Hig in Metalprint con i soci storici, lo shopping di Legnani
Il big del private equity
Da Miami, in Florida, a Calcinato nella provincia di Brescia per scovare aziende del made in Italy da far crescere sui mercati globali. E trasformarle in realtà più grandi e solide valorizzando le loro competenze. Il fondo americano Hig capital, con i suoi 30 miliardi di dollari di asset in gestione, è atterrato nel distretto lombardo, tra i più vivaci quanto a piccole e medie aziende. Ha investito nella Metalprint nel quadro di un’operazione che vede Hig in maggioranza e le famiglie di imprenditori Strazzari e Cerutti reinvestire in una quota di minoranza.
Gli investimenti complessivi di Hig nella Penisola negli ultimi quattro anni sono così arrivati a circa 600 milioni, attraverso operazioni di private equity, il capitale per lo sviluppo attraverso la divisione indipendente Whitehorse e gli investimenti immobiliari.
La Metalprint — con 80 milioni di ricavi, di cui l’85% all’estero, e 12 di ebitda — è tra i principali produttori internazionali di componenti forgiati in ottone e alluminio. Sui mercati globali si era già avventurata con le proprie forze comprando a Colborne, in Canada, la Jebco manufacturing che ha aperto all’azienda di Calcinato il settore della lavorazione meccanica di componenti di alluminio. Come dire, parti leggere per motoslitte, moto ma anche per le costruzioni. Fondato nel 1993 da Sami Mnaymneh e Tony Tamer, entrambi decani del private equity, Hig gestisce un fondo da 825 milioni dedicato all’europa ed è attraverso questo veicolo che l’investitore americano ha puntato verso Brescia. In cabina di regia a Milano Raffaele Legnani, managing director delle attività italiane (affiancato nell’operazione Metalprint da Giovanni Guglielmi, parte della squadra di Hig): «La media azienda italiana sta capendo che lo slogan ‘piccolo è bello’ non è più vincente in un mondo globale — dice —. Noi investiamo con una logica industriale per sostenere la crescita rapida di queste realtà». Il colosso del private equity, anche se forte dei suoi oltre 30 miliardi di dollari di asset in gestione, continua a focalizzarsi sulla media impresa, convinta di poterla «trasformare». In un momento in cui è considerato più rischioso fare un investimento finanziario in Italia, aggiunge — sono più attivi nel nostro Paese gli investitori che puntano su progetti industriali, dove il rischio Paese è controbilanciato dai risultati che possono essere ottenuti accelerando la crescita internazionale delle eccellenze italiane. Hig è al suo secondo investimento nel giro di due mesi. A maggio ha comprato Cadica nella fornitura di etichette e packaging per il lusso che a sua volta ha aggregato altre quattro aziende del distretto di Carpi.