La blockchain certifica la madreperla e la conchiglia «nutre» la cosmesi
Dai mari australi alla provincia di Brescia il viaggio è lungo, ma certificato. Le perle utilizzate da Berbrand, multinazionale italiana che produce bottoni per l’alta moda con prestigiose materie prime, hanno, tra i loro punti di forza, l’essere tutte tracciate tramite blockchain. «Il nostro sistema 1Trueid consente di monitorare in real time i prodotti lungo la supply chain — racconta il fondatore Emanuele Bertoli —. Lo scopo è prevenire la contraffazione, bloccandone la vendita sui canali non ufficiali».
Fondata 25 anni fa, l’azienda di Adro, in provincia di Brescia, oggi produce bottoni e accessori e identifica e certifica la provenienza della madreperla per le aziende del lusso come Valentino, Hugo Boss e altri. «Coltiviamo madreperla, la pregiata Pinctada maxima australiana, tramite certificazioni sostenibili che ne garantiscono l’elevata qualità, in Australia e Indonesia», continua Bertoli. L’impresa, che produce 800 mila bottoni a settimana, principalmente in Vietnam, ne
supervisiona l’approvvigionamento all’origine, la successiva trasformazione sempre in Asia, fino alla consegna in Italia.
L’altra faccia del business è il recupero della materia prima: della conchiglia non si butta via niente. «Il guscio viene utilizzato per gli accessori, come gioielleria e quadranti per gli orologi, il mollusco viene venduto a Slow Food, mentre il 100% delle polveri della conchiglia vengono compresse, trattate e sterilizzate e vendute alla cosmesi che le usa come carbonato di calcio naturale per integratori e creme anti età», prosegue l’imprenditore. Sempre in un ottica di riciclo, Berbrand «trasforma la conchiglia anche in un particolare microfilm, che viene utilizzato oltre che nell’industria della moda, anche per i rivestimenti dell’automotive e nell’occhialeria», conclude Bertoli. Il fatturato del gruppo, che detiene ben otto brevetti, in Italia è di due milioni di euro.