Wols, quel record molto informale
Oltre la forma. Per ripartire dalla materia, dal gesto e dal segno. Dopo la Seconda guerra mondiale e gli orrori del conflitto, una profonda crisi mina la fiducia nell’arte e nei suoi linguaggi. La bellezza della forma sembra inutile e le esperienze delle avanguardie superate. La ricerca degli artisti sfocia nell’arte Informale. Non è un vero e proprio movimento ma un «atteggiamento creativo» che si sviluppa, in varie declinazioni, dall’europa all’america sino al Giappone.
Wols — nome d’arte di Alfred Otto Wolfgang Schulze (1913-1951) — è considerato un pioniere della pittura informale in Europa. Nella Evening d’arte contemporanea a Londra mercoledì scorso, da Sotheby’s, ha realizzato il suo nuovo record mondiale. I suoi dipinti compaiono raramente all’asta, «Vert Strié Noir Rouge» è stato conteso da sei bidder, tra i quali un collezionista giapponese che ha piazzato l’offerta vincente di 4.526.200 sterline, oltre sette
volte la stima più alta. L’opera è un raro esempio del piccolo corpus di tele dell’artista (solo 80 dipinti), scomparso prematuramente a 38 anni.
Negli ultimi anni il mercato ha evidenziato una decisa propensione ad affiancare alla Pop Art e all’arte Povera, attenzione e interessi verso valori pittorici più tradizionali, come la pittura informale degli anni 50-60. Oltre che verso artisti contemporanei neoinformali. Ricordiamo i recenti record di Emilio Vedova («Tensione, N. 4 V», 1959) battuto a 792.500 euro nel 2017. Hans Hartung («T1956-13», 1956) a 2.691.250 nel 2017. O Pierre Soulages a 9.363.138 nel 2018. Tra i neoinformali, Marcello Lo Giudice (1957), dopo il recente record a Parigi (150 mila), si è confermato a Londra con un “Eden Blu” (80x80 cm) partito da 18 mila ma aggiudicato a 43.750 sterline.