DENTISTI CONTRO LE CATENE VANNO ALL’ATTACCO
Cohen (centri odontoiatrici): «macché giovani, da noi lavorano professionisti con esperienza. Grazie alle economie di scala abbiamo macchinari all’avanguardia e garantiamo sconti del 10%. Ma niente guerre al ribasso»
Da qualche anno ormai i gruppi organizzati di odontoiatria hanno cambiato il mercato dentistico italiano e in parte anche la categoria professionale. Non senza polemiche. A rappresentare le cosiddette «catene dentistiche» è Ancod, Associazione nazionale centri odontoiatrici, che nasce nel 2016 proprio per rappresentare le imprese che operano nell’ambito della sanità privata. «Il nostro obiettivo — spiega Michel Cohen, presidente di Ancod — è quello di tutelare l’identità professionale e imprenditoriale dei centri odontoiatrici, di promuovere elevati standard dei servizi offerti, in linea con i miglior protocolli internazionali, di diffondere la cultura dell’etica gestionale e della deontologia clinica, ponendosi come interlocutore per le istituzioni e le associazioni di consumatori».
Ma in un mondo professionale strutturato da sempre con studi individuali e
clientele fidelizzate, l’arrivo di gruppi organizzati è stato vissuto come un vero e proprio terremoto.
Le polemiche
Il primo punto di contestazione che arriva dal mondo dei dentisti indipendenti riguarda l’organizzazione delle grandi catene: offrono opportunità di lavoro soltanto a professionisti giovani con poca esperienza e paghe molto basse.
«Lo sappiamo — afferma Cohen — ma accade esattamente l’opposto: noi cerchiamo dentisti che abbiano come minimo tre anni di esperienza, l’età media dei professionisti che lavorano nelle strutture a noi associate supera i 40 anni. Abbiamo diverse decine di dentisti che superano i 200 mila euro l’anno e nessuno viene retribuito a ora. Il resto sono tutte leggende metropolitane che fioriscono intorno alle nostre strutture».
Al di là delle leggende, il mondo degli odontoiatri registra un cambiamento epocale: le strutture organizzate, infatti, prevedono la presenza di soci di capitale, questo aumenta il potere di acquisto di macchinari sempre più costosi. «Non c’è dubbio — conferma il presidente di Ancod —. Al contrario del messaggio che qualcuno ha interesse a far passare, noi non rappresentiamo la low quality del settore: siamo in grado di garantire macchinari all’avanguardia che magari i singoli studi non possono permettersi. Le catene fanno economia di scala e sono in grado di affrontare investimenti importanti. Allo stesso tempo siamo in grado di garantire prezzi più bassi, in media, del 10 per cento anche se continuiamo a essere convinti che fare una competizione sul ribasso dei prezzi nell’odontoiatria sia sbagliato. Molto meglio garantire pagamenti agevolati o finanziamenti».
Il mercato
Il confronto tra vecchio e nuovo mondo professionale si è «arricchito» di nuove polemiche anche grazie all’intervento del governo. Le nuove disposizioni sulla pubblicità sanitaria entrate in vigore dal primo gennaio con la promulgazione della legge di Bilancio 2019 infatti sono oggetto di forte contestazione. «Si tratta di disposizioni, come ho più volte dichiarato, che sanciscono un dietro front rispetto agli interventi di liberalizzazione del settore che si sono susseguiti negli anni ed introducono per i medici un vincolo ingiustificato sia alla libera concorrenza, che all’esercizio dell’attività del direttore sanitario delle cliniche odontoiatriche» conclude Cohen.