L'Economia

LUSSO, DOPO LA BORSA DAMIANI CERCA MARCHI

Archiviato il delisting, Guido spiega i piani del gruppo di Valenza Nuovi brand del design accanto a Venini e la fabbrica per i big

- Di Enrica Roddolo

tà di design che potrebbero completars­i con i vetri Venini: capolavori come i gioielli, basta pensare che un Venini, La Sentinella di Venezia di Thomas Stearns, è stato battuto all’asta a 737 mila dollari, l’opera in vetro di Murano più pagata della storia. Nostro padre Damiano aveva una passione per questi vetri, ma nulla di sentimenta­le. C’era un’opportunit­à e crediamo brand: abbiamo aperto store a Milano, Tokyo e stiamo ampliando il canale di distribuzi­one trade con una speciale attenzione al contract».

Già, avete illuminato con Venini il locale Carlo e Camilla in Duomo come il negozio Bulgari a Roma...

«E con i giganti del lusso lavoreremo sempre più a stretto contatto con un nuovo stabilimen­to a Valenza dove realizzere­mo pezzi per conto terzi».

Per i big del lusso che hanno diversific­ato anche nella gioielleri­a?

«Sì, creeremo una nuova divisione business ad hoc. Dodicimila metri di stabilimen­to, si parte in estate: dieci milioni circa di investimen­to per essere operativi dal 2021. Intanto nel 2019 Damiani festeggia i 95 anni con un’edizione del gioiello simbolo della Maison, il collier Belle Époque Rainbow, con gemme multicolor­e. Ma da qui al 2020 molte energie saranno dedicate a Salvini, gioielli in oro e diamanti di fascia più democratic­a: vediamo grandi opportunit­à di mercato in Asia, Cina, Corea e in Giappone dove da sempre siamo fortissimi con Damiani. Veri competitor non ce ne sono, solo player locali o bijoux».

Nel portfolio Damiani c’è pure Rocca: multimarca quando tutti aprivano monomarca?

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Al timone Giorgio, Silvia e Guido Damiani controllan­o il gruppo di gioielleri­a

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