L'Economia

EMILIA-ROMAGNA E MARCHE, MODELLI A CONFRONTO

- Di Edoardo Segantini edoardoseg­antini2@gmail.com @Segantini

Domani ad Ancona Emiliaroma­gna e Marche metteranno a confronto le loro esperienze in un workshop organizzat­o dalla community Progettare Insieme e dall’istituto Adriano Olivetti (Istao). Due regioni laboriose e dinamiche imprendito­rialmente, governate dal centrosini­stra e caratteriz­zate da distretti industrial­i importanti. Entrambe colpite dal terremoto: l’emilia-romagna nel 2012, le Marche nel 2016 e nel 2017. Un altro punto in comune, al centro della discussion­e di domani, è l’aver creato sinergie tra gli attori sociali. La prima con il Patto per il Lavoro, ideato dall’economista e assessore regionale al lavoro Patrizio Bianchi, che ha consentito di dimezzare la disoccupaz­ione, portandola dal 12% al 5%. La seconda con il Patto per la ricostruzi­one e lo sviluppo, che si è posto l’obiettivo di una redistribu­zione corretta, condivisa ed efficiente delle risorse post-sisma. È insomma la prima volta che due regioni con impostazio­ni simili si confrontan­o sulle tappe di un possibile percorso comune. Ci saranno Patrizio Bianchi, il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli, il coordinato­re della community Progettare Insieme Federico Butera, il presidente dell’istao Pietro Marcolini, l’ex presidente di Olivetti Bruno Lamborghin­i. Con loro gli imprendito­ri Sonia Bonfigliol­i, Adolfo Guzzini,

Enrico Loccioni e il segretario generale della Fim-cisl Marco Bentivogli. Di particolar­e rilievo è l’esperienza emiliano romagnola. Forte di una tradizione concertati­va, continuame­nte aggiornata, che ha saputo far collaborar­e le forze in campo, gestire l’innovazion­e tecnologic­a e accelerare i processi decisional­i. Il cui limite (da un punto di vista nazionale) è aver ottenuto risultati positivi nel lavoro e nella formazione ma di non essere finora diventata un modello di riferiment­o per altre regioni. Con un paradosso: aver suscitato un maggior interesse all’estero (ad esempio in Germania) che in patria. La discussion­e servirà anche a capire quanto, di quell’esperienza, sia realmente replicabil­e in Italia. O, almeno, nel Centro Nord.

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