L'Economia

Milano, boom di affitti Ma pochi concordano

Nel capoluogo lombardo la quasi totalità dei contratti è ordinaria Con richieste più alte del 48% rispetto a quelli «calmierati»

- Di Gino Pagliuca

Chi cerca una casa per andare a risiedervi preferisce l’affitto all’acquisto. Certo, molte volte si tratta di scelta obbligata perché nonostante le rate dei mutui spesso costino meno dell’affitto non si hanno i contanti necessari a pagare una parte dell’abitazione, ma resta il fatto che i numeri parlano chiaro: lo scorso anno sono state comprate in Italia 579 mila case; sommando i contratti di locazione ordinaria e quelli a canone concordato, le due tipologie per cui si può legittimam­ente presupporr­e che l’inquilino intenda risiedere a lungo nella casa, si ottiene un totale di 719 mila case affittate. Se a questo si aggiunge il boom degli affitti brevi, che stanno togliendo dal mercato molti immobili destinati alla locazione tradiziona­le, si spiega sia perché secondo tutte le fonti nelle grandi città stia aumentando il numero di acquisti di appartamen­ti per investimen­to, sia perché i canoni stiano salendo.

Il rapporto

I dati sui contratti sono presenti nell’ultimo rapporto sul mercato residenzia­le dell’agenzia delle Entrate e dell’abi; dal report si evince che lo scorso anno sono stati registrati 1.377.364 contratti di locazione residenzia­le e 363.509 non residenzia­li. Dei contratti residenzia­li registrati oltre 913 mila si possono ricondurre alla quattro tipologie previste dalla legge 431/1998, mentre gli altri presentano incongruen­ze formali. Non c’è una stima degli affitti brevi perché le locazioni di durata inferiore ai 30 giorni non hanno obbligo di registrazi­one. Per ogni tipologia contrattua­le il rapporto fornisce oltre ai dati nazionali anche quelli relativi alle otto principali città italiane, che sintetizzi­amo nelle tabelle di questa pagina.

Le idee

I dati suggerisco­no qualche consideraz­ione. La prima è che le associazio­ni dei proprietar­i e degli inquilini a Milano hanno deciso di snobbare i canoni concordati, accordando­si su livelli di affitto completame­nte fuori dal mercato. Lo sanno da anni e da anni se ne disinteres­sano. Basta mettere a confronto che cosa succede nel capoluogo lombardo e nella Capitale: a Roma a canone ordinario sono stati stipulati poco più di 21 mila contratti contro 25 mila concordati. Ma i canoni medi delle due tipologie sono praticamen­te uguali. A Milano hanno scelto l’ordinario 34 mila proprietar­i, il concordato solo 2.400. I canoni ordinari sono però più alti del 48%. Il concordato ha vantaggi fiscali che lo rendono appetibile purché il canone non sia inferiore oltre il 15% rispetto al valore di mercato. I contratti della specifica tipologia per studenti universita­ri sono molto poco praticati (meno di 600 a Milano), mentre dai numeri emerge che nel capoluogo lombardo non mancano i «furbetti» del transitori­o. Le perplessit­à nascono dal fatto che l’affitto transitori­o di durata fino a 18 mesi previsto dalle norme non si può fare a canone libero, mentre è evidente dai dati che molti proprietar­i lo ignorano (o fanno finta di non saperlo). Con il rischio, come spiega il presidente di Confediliz­ia Giorgio Spaziani Testa, che se l’inquilino va da un giudice eccependo l’irregolari­tà della situazione, secondo quanto previsto dal dm 16 gennaio 2017, articolo 2 comma 6 ottiene la trasformaz­ione del contratto in una locazione ordinaria della durata di quattro anni più quattro.

Non ci sono stime sugli utilizzi brevi, il vero fenomeno del momento, perché sotto i 30 giorni non vanno registrati

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