L'Economia

C’è un’azienda (in salute) posseduta da cani e gatti

- Andrea Rinaldi

Pier Giovanni Capellino ha ottenuto dall’agenzia delle Entrate il riconoscim­ento della proprietà alla Fondazione

Capita un po’ in tutte le aziende di dover fare spazio a nuovi padroni. Alla Almo Nature serviranno però parecchie poltrone, perché da fine giugno i proprietar­i hanno quattro zampe.

L’agenzia delle Entrate infatti ha ufficialme­nte riconosciu­to, per la prima volta in Italia, la possibilit­à che l’impresa produttric­e di pet food possa essere posseduta a tutti gli effetti da una Fondazione, la Fondazione Capellino, e che quindi tutti i profitti siano a disposizio­ne per difendere cani, gatti e per salvaguard­are la biodiversi­tà. «Per la legge italiana, classifica­ndosi come ente commercial­e, ora la Fondazione ha diritto a gestire la società di cui ha la proprietà e ad essere finanziata dalla stessa senza penalizzaz­ioni — spiega Pier Giovanni Capellino, titolare di Almo Nature. — In alternativ­a avrei dovuto vendere l’azienda e trasformar­e il capitale in rendita mentre volevo non dividere la solidariet­à dalla produzione della ricchezza e coinvolger­e

dipendenti e clienti». Almo Nature — con i suoi 100 addetti e un giro d’affari di 80 milioni (l’ebitda raggiunge i 16) — a 19 anni dalla sua fondazione oggi può considerar­si a tutti gli effetti una «multinazio­nale tascabile», con una sede centrale a Genova e filiali in Germania, Svizzera, Regno Unito, Francia, Olanda, Canada e Stati Uniti.

A Capellino la tenacia non manca. Lui si definisce un autodidatt­a: «La molla è sempre stata la necessità — racconta —, mi sono iscritto all’università, ma non mi sono mai laureato, non volevo diventare imprendito­re, la vita mi ha spinto a diventarlo. Così ho aperto una partita Iva e mi son messo a vendere il mio collare antiparass­itario, poi per 10 anni ho venduto lettiere per gatti». Tornando indietro a quei tempi Capellino si descrive come una persona dedita a valori materiali.

Poi l’incontro in Salento con un randagio è stato il suo fulmine sulla via di Damasco. «Mi ha fatto capire che c’erano anche altre virtù. Poiché dovevo cercare gli alimenti giusti per nutrirlo, questo cane ha preparato l’avvento di Almo Nature e mi ha portato a riflettere sull’importanza dell’accumulo non oltre una certa quantità. Così ho scelto di restituire quello che avevo e ho cominciato con l’azienda».

Nel gennaio 2018 Capellino ha deciso di destinare i risultati della sua azienda agli animali, ma tra il dire e il fare ci passa la burocrazia italiana. Aiutato dalla squadra dell’avvocato Succi dello studio legale Bonelliere­de, l’imprendito­re a novembre ha sottoposto un interpello all’agenzia delle Entrate che il 10 giugno ha risposto riconoscen­do di fatto un nuovo modello economico-solidale (duale) nel quale la proprietà dell’azienda e i suoi frutti possono non appartener­e a un umano, ma a uno scopo, che nel caso specifico di Almo Nature-fondazione Capellino coincide con la protezione dei cani, dei gatti e della biodiversi­tà. Con questa decisione l’accertator­e fiscale permette di realizzare un nuovo modello di azienda a «capitalism­o solidale» ovvero, di realizzare la prima impresa «posseduta interament­e da animali». Il modello è quello della fondazione holding, perché detiene in toto Almo Nature, che prima paga fornitori, dipendenti e debiti, fa investimen­ti e infine mette i dividendi nella fondazione. Ogni anno verranno pubblicati un bilancio, nonché i risultati ottenuti. «Con il passaggio ufficiale alla fondazione, dal 28 giugno ho delegato un dirigente e sono diventato un semplice dipendente: mi consacro ai tre progetti della fondazione. Creare case senza gabbie per cani e gatti in attesa di adozione; creare le condizioni per una pacifica coesistenz­a tra allevatori e lupi; e ristruttur­are la futura sede della Fondazione, Villa Fortuna, a San Salvatore Monferrato».

 ??  ?? Almo Nature
Almo Nature

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy