Oil, cinema e reti gas, dove la Cina apre (ma non troppo)
Da agosto la nuova «Lista negativa»
Aperture nella manifattura avanzata, nel settore estrattivo, nei trasporti e nell’intrattenimento entreranno in vigore in Cina dal 30 luglio. Lo scorso 30 giugno, infatti, il ministero del Commercio ha approvato la «Lista Negativa 2019» sia per gli investimenti in tutto il Paese sia in quelli nelle Free Trade Zone. Si tratta di un sistema che indica i settori che sono espressamente vietati e che è alternativo e più permissivo del precedente «catalogo», che invece elencava gli ambiti permessi. A questi si aggiunge la revisione della lista delle operazioni incoraggiate in Cina e, in particolare, nelle aree meno sviluppate dell’interno.
Dalla fine del mese non sarà più obbligatorio avere un partner cinese nelle esplorazioni di petrolio e gas, una decisione salutata con favore dalle grandi compagnie straniere, e saranno rimosse le limitazioni nella costruzione e nella gestione dei cinema, un settore che negli ultimi anni ha conosciuto una forte ascesa. Le aziende italiane potrebbero essere interessate, inoltre, alle modifiche che riguardano partecipazioni nelle reti del gas e del riscaldamento nelle città superiori ai 500 mila abitanti. L’urbanizzazione crescente nel Paese, passata dal 50% al
60% in meno di dieci anni, richiede risposte a nuove esigenze ambientali che le aziende italiane potrebbero offrire. Le novità nelle Ftz riguardano invece gli investimenti in prodotti legati alla pesca e nel settore dell’editoria. Più articolate le modifiche nella lista dei settori incoraggiati.
Il governo di Pechino ha stabilito di aumentare gli ambiti in cui gli investimenti sono promossi, con una particolare attenzione per i settori altamente specializzati come i componenti per il 5G, i macchinari per incisioni a circuiti integrati, robotica e veicoli elettrici. Il provvedimento riguarda anche il settore medico farmaceutico, nello specifico le colture cellulari su larga scala e i composti per la terapia cellulare. Anche il settore dei servizi presenta delle novità, soprattutto nella consulenza fiscale, ingegneristica e tecnica, oltre a revisioni per il settore logistico nella catena del freddo e nell’e-commerce. Se queste aperture ben rappresentano la volontà dell’amministrazione di Xi Jinping di trasformare l’economia cinese da industria che fa leva sul basso valore aggiunto a campione tecnologico, la presenza di forza lavoro a salari ridotti è uno degli aspetti che caratterizza ancora le province più povere del Centro e dell’ovest che il Governo vorrebbe far sviluppare attirando investimenti esteri. L’obiettivo dunque è di attirare investimenti in settori avanzati nelle aree più ricche e promuovere lo sviluppo delle aree più povere. La revisione del 2019 della Lista Negativa si inserisce nel contesto di graduale apertura del mercato cinese. A marzo, infatti, era stata approvata la Nuova Legge sugli Investimenti Stranieri proprio con l’obiettivo di aumentare il flusso di capitali dall’estero e per dimostrare un atteggiamento positivo nei confronti della globalizzazione. Tuttavia, se è vero che il numero di settori vietati alle aziende straniere è in costante calo da anni, oggi sono 40 contro i 180 del 2011, la Cina è ancora molto indietro rispetto alla Media Ocse per quanto riguarda il grado di apertura economica. Inoltre, alcuni critici segnalano come le concessioni avvengano quando ormai il mercato è saturo, come per esempio nel caso citato del cinema dove sono in riduzione i ricavi per sala a causa dell’eccesivo numero di strutture realizzate. L’esigenza di rafforzare un tasso di crescita del Pil in costante rallentamento e le pressioni della guerra commerciale statunitense fanno però presagire ulteriori aperture in tempi brevi.