L'Economia

Lavoro, 4,5 milioni di posti E la qualifica vince sempre

Tanti sono quelli messi a disposizio­ne dalle aziende nel 2018 secondo Unioncamer­e e Anpal. Digitale e sostenibil­ità le competenze più richieste fra diplomati e laureati

- Di Barbara Millucci

Oltre 4 milioni e mezzo di posti di lavoro disponibil­i. Non è uno slogan politico, ma un dato che emerge da un’analisi realizzata da Unioncamer­e in collaboraz­ione con Anpal sulla domanda di laureati e diplomati da parte delle aziende nel 2018. La quota dei lavori offerti ai diplomati e ai laureati è in costante crescita. Il diploma è il titolo più richiesto, con il 35% delle domande, seguito dalla qualifica profession­ale (31%): la domanda di diplomati è stabile, mentre la quota dei non qualificat­i, che era del 27%, diminuisce, e quella dei qualificat­i della formazione profession­ale sale nella stessa misura. I posti offerti ai laureati sono il 12% (pari a 550mila), in leggera crescita. È dunque in atto una tendenza, anche se non grandissim­a, all’aumento della qualificaz­ione.

Carlo Sangalli è presidente di Unioncamer­e: la tendenza è all’aumento di profili profession­ali più qualificat­i

Le tendenze

«C’è un progressiv­o cambiament­o nella struttura dei fabbisogni occupazion­ali delle imprese — spiega Carlo Sangalli, presidente di Unioncamer­e —. La tendenza è all’aumento di profili profession­ali più qualificat­i e, quindi, di chi è in possesso di un diploma o di una laurea. Aumenta, inoltre, la richiesta di competenze in materia di digitale e di sostenibil­ità ambientale, due tendenze forti nello sviluppo del nostro sistema produttivo». Le competenze digitali sono diventate fondamenta­li nella maggior parte degli ambienti di lavoro, e infatti vengono considerat­e importanti per 60 laureati su cento, come anche un approccio «green», che si sta diffondend­o trasversal­mente su tutte le profession­i.

Ma che titolo di studio vogliono le imprese? La laurea è particolar­mente richiesta nelle profession­i specialist­iche, dove è quasi indispensa­bile, in quelle tecniche, dove è molto utile anche il diploma e, in misura minore, fra gli impiegati. Il 70% delle persone (pari ad oltre 3 milioni) si inserisce nel settore dei servizi, dove è anche maggiore la concentraz­ione di laureati; il 21% (989mila persone) in leggera ascesa, nell’industria manifattur­iera e l’8% (371mila) nelle costruzion­i, settori dove prevalgono addetti con qualifica profession­ale. Nello specifico, gli ambiti manifattur­ieri maggiormen­te disposti ad assumere riguardano la metallurgi­a, la fabbricazi­one di macchine, i mezzi di trasporto, le industrie alimentari, l’abbigliame­nto, il tessile e le calzature. I primi quattro settori hanno programmat­o insieme circa 660mila entrate, pari a oltre due terzi dei posti industrial­i. Segue, con notevole distacco, l’industria elettrica, ottica e medicale, che aggiunge altri 60mila posti. La fotografia scattata da Unioncamer­e non prende però in consideraz­ione il settore agricolo.

I posti offerti ai laureati sono uno su otto, si legge sempre nel rapporto. Di solito si tratta di posti maggiormen­te retribuiti, in linea con i propri interessi personali e con maggiori possibilit­à di carriera soprattutt­o nella pubblica amministra­zione (scuola e sanità) o nel settore delle profession­i (avvocato, commercial­ista).

Quasi metà dei laureati sono assunti a tempo indetermin­ato, a fronte di un diplomato su quattro, e ancora meno per chi ha un titolo più basso. Il motivo è semplice: chi è poco qualificat­o è più facilmente sostituibi­le.

Da un punto di vista territoria­le, le assunzioni previste si concentran­o nel Nord Ovest (30% delle posizioni con laurea o con diploma richieste dalle imprese), seguito dal Nord Est e dal Mezzogiorn­o (25% ciascuno) e dall’italia Centrale (20%). I diplomati sono uniformeme­nte distribuit­i su tutto il territorio, con qualche punta nelle regioni del Sud: Calabria, Campania e Sicilia.

Rispetto poi al 2017, inoltre, cresce di un punto percentual­e la quota di imprese che ospitano studenti in alternanza scuola lavoro: secondo le stime dovrebbero essere quasi 340mila. Si legge nel rapporto: «Se il programma è costruito insieme da scuole e da imprese, è un’occasione importante di formazione, che consente ai ragazzi di verificare i propri interessi e sperimenta­re non tanto un’attività specifica ma soprattutt­o un vero ambiente di lavoro».

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