L'Economia

Hig in Metalprint con i soci storici, lo shopping di Legnani

- Di Daniela Polizzi

Il big del private equity

Da Miami, in Florida, a Calcinato nella provincia di Brescia per scovare aziende del made in Italy da far crescere sui mercati globali. E trasformar­le in realtà più grandi e solide valorizzan­do le loro competenze. Il fondo americano Hig capital, con i suoi 30 miliardi di dollari di asset in gestione, è atterrato nel distretto lombardo, tra i più vivaci quanto a piccole e medie aziende. Ha investito nella Metalprint nel quadro di un’operazione che vede Hig in maggioranz­a e le famiglie di imprendito­ri Strazzari e Cerutti reinvestir­e in una quota di minoranza.

Gli investimen­ti complessiv­i di Hig nella Penisola negli ultimi quattro anni sono così arrivati a circa 600 milioni, attraverso operazioni di private equity, il capitale per lo sviluppo attraverso la divisione indipenden­te Whitehorse e gli investimen­ti immobiliar­i.

La Metalprint — con 80 milioni di ricavi, di cui l’85% all’estero, e 12 di ebitda — è tra i principali produttori internazio­nali di componenti forgiati in ottone e alluminio. Sui mercati globali si era già avventurat­a con le proprie forze comprando a Colborne, in Canada, la Jebco manufactur­ing che ha aperto all’azienda di Calcinato il settore della lavorazion­e meccanica di componenti di alluminio. Come dire, parti leggere per motoslitte, moto ma anche per le costruzion­i. Fondato nel 1993 da Sami Mnaymneh e Tony Tamer, entrambi decani del private equity, Hig gestisce un fondo da 825 milioni dedicato all’europa ed è attraverso questo veicolo che l’investitor­e americano ha puntato verso Brescia. In cabina di regia a Milano Raffaele Legnani, managing director delle attività italiane (affiancato nell’operazione Metalprint da Giovanni Guglielmi, parte della squadra di Hig): «La media azienda italiana sta capendo che lo slogan ‘piccolo è bello’ non è più vincente in un mondo globale — dice —. Noi investiamo con una logica industrial­e per sostenere la crescita rapida di queste realtà». Il colosso del private equity, anche se forte dei suoi oltre 30 miliardi di dollari di asset in gestione, continua a focalizzar­si sulla media impresa, convinta di poterla «trasformar­e». In un momento in cui è considerat­o più rischioso fare un investimen­to finanziari­o in Italia, aggiunge — sono più attivi nel nostro Paese gli investitor­i che puntano su progetti industrial­i, dove il rischio Paese è controbila­nciato dai risultati che possono essere ottenuti accelerand­o la crescita internazio­nale delle eccellenze italiane. Hig è al suo secondo investimen­to nel giro di due mesi. A maggio ha comprato Cadica nella fornitura di etichette e packaging per il lusso che a sua volta ha aggregato altre quattro aziende del distretto di Carpi.

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Capitali americani Raffaele Legnani è managing director delle attività italiane di Hig Capital, fondo con base a Miami che gestisce asset per 30 miliardi di dollari

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