Con i «replicanti» bastano poche decine di euro
Lo strumento più efficiente per puntare sull’oro è forse quello degli Etc (Exchange traded commodity), che consentono di investire sulle materie prime restando nel perimetro della normativa Ucits, a maggior tutela dell’investitore. Sono quotati e quindi scambiabili facilmente durante la seduta di borsa. Riflettono fedelmente l’andamento del prezzo dell’oro, non a caso le performance dei cinque Etc che hanno reso di più nel corso del 2019 sono allineate, attorno al 12%, con differenze molto marginali, nell’ordine dello zero virgola. Gli Etc infatti sono strumenti a replica passiva, che espongono l’investitore al rischio emittente, come nel caso di un bond o di un certificato. I costi medi sono contenuti — nel caso considerato le spese correnti oscillano tra lo 0,25% e lo 0,4% l’anno — e sono disponibili con o senza copertura dal rischio di cambio. La scelta più adatta è quella di uno strumento garantito dalla materia prima, in questo caso oro fisico, rispetto a quelli che replicano indici di contratti derivati sulla commodity: così, infatti, si evita il costo implicito rappresentato dall’attività di rolling, la sostituzione dei contratti in scadenza cui sono soggetti gli strumenti non garantiti da oro fisico. Gli Etc hanno soglie minime di accesso a partire da poche decine di euro. Secondo il World Global Council
gli etc sull’oro in Europa hanno catturato nuovi flussi netti per 15,9 tonnellate d’oro, nel mese di maggio, l’equivalente di 627 milioni di dollari. «L’oro è da sempre considerato il principale bene rifugio, adatto a proteggere il portafoglio dagli andamenti negativi delle altre asset class, piuttosto che dai periodi di elevata inflazione o quando si temono crisi sistemiche», spiega Luca Lodi, responsabile ricerca e sviluppo di Fida.