La concorrenza di cui il Paese non ha bisogno
Di positivo c’è che improvvisamente le due componenti di maggioranza, Lega e M5S, hanno compreso che per parlare di crescita si devono coinvolgere le parti sociali, vale a dire il mondo del lavoro e della produzione. Ma sul fronte delle buone notizie, ci si ferma qui. Perché invece che a una consultazione di governo, si sta assistendo alla solita competizione tra i due partiti che dovrebbero governare assieme. Competizione persino sulle forme della consultazione. Che per Luigi Di Maio sono quelle del workshop con il governo intero, mentre Matteo Salvini è andato sulla convocazione diretta al Viminale. E se la Lega punta tutto su una flat tax (che peraltro di flat ha poco trattandosi di riorganizzazione di fatto delle aliquote), i 5 Stelle sono orientati verso una riduzione del cuneo fiscale. E come combinare questi provvedimenti con il salario minimo? Il tutto condito da una voglia di condoni — inaccettabili sempre, ma che in questo caso sono finalizzati solo a fare cassa senza nemmeno il tentativo di inserirli in una riforma fiscale — indigeribili per i 5 Stelle. Per quanto poi le sanatorie possano inserirsi nel solco di una necessaria «pace fiscale» tra amministrazione finanziaria e cittadini, sempre di condoni si sta parlando. Di sicuro, non si potrà fare come nel caso di quota 100 e reddito di cittadinanza. Le risorse, già scarse allora, lo sono e lo saranno ancor di più con un Paese che cresce a meno dell’uno per cento come scrive Ferruccio de Bortoli a pagina 2 e 3. I saldi di bilancio sono piuttosto stringenti. Un esempio per tutti: la sola presunta flat tax dovrebbe costare circa 12-13 miliardi, coi condoni si può pensare di recuperarne al massimo 3 o 4. Il timore è che alla fine di tutto questo gran parlare, resti solo il disorientamento del Paese di fronte ai continui cambi di campo e priorità indicati dalla maggioranza. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno.