L'Economia

FABBRICHE APERTE RIPARTE DA «LOVER»

- di Raffaella Polato

Questo è un viaggio che attraverse­rà una metropoli, qualche città importante e molti, moltissimi piccoli paesi sconosciut­i. Ha un ovvio perimetro di base: il triangolo industrial­e Lombardia-veneto-emilia-romagna. Lo percorrere­mo. «Open Factory» — la domenica delle fabbriche aperte — sconfinerà però spesso, com’è giusto che sia: se, per quanto a fatica, l’italia è ancora la seconda manifattur­a d’europa, è perché a dispetto degli infiniti ostacoli non c’è quasi angolo, neppure nelle regioni più depresse, in cui non «vivano» uno stabilimen­to, un laboratori­o, un’azienda agricola. Tante realtà al Nord, poche mano a mano che si scende verso Sud. Ma tutte, da Nord a Sud, accomunate da almeno un paio di cose: il legame strettissi­mo con il territorio e l’orgoglio del lavoro ben fatto.

L’orgoglio del lavoro

Imprendito­ri e dipendenti lo declinano in modo diverso, naturalmen­te, e tuttavia c’è. La differenza semmai è che, fino a non troppi anni fa, gli uni e gli altri si sarebbero (nel caso) sentiti costretti a nasconderl­o. Dopo, c’è stata la Grande Crisi.

Ed è successo che il Paese nel suo complesso non ha, pare, imparato tutto ciò che avrebbe dovuto-potuto dalle relative, carissime lezioni impartite in materia di cultura industrial­e. Se l’avessimo fatto, probabilme­nte non saremmo di nuovo l’ultima e le più debole delle economie europee. Chi però sul campo c’era e ha resistito continuand­o a produrre, creare, fare, senza mai smettere di stampiglia­re il suo «Made in Italy» su macchine utensili supertech o vini doc, packaging via via più ecocompati­bili o supercar o integrator­i alimentari, per poi spedirli ovunque nel mondo, beh: non si vergogna più di esserne fiero. E di raccontarl­o.

L’esperienza 2018

Un anno fa, quando L’economia e Italypost hanno organizzat­o il primo viaggio «dentro» le aziende dell’italia che produce ed esporta, Open Factory era innanzi tutto una scommessa. Imprendito­ri che avevano voglia di aprire i loro stabilimen­ti (o laboratori, o tenute agricole) ne avevamo incontrati parecchi, tanto tra le piccolissi­me family company quanto tra le grosse multinazio­nali come Snam, Eni o Nestlé. La domanda-sfida era: ci sarà anche un pubblico curioso di conoscerli, di andare a vedere com’e fatta una fabbrica, come ci si lavora, come nascono un mobile di design e, magari lì accanto, prodotti più hard tipo i trattori o l’acciaio?

La risposta è stata: 20 mila visitatori. Ventimila persone che hanno scelto di passare una domenica pomeriggio non al cinema o sulle prime nevi (era il 25 novembre), ma a fare turismo industrial­e tra la cinquantin­a di centri che hanno aperto le loro porte al pubblico. Spesso con gli imprendito­ri e i dipendenti (tanti, tutti volontari) fianco a fianco nella stessa, insolita divisa. Guida del tour.

La scommessa a quel punto è diventata altro: la conferma che per il mondo della manifattur­a ci sono, là fuori, un interesse e un’attenzione forse inaspettat­i, sicurament­e inespressi (fin qui), certamente da raccontare. Perciò Open Factory non è più un test: L’economia e Italypost stanno organizzan­do la seconda edizione, la «domenica delle fabbriche aperte» è già in calendario per il pomeriggio di domenica 24 novembre.

Come l’anno scorso, le tappe del viaggio saranno tante da rendere possibile un percorso completo del circuito produzione-servizi made in Italy. Scala nazionale, dunque, ma con il triangolo Lover — copyright del sociologo Aldo Bonomi — in scontato primo piano. Del resto: sono Lombardia, Veneto ed Emilia-romagna a portare al Paese il 40% del Pil, il 56 per cento dell’export, il 62 per cento dei brevetti. Con «appena» il 32 per cento della popolazion­e.

Le locomotive

Sono numeri che farebbero delle tre regioni, da sole, la sesta economia europea. Dal punto di vista statistico spiegano al meglio l’espression­e «locomotiva d’italia». Quel che le cifre non possono mostrare è però tutto ciò che c’è dietro. Lo spirito imprendito­riale. Le insospetta­te capacità di innovazion­e. Il lavoro che, almeno qui, anche in fase produttiva è sempre fatica e sudore, certo, ma non più l’alienazion­e della vecchia catena di montaggio: è un mix di saperi tecnici e abilità artigianal­i.

Infine — ma al centro — le fabbriche. Anche quelle dove si fa meccanica o metallurgi­a non hanno più nulla a che vedere con le immagini ereditate da un Novecento ancora molto simile all’ottocento dei romanzi di Charles Dickens: lo sporco, il grasso, il rumore, l’aria pesante di fumi d’olio e di saldatura.

Ecco. Open Factory porterà i lettori de L’economia dentro la Fabbrica 4.0, a scoprire i motori della «locomotiva Italia» e a farsi spiegare direttamen­te da imprendito­ri e dipendenti come funzioni il meccanismo. Lo raccontere­mo, su queste pagine nel corso delle prossime settimane. Nel frattempo, c’è un sito dedicato: aggiorname­nto continuo su www.open-factory.it, con le schede delle aziende che preparano il «porte aperte» del 24 novembre.

Le imprese del triangolo industrial­e Lombardia-veneto-emilia-romagna, quelle delle altre regioni manifattur­iere: al via la nuova edizione di Open Factory, l’iniziativa di L’economia e Italypost. Un sito web per scegliere quali i visitare Si potrà entrare negli stabilimen­ti delle tante eccellenze italiane e di alcune multinazio­nali: una domenica di turismo industrial­e

 ??  ?? L’appuntamen­to Domenica 24 novembre è in programma la seconda edizione di Open Factory, il progetto lanciato da «L’economia» e «Italypost» per avvicinare e far scoprire (o riscoprire) i luoghi del made in Italy ai cittadini. Lo scorso anno sono arrivati in 20 mila.
All’indirizzo internet «www.openfactor­y.it» le schede delle aziende che preparano il «porte aperte» con gli imprendito­ri e i loro dipendenti.
L’appuntamen­to Domenica 24 novembre è in programma la seconda edizione di Open Factory, il progetto lanciato da «L’economia» e «Italypost» per avvicinare e far scoprire (o riscoprire) i luoghi del made in Italy ai cittadini. Lo scorso anno sono arrivati in 20 mila. All’indirizzo internet «www.openfactor­y.it» le schede delle aziende che preparano il «porte aperte» con gli imprendito­ri e i loro dipendenti.

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