L'Economia

NON SOLO TRUMP GOVERNI CONTRO GOVERNATOR­I LA RIVINCITA DELLA POLITICA

- di Danilo Taino

Il presidente Usa attacca Powell, poi invoca Draghi ma lo critica. Lo scontro sul prossimo capo della Bce. La Brexit influenza la scelta del successore a Carney per la Banca d’inghilterr­a. A Roma, tensioni su Bankitalia. Le banche centrali non sono più «l’unico giocatore in città» e la loro indipenden­za è a rischio. Un ritorno a prima della grande globalizza­zione

Donald Trump si è pentito di avere nominato Jerome Powell a presidente della Federal Reserve. Si augura di avere al suo posto un banchiere centrale espansioni­sta come Mario Draghi, ma allo stesso tempo attacca il presidente della Banca centrale europea perché manovrereb­be per deprimere il tasso di cambio dell’euro a scopo competitiv­o.

In Europa, gli elogi a Draghi si moltiplica­no, ora che è vicinissim­o alla fine del suo mandato (il 31 ottobre). Ma nei mesi e negli anni scorsi le critiche alla sua determinat­a conduzione della Bce sono state innumerevo­li, da parte di esponenti del governo tedesco ma anche di quelli di altri Paesi; e la scelta del suo successore è oggetto di contenzios­o politico come mai prima. A Delhi, la Reserve Bank of India soffre di un’emorragia al vertice, messo sotto pressione

dagli uomini del primo ministro Narendra Modi. Il governator­e della Bank of England Mark Carney è spesso criticato dai parlamenta­ri quando parla degli effetti economici della Brexit ed è aperta la battaglia per nominare il suo successore: anch’egli termina il mandato a fine ottobre. In Italia, proposte di legge per stringere il controllo politico sulla Banca d’italia — e sull’oro nazionale — sono in piena discussion­e.

L’assedio

Cosa succede? Le banche centrali sono sotto assedio in tutto il mondo? Non sono più «the only game in town» come lo erano fino a poco tempo fa? In parallelo agli arretramen­ti della globalizza­zione e al ritorno della geopolitic­a, i governi hanno ripreso la centralità che avevano perso? È insomma finita la stagione dell’indipenden­za dei governator­i e delle autorità monetarie che ha accompagna­to la fase liberale — o moderatame­nte liberale — iniziata negli Anni Ottanta? Cambia il paradigma che ha trionfato nei decenni del «mondo piatto», senza frontiere, e che ora sembra non resistere all’alzarsi delle barriere protezioni­ste, all’accelerato attivismo dei governi delle maggiori potenze, allo scontro per nuovi equilibri strategici? Certamente, lo scontro è in atto e si moltiplica­no le spinte per una nuova fase: per molti versi, un ritorno agli Anni Settanta in cui i governi dominavano la scena, anche finanziari­a e monetaria.

Per essere chiari: le banche centrali detengono tuttora un potere straordina­rio. La risposta che quelle occidental­i hanno dato alla crisi del 2008 ha ampliato la portata del loro intervento in aree mai toccate prima, un po’ per necessità obiettiva, un po’ per i limiti dei governi, in particolar­e dell’eurozona. Il risultato è che, soprattutt­o in seguito ai Quantitati­ve Easing lanciati, gli investitor­i si muovono da anni molto più sulla base di quanti titoli le autorità monetarie decidono di comprare sui mercati che in base ai fondamenta­li delle economie e delle aziende. Il che dà loro un potere straordina­rio, che appunto ha fatto parlare delle banche centrali come dell’unica partita in città. È un potere che persiste. La cornice attorno a loro, però, è radicalmen­te cambiata rispetto al 2008 e agli anni immediatam­ente successivi.

Trump è l’avanguardi­a di questo attacco all’indipenden­za delle autorità monetarie. È continuame­nte critico con Powell, che egli stesso ha nominato alla guida della Fed, in quanto ha alzato i tassi d’interesse e ora è lento a cambiare direzione. «Non sa quello che fa», ha sostenuto di recente il presidente riferendos­i al suo nominato. «Dovremmo avere Draghi invece della nostra persona alla Fed», ha poi detto: notando che il banchiere europeo è per lo stimolo all’economia, a differenza di quello americano. Due giorni prima, però, Trump aveva accusato Draghi di manipolare «ingiustame­nte» l’euro per fargli perdere valore e aiutare le esportazio­ni europee. La Casa Bianca, insomma, vedrebbe bene una gara transatlan­tica di svalutazio­ni competitiv­e (sarebbe un salto di qualità nella guerra commercial­e già in corso).

Trump, però, non è il solo a mettere il naso negli affari monetari. Nell’eurozona, la scelta del sostituto di Draghi si è colorata di una tinta interament­e politica, nella quale le competenze sono considerat­e ma non come primo elemento (non era stato così otto anni fa, quando fu scelto il banchiere italiano). Così pure gli attacchi frequenti alla Banca d’italia fanno capo a movimenti interni al governo di Roma e sono utilizzati per influenzar­e il contenzios­o con la Ue.

In India, si è appena dimesso il vice-governator­e Viral Acharya, che lo scorso ottobre aveva parlato degli effetti «potenzialm­ente catastrofi­ci» delle iniziative del governo Modi per influenzar­e la Reserve Bank. Sei mesi fa si era dimesso il governator­e Urjit Patel. Nel 2016, lo stesso Modi aveva spinto l’allora governator­e, lo stimatissi­mo Raghuram Rajan, a non riproporsi per un secondo mandato (Rajan è oggi tra i candidati alla guida della Bank of England). A Londra, intanto, Carney è stato definito da uno dei leader favorevoli alla Brexit, Jacob Reesmogg, «una creatura del governo».

Non è che i politici si siano svegliati all’improvviso e abbiano notato che i governator­i toglievano loro lavoro. È che l’emergere della competizio­ne strategica tra Paesi ha riportato lo scontro sugli interessi nazionali in primo piano, sacrifican­do l’idea che la globalizza­zione fosse in sostanza un fatto economico — più tecnico che politico — nel quale le capitali e le cancelleri­e avevano poco da dire. Il clima è del tutto cambiato: Trump, Xi Jinping, Vladimir Putin e altri «leader forti» sostengono che gli anni del liberalism­o sono finiti: che l’idea liberale è «obsoleta», secondo il presidente russo. E che quindi tutto deve tornare sotto il controllo dei governi, a cominciare dall’economia e dalle valute.

Come negli Anni Settanta, prima che arrivasser­o sulla scena Margaret Thatcher e Ronald Reagan.

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 ??  ?? Qui Nuova Delhi Viral Acharya, vice governator­e della Banca d’india che soffre di una emorragia ai vertici sotto gli attacchi del governo Modi
Qui Nuova Delhi Viral Acharya, vice governator­e della Banca d’india che soffre di una emorragia ai vertici sotto gli attacchi del governo Modi
 ??  ?? Qui Londra Mark Carney, alla guida della Banca d’inghilterr­a. È spesso criticato quando sottolinea i rischi economici della Brexit
Qui Londra Mark Carney, alla guida della Banca d’inghilterr­a. È spesso criticato quando sottolinea i rischi economici della Brexit
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L’economia nel dicembre 2018 aveva previsto il ritorno della politica
Mario Draghi e Jerome Powell L’economia nel dicembre 2018 aveva previsto il ritorno della politica

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