Puntate su chi ha pochi concorrenti
Se il ciclo economico sta finendo
Imercati azionari non sembrano volersi fermare. Neanche le tensioni tra Usa e Iran hanno scalfito il buon andamento dei listini, che negli ultimi 11 anni hanno mostrato uno straordinario rapporto rischio-rendimento. Tant’è che oggi in tanti si chiedono se il prolungarsi di questa fase rialzista non possa dare origine a un pericoloso movimento correttivo. Secondo Robert Almeida, portfolio manager e global investment strategist di Mfs, la longevità del ciclo non rappresenta un reale fattore di rischio: «sono gli squilibri a innescare le correzioni di mercato, non il prolungarsi del ciclo – spiega –. Ciò che conta davvero sono la fase in cui ci troviamo e il profilo di rischio-rendimento».
Ma a che punto siamo? «Crediamo che il mercato presenti i sintomi tipici di una dinamica di fine ciclo — risponde Almeida —. Negli anni ‘90 e 2000, gli eccessi nel settore tecnologico e immobiliare erano chiari. Oggi, invece, gli eccessi di capitale sono meno palesi. Inoltre, i rendimenti dei mercati azionari ed obbligazionari sono cresciuti in maniera lineare e quasi indifferenziata. Probabilmente quasi tutto il rendimento di portafoglio è riconducibile al beta di mercato (è l’attitudine di un titolo a variare in funzione dell’andamento generale, ndr )o delle diverse asset class, mentre il contributo di alpha (ovvero la capacità di un titolo di creare valore indipendentemente dal mercato, ndr) è stato verosimilmente minimo».
La geografia
Un comportamento tipico di metà-fine ciclo, quando la domanda degli investitori supera nettamente l’offerta disponibile e il capitale è allocato indistintamente. Eppure, i listini continuano a salire. «D’altronde, i mercati sono autoreferenziali, in quanto gli acquisti conducono a ulteriori acquisti e le vendite ad altre vendite — aggiunge Almeida —. Nonostante le minori possibilità di raggiungere gli straordinari livelli di rendimento tipici della fase iniziale del ciclo, la domanda degli investitori aumenta. Quando la fiducia è elevata, si ricorre spesso alla leva finanziaria per incrementare la performance, in modo da compensare il minore potenziale di rendimento. In un contesto in cui gli investitori cercano di uguagliare i rendimenti realizzati nella prima fase del ciclo economico, l’analisi del profilo di rischio e di rendimento e la due diligence passano in secondo piano».
E in genere è in questo momento che si commettono gli errori negli investimenti, con il capitale che non viene allocato in modo corretto. L’ironia del contesto di stabilità dei mercati di metà ciclo, quando domanda e offerta sono
Società ed emissioni obbligazionarie con cash flow durevoli, sostenuti da proprietà intellettuali uniche e da elevate barriere all’entrata