L'Economia

Popolare di Bari

- F.fub.

di credito scendono del 3% e le commission­i da intermedia­zione vanno giù del 6%. In altri termini, le banche guadagnano meno non solo perché prestano di meno e a interessi più bassi. Una parte importante nel venir meno dei loro ricavi deriva dalla crescente riluttanza degli italiani a prendere rischi anche calcolati e investire i propri risparmi. La sfiducia che serpeggia sta dunque producendo concrete conseguenz­e negative nell’industria finanziari­a. Poche banche riescono a sottrarsi a queste tendenze. Soprattutt­o Ubi e in una certa misura anche Intesa Sanpaolo e Unicredit riescono a aumentare i ricavi operativi lordi, a differenza di tutti gli istituti principali. Ma tutti vedono per esempio calare le entrate da commission­i, proprio perché la gestione dei risparmi è sempre più titubante da parte della clientela. Passato il primo trimestre, le analisi di Fidentiis Equities mostrano che queste tendenze non si sono invertite. Poiché l’economia è ferma o in lieve contrazion­e, anche gli istituti faticano. A fine aprile, il volume totale dei prestiti ha mostrato segni di continuo calo (meno 4% anno su anno), mentre il credito a imprese non finanziari­e e famiglie è in lievissima contrazion­e annua dell’uno per cento. La qualità degli attivi, cioè il peso dei crediti deteriorat­i in bilancio, merita poi un’analisi a parte. È sicurament­e il fronte di massimo migliorame­nto delle banche negli ultimi anni, ma aprile evidenzia un lievissimo aumento mensile dei prestiti in default (sia lordi che netti). Diranno i prossimi trimestri se è una reale inversione di tendenza o solo un effetto passeggero che non deve preoccupar­e.

Il presidente Marco Jacobini

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