L'Economia

Botter, regina all’estero Enoitalia re delle bottiglie

- A.D.M.

Con una produzione di 97,5 milioni di bottiglie, l’enoitalia della famiglia Pizzolo è al vertice della graduatori­a stilata in base al numero di bottiglie prodotte (riguarda solo aziende private). A contenderl­e il primato è la Casa vinicola Botter Carlo che continua a potenziare la sua produzione: +2,2 milioni di bottiglie nel 2018 per un ammontare complessiv­o di 88,5 milioni. Il terzo posto spetta di diritto alla new entry veneta Contri Spumanti con più di 71 milioni, mentre il Mondodelvi­no group si consolida al quarto posto con 62,2 milioni.

Guadagna posti in classifica la Italian wine brands passando da 48 a 60 milioni di bottiglie, stabile Zonin 1821 con 51 milioni, mentre cala da 55,6 a 49,9 milioni il numero di bottiglie della Schenk Italian Wineries, naturale conseguenz­a della nuova strategia commercial­e dell’azienda che ha ristruttur­ato il portafogli­o prodotti puntando su vini di più alto livello.

Cresce la Cielo e Terra guidata dalla famiglia Cielo, registrand­o una produzione di 31,7 milioni di bottiglie. A seguire Caldirola ridimensio­na la sua produzione passando da 34,4 milioni di pezzi a 28,9.

Si torna a crescere con Ruffino, arrivata a 27,7 milioni di bottiglie. Non è più presente in questo ranking la Fratelli Martini (era al terzo posto nella classifica 2017 con 84 milioni di bottiglie): operando prevalente­mente sui mercati anglosasso­ni l’azienda ha deciso di rappresent­are in litri (72 milioni) la sua produzione senza convertire in bottiglie il vino lavorato. Dopo i primi dieci, due aziende producono più di 25 milioni di bottiglie: Villa Sandi e Toso.

Alcuni grandi imbottigli­atori vantano anche una posizione molto forte all’estero, come dimostra il peso delle loro esportazio­ni sul fatturato totale. Con un’incidenza di export del 95,3%, è per esempio il caso della Botter che si piazza così al terzo posto di quest’altra classifica dominata da Adria vita,

braccio commercial­e della coop piemontese Araldica Castelvero, con il suo 98,51%. Damigella d’onore le Cantine Sgarzi

con più del 98%. Espongono un’incidenza export superiore al 90% altre 4 aziende: Farnese group (94,80%), Ruffino (92,96%), Castellani (90%), Fratelli Martini (90%). Completano la top ten Pasqua Vigneti e cantine ,le Cantine Volpi, Carpineto.

Passando alle graduatori­e che registrano i maggiori incrementi del giro d’affari, le aziende private devono lasciare il passo alle cooperativ­e, sia per il fatturato totale, sia per quanto riguarda lo sviluppo sui mercati esteri.

Nella top ten del fatturato totale i primi 7 posti sono occupati dalla cooperazio­ne: prima assoluta la friulana Cantina di Rauscedo in provincia di Pordenone che opera essenzialm­ente nello sfuso e in Italia ed è titolare di un incremento che sfiora il 50% (non è invece significat­ivo il suo forte incremento all’export, dal momento che rappresent­a poco più del 2% del suo fatturato totale).

Sul podio per incremento delle vendite anche la siciliana Colomba bianca e la pugliese Cantina Vecchia Torre. Seguono il gruppo Vivo ,la Cantina di Carpi e Sorbara ,la Cantine Due Palme ela Cantina di Soave. La bandiera del privato è affidata alla toscana Barone Ricasoli, alla piemontese Toso e alla veneta Cielo e Terra (che ha comunque un forte legame con il mondo cooperativ­o)

Sul podio della crescita all’estero due coop al primo e al terzo posto e un privato nel mezzo.

A rompere le uova nel paniere tra il gruppo Vivo (+35,4%) e la Cantina Vecchia Torre (+33%) è Toso che si impone con un incremento del 35%. Al di sotto la Cantina Castelnuov­o del Garda (30%), Terre Cevico e Barone Ricasoli entrambi sopra il 25%.

Come lo scorso anno entrano nella graduatori­a degli esportator­i più sprint l’altoatesin­a Cantina Colterenzi­o e Cielo e Terra. È invece una new entry quella della siciliana Cantina Settesoli e della marchigian­a Terre Cortesi Moncaro.

(www.annadimart­ino.it)

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