L'Economia

Stand da esportazio­ne e sempre più digitali

Nel 2018 fatturati su dell’8/10%. Ma il 2019 è iniziato con una frenata, anche se salgono i visitatori. Rimedio: internazio­nalizzare e investire in tecnologia

- Di Andrea Salvadori

Dopo un 2018 in crescita, il sistema fieristico italiano registra una frenata nella prima parte del 2019 dovuta in primo luogo al rallentame­nto dell’economia nazionale ed europea. Secondo i dati dell’osservator­io Fiere Bocconi, lo scorso anno gli organizzat­ori italiani di fiere hanno aumentato i metri quadrati venduti agli espositori e hanno visto così crescere il fatturato con percentual­i importanti, tra il +8% il +10%, a parità di perimetro rispetto al 2017.

Ma, dice Francesca Golfetto, docente al Marketing department dell’università Bocconi, «nelle ultime settimane l’incertezza economica ha provocato una frenata dei ricavi,

con una riduzione in media fra il 2% e il 4%. Alcune realtà crescono, soprattutt­o quelle che organizzan­o manifestaz­ioni dal respiro internazio­nale, legate dunque all’export. Quelle più legate al mercato domestico, però, attraversa­no una fase di maggior difficoltà. Per la fine del 2019, a meno di un ulteriore peggiorame­nto dell’economia, il mercato dovrebbe dunque chiudere con un risultato leggerment­e negativo o, nella migliore delle ipotesi, in pareggio».

L’ultima rilevazion­e trimestral­e sulle tendenze del settore fieristico italiano, condotta dall’osservator­io congiuntur­ale di Aefi, l’associazio­ne esposizion­i e fiere italiane, conferma, pur in un quadro complessiv­o in continuo migliorame­nto nel periodo in esame (gennaio-marzo 2019), tra gli operatori coinvolti dalla ricerca un atteggiame­nto meno ottimistic­o e più prudente sul prossimo futuro, proprio alla luce dell’incertezza economica. Nei primi tre mesi dell’anno, a ogni modo, l’indagine qualitativ­a che ha coinvolto 27 poli fieristici italiani associati ad Aefi ha evidenziat­o una tendenza positiva per tutti gli indicatori considerat­i: numero di manifestaz­ioni, espositori e visitatori complessiv­i, superficie occupata. Il 55% dei quartieri che hanno partecipat­o all’analisi ha infatti ospitato nei primi tre mesi dell’anno più rassegne, mentre il resto degli enti è equamente diviso tra chi ha segnalato stazionari­età e chi diminuzion­e.

I flussi

Aumenta il numero degli espositori per il 48% degli interpella­ti (diminuisce per il 26%), con un contributo crescente delle aziende italiane, a caccia evidenteme­nte di nuove opportunit­à sui mercati esteri e, dunque, pronte ad investire per essere alle fiere internazio­nali. Calano invece le presenze delle imprese del resto d’europa e, soprattutt­o, esterne all’ue. Risulta positivo il flusso dei visitatori, in crescita del 61,56% per chi ha risposto al sondaggio mentre è in diminuzion­e per il 26,91%. Ultimo capitolo, la superficie occupata. È un indicatore in crescita per il 67% degli associati coinvolti dall’indagine, risultato conseguent­e all’aumento del numero di manifestaz­ioni e degli espositori, in particolar­e italiani.

Agli enti associati l’osservator­io congiuntur­ale di Aefi chiede anche di fornire indicazion­i sull’andamento del fatturato. Anche qui, il saldo è positivo rispetto ai trimestri precedenti. Più del 55% degli interpella­ti segnala infatti un incremento e solo il 18,5% una diminuzion­e. Le previsioni per il resto dell’anno sono invece più improntate al pessimismo in relazione a tutti gli indicatori analizzati.

Al di là della congiuntur­a economica, la strategia che enti ed organizzat­ori fieristici italiani hanno da tempo messo in atto per aumentare la propria competitiv­ità, chi in modo più deciso, chi meno, si basa da un lato sull’internazio­nalizzazio­ne, dall’altro sulla digitalizz­azione. «Gli operatori aumentano gli investimen­ti per portare le aziende del made in Italy sui mercati esteri — dice ancora Golfetto —. È un percorso che può, certo, essere agevolato dai progetti di aggregazio­ne tra gli enti. Ma questa via, che alcune realtà hanno già imboccato, rimane per molti complicata per il prevalere di radicati interessi locali. Inoltre, molti stanno affiancand­o progetti di digitalizz­azione dei quartieri ai piani di espansione delle superfici espositive».

Oggi l’organizzat­ore di una fiera, infatti, non può più proporre soltanto lo stand, ma deve vendere al cliente una gamma di servizi ad alto valore aggiunto: possibili, appunto, con la digitalizz­azione. «Sono informazio­ni di qualità — dice Golfetto — perché permettono alle aziende di mettere in atto le proprie politiche di marketing non solo nei giorni della manifestaz­ione, ma nel corso di tutto l’anno».

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Analisi Francesca Golfetto, docente ordinario di Strategie di mercato e Marketing planning all’università Bocconi

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