La carica dei «green bond»
Nel primo trimestre 2019 i bond legati a progetti sostenibili di varia natura sono cresciuti del 42% Il 2019 potrebbe chiudersi con oltre 200 miliardi di nuove emissioni. L’italia oggi ne vale otto, tra utilities e banche L’analisi di Equita: in media quelle tricolori hanno una cedola dell’1,3%. A livello mondiale la «duration» è diminuita negli ultimi mesi
Ha fatto segnare un record nel 2018, con nuove emissioni per un valore complessivo di 168,5 miliardi di dollari. E ora, il mercato dei green bond è sulla buona strada per raggiungere un nuovo primato quest’anno. Sì, perché nel primo trimestre 2019 le obbligazioni verdi — cioè indirizzate, in vari modi, alla raccolta di capitali per progetti che abbiano a che fare con i diversi temi della sostenibilità ambientale e sociale — hanno toccato già i 47,9 miliardi di nuove emissioni, con una crescita del 42% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
I numeri
Le stime in chiusura d’anno? «Il mercato delle nuove emissioni potrebbe superare i 200 miliardi — prevede Luigi De Bellis, responsabile dell’ufficio studi di Equita, che ha curato l’ultimo rapporto sulle obbligazioni verdi —. La crescita è continua ed è impressionante. A oggi, però, la nicchia dei green bond, che complessivamente vale 521 miliardi, di cui, 130 miliardi sono riconducibili all’europa, rappresenta ancora una piccola parte rispetto ai 100 trilioni di valorizzazione del mercato globale delle obbligazioni». E l’italia in questo contesto è ancora una nicchia di una nicchia, che vale 8,2 miliardi di euro (dati Bloomberg).
A dispetto di un interesse crescente verso questo nuovo mondo, in termini di pricing i green bond sono allineati alle obbligazioni più tradizionali. La struttura è la stessa. «Il vantaggio è rappresentato da una platea di investitori più ampia — fa notare De Bellis —. La domanda sta andando verso la sostenibilità. E poi c’è un ritorno di immagine, reputazionale, per l’azienda emittente, oltre a considerare che la maggior parte degli investitori, soprattutto istituzionali, sono molto sensibili a questo tema».
Lato investitore, invece, sarebbe auspicabile introdurre degli incentivi da parte del regolatore. «La standardizzazione degli Eu Green Bond Standards (Gbs, ndr) dovrebbe consentire ai legislatori di introdurre incentivi economici per gli emittenti», dice l’esperto di Equita.
La fotografia
Tornando alla composizione del mercato, circa il 40% delle obbligazioni verdi emesse nel 2018 erano denominate in euro, il 31% in dollari e il 13% in renminbi. Corona svedese e dollaro canadese rappresentano rispettivamente il 5% e il 3%, mentre tutte le altre valute sono racchiuse nel rimanente 8 per cento. Il mercato degli emittenti è stato dominato soprattutto dai finanziari (30% dell’importo totale) e dalle altre società (18%), mentre emittenti sovrani ed enti sovranazionali erano fermi rispettivamente al 14% e 9 per cento. In termini di scambi, invece, la dimensione media sta crescendo: nel 2018 è stata di 107 milioni di dollari, contro i 104 milioni del 2017.
«Un valore che sale a 320 milioni se escludiamo le operazioni di Fannie Mae, che nel 2018 è stata l’emittente principale con 20,1 miliardi», puntualizza De Bellis.
Guardando alla durata delle obbligazioni verdi, nel 2018 c’è stato un cambio di rotta da parte degli emittenti, che hanno cominciato a privilegiare scadenze inferiori ai 5 anni (nel 2017 ha prevalso la fascia 5-10 anni). Sono invece diminuite di volume le offerte a lungo termine, di 20 anni o più. «Una strategia dettata dalla volatilità dei mercati, ma anche dalla volontà di ridurre l’esposizione al rischio di possibili rialzi dei tassi di interesse che aveva caratterizzato il 2018».
Da noi
In questo contesto, l’italia rappresenta la nicchia della nicchia, con una valorizzazione di 8,2 miliardi di euro (dati Bloomberg) e una cedola media delle obbligazioni dell’1,3 per cento circa. I principali emittenti sono società non finanziarie (prevalentemente utility), come Erg, Terna, Enel.
Solo due, invece, le istituzioni finanziarie, Intesa Sanpaolo e Ubi, con quest’ultima che ha lanciato il suo green bond lo scorso aprile: «un’emissione da 500 milioni che ha riscontrato una domanda 3 volte superiore, per oltre 1,5 miliardi, da oltre 150 investitori, rappresentati soprattutto da fondi con mandato Esg», conclude De Bellis.