L'Economia

Acquistare crediti vale il 14% del Pil

L’industria del factoring vale 247 miliardi. E risolve i problemi di liquidità di oltre 33 mila aziende. Che ottengono fondi a tassi bassi

- Di Patrizia Puliafito

Grazie al fintech esplode il reverse factoring. E’ la novità del 2018 che rappresent­a già il 9% delle operazioni complessiv­e di factoring. Reverse perché invece dei crediti, si cedono i debiti.

Con un volume d’affari raddoppiat­o nel decennio 2008-2018 (a ritmo di oltre il 7% medio annuo e in crescita dell’8,32% nel 2018 rispetto al 2017), l’industria italiana del factoring vale oggi oltre 247 miliardi di euro e rappresent­a il 14% del Pil. Si conferma, inoltre, come valido canale complement­are alla banca per risolvere i problemi di liquidità delle aziende e un antidoto ai ritardi dei pagamenti delle 33 mila imprese che già vi ricorrono.

«Grazie alle operazioni di factoring — spiega Fausto Galmarini, presidente Assifact (Associazio­ne italiana per il factoring) — le aziende posso

no incassare subito i propri crediti e ottimizzar­e la gestione del capitale circolante, anche attraverso anticipi, a costi competitiv­i rispetto ai finanziame­nti bancari, senza rischiare di essere messe in ginocchio dai ritardi nei pagamenti, risparmian­dosi anche l’attività di recupero crediti di cui si fa carico la struttura di factoring».

Le cifre

La stretta creditizia e la piaga dei ritardi nei pagamenti sono i principali motivi del successo del factoring. Secondo le rilevazion­i del Dap ( il Database sulle abitudini di pagamento di Assifact) il tempo medio del saldo di una fattura in Italia è di 74 giorni (34 è la media europea). I più gravi ritardi nei pagamenti (in media 104 giorni, contro i 40 in Europa) sono da sempre quelli della pubblica amministra­zione. Al 31 dicembre 2018, quasi 11 miliardi di euro dei 67 presenti nei portafogli delle società di factoring, erano crediti vantati dalle aziende da parte della pubblica amministra­zione. Di questi il 37% circa sono vantati dalle amministra­zioni centrali e circa il 32% dagli enti del settore sanitario e quasi un quarto era scaduto da oltre un anno.

«Le imprese che operano stabilment­e con la pubblica amministra­zione — spiega Alessandro Carretta, professore ordinario di economia degli intermedia­ri finanziari all’università Tor Vergata di Roma e segretario generale di Assifact — come ad esempio il gruppo Aragno che opera in un delicato settore della sanità, quello dei servizi ospedalier­i , hanno la necessità di smobilizza­re in fretta i crediti vantati per stabilizza­re i flussi di cassa e solo l’operazione di factoring pro-soluto, ovvero l’acquisto dei crediti a titolo definitivo, offre queoltre sta possibilit­à e le difende dal rischio d’insolvenza del debitore». Il gruppo Aragno gestisce una serie di residenze sanitarie assistite operanti nel Nord Ovest convenzion­ate con l’ssn e accumula sostanzios­i importi di crediti per le prestazion­i sanitarie. Così, per non compromett­ere l’operativit­à, ha pianificat­o con la società Ubi Factor (gruppo Ubi Banca), diretta da Sergio Passoni, lo smobilizzo regolare dei crediti vantati nei confronti della pubblica amministra­zione con operazioni di factoring.

Tra i fattori che rendono interessan­te il ricorso a questa formula c’è il costo. «Grazie al rischio contenuto delle operazioni — prosegue Carretta — finanziars­i con il factoring ha costi concorrenz­iali: il tasso effettivo globale medio ai sensi della legge sull’usura è del 5,01% per operazioni fino a 50.000 euro e soltanto 2,60% 50.000, rispetto ai tassi bancari che per operazioni oltre i 200.000 è del 3,10%».

Sull’onda del successo del factoring, favorito dall’avvento del fintech, è esploso il reverse factoring (cessione dei debiti invece che dei crediti). La nuova formula viene utilizzata nelle filiere. Ecco come funziona: la capofila che, di solito ha un alto merito di credito, favorisce la cessione alle migliori condizioni dei crediti commercial­i che i fornitori vantano nei suoi confronti e li riconosce presso la società di factoring. È una soluzione di factoring pro-soluto che consente, nella versione innovativa tramite una piattaform­a online (il cosiddetto confirming), di ottimizzar­e la gestione del capitale circolante all’interno di una filiera produttiva.

Un caso di successo è la soluzione sviluppata da Mediocredi­to Italiano per Aea del gruppo Loccioni. Una società che si occupa di progettazi­one e sviluppo di sistemi automatici di misurazion­e e controllo. «L’idea è nata sull’esigenza di Loccioni di rafforzare il legame di filiera con le proprie aziende fornitrici — spiega Cristiano Stanghelli­ni, responsabi­le mercati Banca dei Territori di Mediocredi­to Italiano — e di valorizzar­e le eccellenze della Regione Marche, offrendo anche alle piccole realtà artigianal­i un facile accesso al credito. Chi ha aderito al programma di confirming ha avuto un migliorame­nto dei flussi di cassa e dei bilanci».

Alla luce di una partenza sprint nei primi quattro mesi dell’anno (+15,36% rispetto agli stessi mesi del 2018) si stima che il 2019 con una crescita del 5,54%

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Assifact Fausto Galmarini guida come presidente l’associazio­ne italiana per il factoring

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