aLe buone azioni da tenere nel cassetto
Un dollaro investito nel 1900 a Wall Street oggi ne vale, al netto di oltre un secolo d’inflazione, più di 1.500 Google, Coca Cola, Novartis, Total, Lvmh, Recordati o Reply? Come scegliere i titoli per i prossimi decenni
Tutti i risparmiatori sono cassettisti. O meglio, dovrebbero comportarsi come tali quando investono in Borsa: scegliere bene i titoli da acquistare, possibilmente tra quelli capaci di consegnare un flusso di reddito costante, e dimenticarsene per un po’. Nella consapevolezza che fare trading, comprare e vendere azioni in Borsa cercando di cogliere movimenti di breve o brevissimo termine, può essere molto pericoloso per chi è inesperto.
Ma come vanno selezionate le azioni da inserire nel prezioso cassetto? E qual è l’orizzonte corretto di riferimento? Le risposte a queste domande, che L’economia ha costruito con l’aiuto di due esperti, offrono le coordinate per evitare manovre azzardate. «Bisogna focalizzarsi su società solide finanziariamente, che vantano un posizionamento competitivo robusto:
leader nel proprio comparto, operano in settori con evidenti barriere all’ingresso e sono guidate da un management capace, meglio ancora se è sensibile ai temi della responsabilità sociale e ambientale». Così Angelo Meda, responsabile azionario di Banor sim tratteggia l’identikit delle società cui i cassettisti dovrebbero rivolgere la propria attenzione. Il tema dei dividendi non è trascurabile: «L’ideale sarebbe trovare titoli in grado di staccare delle cedole in modo sistematico: un rendimento da dividendi interessante può oscillare tra il 3-4%.
« Il punto però non è tanto il livello assoluto del dividend yield, quanto la sua sostenibilità nel tempo», spiega Paolo Rizzo, partner di Anthilia sgr. Soprattutto sulla lunga distanza, infatti, il flusso di reddito generato dallo stacco delle cedole a favore degli azionisti è in grado di fare la differenza. Basti pensare agli «aristocratici dei dividendi»: sono titoli americani capaci di consegnare coupon in crescita costante per almeno 25 anni consecutivamente, che hanno ottenuto un rendimento totale (apprezzamento in conto capitale più dividendi) del 16,3% l’anno negli ultimi 10, un punto e mezzo in più su base annua rispetto all’s&p500, già campione di performance.
La selezione
Tra i 10 nomi selezionati dagli esperti per L’economia a titolo esemplificativo, il contributo delle cedole azionarie alla voce total return, è in alcuni casi sorprendente: vale quasi 200 punti percentuali in un decennio per un gigante del lusso come Lvmh. Il 130% per Givaudan, azienda svizzera che produce fragranze e profumi. Poco meno (125%) per la multinazionale olandese Unilever (vedi tabella). «In generale, meglio pescare nei settori meno ciclici: perché quando l’economia tira, fanno molto bene, ma scivolano facilmente in fasi di frenata», osserva Rizzo. Il lusso, i cosmetici – ad esempio, L’oreal, spiega il gestore di Anthilia – i prodotti per la casa, i profumi, sono bacini naturali a cui guardare. Anche i campioni farmaceutici, «come Novartis», dice Rizzo. O Glaxo, citato da Meda, insieme a Kraft, accanto a un ever green come Coca Cola.
«Anche Google potrebbe benissimo entrare in questo portafoglio, insieme a Total», spiega il gestore di Banor: la scommessa è che i due big, che mostrano un profilo relativamente più ciclico, siano in grado di veleggiare senza troppa difficoltà, superando temporanee fasi di debolezza. Calibrare correttamente l’orizzonte di riferimento è in ogni caso centrale: «deve essere almeno di tre o quattro anni. Più è esteso, meglio è», chiosa Rizzo.
Più lontano
Del resto è proprio sulla lunga distanza che l’investimento azionario ha dato maggiori gratificazioni. Lo ricorda, numeri alla mano, una ricerca del Credit Suisse: un dollaro investito in azioni americane nel 1900 ha moltiplicato esponenzialmente il suo valore fino a 1.521 dollari, al netto dell’inflazione, mettendo a segno un rendimento reale annuo del 6,4%: lo stesso biglietto verde destinato ai bond avrebbe solo decuplicato il suo valore in 118 anni. Un esempio estremo, vista l’ampiezza della finestra
temporale, che, tuttavia, trasmette un messaggio inequivocabile. Bisogna però fare i conti anche con le condizioni di mercato al momento dell’acquisto. I titoli con i fondamentali solidi sono naturalmente i più gettonati in fasi di incertezza, quando anche chi investe in azioni cerca un po’ di protezione. Rischiano quindi di essere un’area sovraffollata. «Le quotazioni non sono certo a buon mercato», segnala Rizzo, convinto che una correzione nell’ordine del 5/10% sarebbe salutare: «offrirebbe lo spunto per un ingresso a condizioni più vantaggiose». Secondo il responsabile azionario di Banor sim, invece, «è ancora possibile trovare titoli da cassettista con un rapporto prezzo utili tra 20 e 30, non clamorosamente cari, considerando gli attuali livelli dei tassi». Per garantire un livello adeguato di diversificazione, però, suggerisce, bisognerebbe avere un giardinetto di almeno 10 titoli. «Ma non più di 30», precisa. «La ricerca accademica ha dimostrato che oltre questa soglia il contributo in termini di ulteriore diversificazione del rischio svanisce».