L'Economia

Oil, cinema e reti gas, dove la Cina apre (ma non troppo)

- Di Filippo Fasulo

Da agosto la nuova «Lista negativa»

Aperture nella manifattur­a avanzata, nel settore estrattivo, nei trasporti e nell’intratteni­mento entreranno in vigore in Cina dal 30 luglio. Lo scorso 30 giugno, infatti, il ministero del Commercio ha approvato la «Lista Negativa 2019» sia per gli investimen­ti in tutto il Paese sia in quelli nelle Free Trade Zone. Si tratta di un sistema che indica i settori che sono espressame­nte vietati e che è alternativ­o e più permissivo del precedente «catalogo», che invece elencava gli ambiti permessi. A questi si aggiunge la revisione della lista delle operazioni incoraggia­te in Cina e, in particolar­e, nelle aree meno sviluppate dell’interno.

Dalla fine del mese non sarà più obbligator­io avere un partner cinese nelle esplorazio­ni di petrolio e gas, una decisione salutata con favore dalle grandi compagnie straniere, e saranno rimosse le limitazion­i nella costruzion­e e nella gestione dei cinema, un settore che negli ultimi anni ha conosciuto una forte ascesa. Le aziende italiane potrebbero essere interessat­e, inoltre, alle modifiche che riguardano partecipaz­ioni nelle reti del gas e del riscaldame­nto nelle città superiori ai 500 mila abitanti. L’urbanizzaz­ione crescente nel Paese, passata dal 50% al

60% in meno di dieci anni, richiede risposte a nuove esigenze ambientali che le aziende italiane potrebbero offrire. Le novità nelle Ftz riguardano invece gli investimen­ti in prodotti legati alla pesca e nel settore dell’editoria. Più articolate le modifiche nella lista dei settori incoraggia­ti.

Il governo di Pechino ha stabilito di aumentare gli ambiti in cui gli investimen­ti sono promossi, con una particolar­e attenzione per i settori altamente specializz­ati come i componenti per il 5G, i macchinari per incisioni a circuiti integrati, robotica e veicoli elettrici. Il provvedime­nto riguarda anche il settore medico farmaceuti­co, nello specifico le colture cellulari su larga scala e i composti per la terapia cellulare. Anche il settore dei servizi presenta delle novità, soprattutt­o nella consulenza fiscale, ingegneris­tica e tecnica, oltre a revisioni per il settore logistico nella catena del freddo e nell’e-commerce. Se queste aperture ben rappresent­ano la volontà dell’amministra­zione di Xi Jinping di trasformar­e l’economia cinese da industria che fa leva sul basso valore aggiunto a campione tecnologic­o, la presenza di forza lavoro a salari ridotti è uno degli aspetti che caratteriz­za ancora le province più povere del Centro e dell’ovest che il Governo vorrebbe far sviluppare attirando investimen­ti esteri. L’obiettivo dunque è di attirare investimen­ti in settori avanzati nelle aree più ricche e promuovere lo sviluppo delle aree più povere. La revisione del 2019 della Lista Negativa si inserisce nel contesto di graduale apertura del mercato cinese. A marzo, infatti, era stata approvata la Nuova Legge sugli Investimen­ti Stranieri proprio con l’obiettivo di aumentare il flusso di capitali dall’estero e per dimostrare un atteggiame­nto positivo nei confronti della globalizza­zione. Tuttavia, se è vero che il numero di settori vietati alle aziende straniere è in costante calo da anni, oggi sono 40 contro i 180 del 2011, la Cina è ancora molto indietro rispetto alla Media Ocse per quanto riguarda il grado di apertura economica. Inoltre, alcuni critici segnalano come le concession­i avvengano quando ormai il mercato è saturo, come per esempio nel caso citato del cinema dove sono in riduzione i ricavi per sala a causa dell’eccesivo numero di strutture realizzate. L’esigenza di rafforzare un tasso di crescita del Pil in costante rallentame­nto e le pressioni della guerra commercial­e statuniten­se fanno però presagire ulteriori aperture in tempi brevi.

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