LUSSO, DOPO LA BORSA DAMIANI CERCA MARCHI
Archiviato il delisting, Guido spiega i piani del gruppo di Valenza Nuovi brand del design accanto a Venini e la fabbrica per i big
tà di design che potrebbero completarsi con i vetri Venini: capolavori come i gioielli, basta pensare che un Venini, La Sentinella di Venezia di Thomas Stearns, è stato battuto all’asta a 737 mila dollari, l’opera in vetro di Murano più pagata della storia. Nostro padre Damiano aveva una passione per questi vetri, ma nulla di sentimentale. C’era un’opportunità e crediamo brand: abbiamo aperto store a Milano, Tokyo e stiamo ampliando il canale di distribuzione trade con una speciale attenzione al contract».
Già, avete illuminato con Venini il locale Carlo e Camilla in Duomo come il negozio Bulgari a Roma...
«E con i giganti del lusso lavoreremo sempre più a stretto contatto con un nuovo stabilimento a Valenza dove realizzeremo pezzi per conto terzi».
Per i big del lusso che hanno diversificato anche nella gioielleria?
«Sì, creeremo una nuova divisione business ad hoc. Dodicimila metri di stabilimento, si parte in estate: dieci milioni circa di investimento per essere operativi dal 2021. Intanto nel 2019 Damiani festeggia i 95 anni con un’edizione del gioiello simbolo della Maison, il collier Belle Époque Rainbow, con gemme multicolore. Ma da qui al 2020 molte energie saranno dedicate a Salvini, gioielli in oro e diamanti di fascia più democratica: vediamo grandi opportunità di mercato in Asia, Cina, Corea e in Giappone dove da sempre siamo fortissimi con Damiani. Veri competitor non ce ne sono, solo player locali o bijoux».
Nel portfolio Damiani c’è pure Rocca: multimarca quando tutti aprivano monomarca?