità di smobilizzare in fretta i crediti vantati per stabilizzare i flussi di cassa e solo l’operazione di factoring pro-soluto, ovvero l’acquisto dei crediti a titolo definitivo, offre queoltre sta possibilità e le difende dal rischio d’insolvenza del debitore». Il gruppo Aragno gestisce una serie di residenze sanitarie assistite operanti nel Nord Ovest convenzionate con l’ssn e accumula sostanziosi importi di crediti per le prestazioni sanitarie. Così, per non compromettere l’operatività, ha pianificato con la società Ubi Factor (gruppo Ubi Banca), diretta da Sergio Passoni, lo smobilizzo regolare dei crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione con operazioni di factoring.
Tra i fattori che rendono interessante il ricorso a questa formula c’è il costo. «Grazie al rischio contenuto delle operazioni — prosegue Carretta — finanziarsi con il factoring ha costi concorrenziali: il tasso effettivo globale medio ai sensi della legge sull’usura è del 5,01% per operazioni fino a 50.000 euro e soltanto 2,60% 50.000, rispetto ai tassi bancari che per operazioni oltre i 200.000 è del 3,10%».
Sull’onda del successo del factoring, favorito dall’avvento del fintech, è esploso il reverse factoring (cessione dei debiti invece che dei crediti). La nuova formula viene utilizzata nelle filiere. Ecco come funziona: la capofila che, di solito ha un alto merito di credito, favorisce la cessione alle migliori condizioni dei crediti commerciali che i fornitori vantano nei suoi confronti e li riconosce presso la società di factoring. È una soluzione di factoring pro-soluto che consente, nella versione innovativa tramite una piattaforma online (il cosiddetto confirming), di ottimizzare la gestione del capitale circolante all’interno di una filiera produttiva.
Un caso di successo è la soluzione sviluppata da Mediocredito Italiano per Aea del gruppo Loccioni. Una società che si occupa di progettazione e sviluppo di sistemi automatici di misurazione e controllo. «L’idea è nata sull’esigenza di Loccioni di rafforzare il legame di filiera con le proprie aziende fornitrici — spiega Cristiano Stanghellini, responsabile mercati Banca dei Territori di Mediocredito Italiano — e di valorizzare le eccellenze della Regione Marche, offrendo anche alle piccole realtà artigianali un facile accesso al credito. Chi ha aderito al programma di confirming ha avuto un miglioramento dei flussi di cassa e dei bilanci».
Alla luce di una partenza sprint nei primi quattro mesi dell’anno (+15,36% rispetto agli stessi mesi del 2018) si stima che il 2019 con una crescita del 5,54%