LUCA SPADA COSÌ ACCELERIAMO SULLA RETE PER TUTTI (E TUTTI CI CERCANO)
Il fondatore di Eolo spiega il piano da 150 milioni per raggiungere altri 1.500 piccoli comuni con la tecnologia Fwa
«Èsuccesso in poche ore quello che aspettavo da anni. L’ho capito quando ho visto mia madre, 72 anni, insegnare yoga alle sue alunne via Zoom». Luca Spada profetizzava l’era della «wi-fi society» da 30 anni. Da quando, ingegnere mancato ma appassionato di telecomunicazioni, tornò entusiasta su quello che a Santa Barbara, in California, avevano appena chiamato Internet. «Quel periodo di studi all’università mi cambiò la vita. Tutti parlavano di questa rete di informazione, aperta e condivisa, e io decisi che dovevo dedicarci la vita». Nel 1994 torna in Italia e crea così la sua prima società, Skylink, «un service provider grazie ad un prestito di mio papà di 10 milioni di lire che me lo concesse tra lo scettico e il curioso». Poco dopo trova un socio e nasce Inet. L’idea del service provider «risulta vincente tanto che la società arriva persino a quotarsi in Borsa nel 1998». Due anni dopo British Telecom, desiderosa di entrare nel mercato italiano, lancia un’opa su Inet «e mi liquida permettendo di incassare una ricca plusvalenza prima dello scoppio della bolla della net economy. Quei soldi sono il capitale iniziale di Eolo».
La novità
Spada è sempre stato un «matto» visionario, prendendo in prestito Erasmo da Rotterdam. Da un garage di Casciago, comune di 3.700 abitanti del Varesotto, ha creato dal nulla uno dei primi operatori in Italia. Ha deciso da subito di posizionarsi sui piccoli comuni afflitti dalla «banda stretta» dimenticati dai concorrenti senza consistenti sussidi pubblici nelle zone «a fallimento di mercato». Eolo ha scommesso da 15 anni sulla tecnologia Fwa, fixed wireless access, una tecnologia ibrida fibra-radio su cui ora stanno convergendo anche Tim, Vodafone e Fastweb. Il wireless ad onde radio si giova della capillarità delle antenne della vecchia tv analogica tramite l’uso delle frequenze in concessione ora utili per la trasmissione dei dati nelle telecomunicazioni. D’altronde l’era del lockdown restituisce alle telco una centralità ancor più rilevante. Le infrastrutture digitali sono storicamente in ritardo in Italia soprattutto per la messa a terra della fibra ottica fino a casa (FTTH) con pochi comuni collaudati rispetto alla road map immaginata dai vertici di Open Fiber chiamata a una società della rete con Tim per spingere gli investimenti sull’ultimo miglio. Secondo l’osservatorio telecomunicazioni del Politecnico di Milano ha inciso anche il calo del fatturato negli ultimi otto anni, di circa il 25%, di tutte le Telco, che hanno così buttato giù gli investimenti.
Complice l’esplosione di richieste di connettività nelle «aree bianche» per un inaspettato controesodo dalle città verso la provincia tutti gli operatori si stanno indirizzando verso l’fwa più immediata da implementare per garantire buone performance tra i 30 e i 100megabit al secondo in grado di sostenere l’esplosione di banda richiesta dai servizi streaming di Netflix, Youtube e ad Amazon che hanno raddoppiato i volumi di traffico negli ultimi due mesi secondo un dossier di Ericsson che produce apparati di trasmissione.
Partner & piani
Eolo copre già 6 mila comuni, con un investimento da 150 milioni nei prossimi due anni conta di arrivare a 7.500, grazie anche alle risorse del fondo Usa Searchlight Capital Partners entrato al 49% per finanziarne lo sviluppo. Le prospettive di ritorno dettate dal boom del lavoro da remoto diventano invitanti. «In 24 ore appena il Paese ha archiviato tutti i freni culturali — dice Spada —. L’emergenza è un acceleratore di digitalizzazione e il nostro modello finisce per integrarsi alla perfezione alla domanda di mercato. Con le antenne e la tecnologia delle onde radio possiamo colmare il gap nelle aree bianche mettendoci meno della metà del tempo per portare la fibra nelle case. È chiaro che servano comunque ingenti investimenti. Al momento noi copriamo il 78% delle unità abitative con un’adeguata velocità di connessione, oltre 30 megabit al secondo, ma per fare l’ultimo salto bisogna installare le antenne nei posti più remoti per coprire anche le case più isolate».
Diventa necessario «un tavolo di regia tra gli operatori per fare sistema coordinato dal ministero dello Sviluppo — aggiunge —. Occorre evitare duplicazione di investimenti condividendo l’onere della realizzazione della rete e quindi l’accesso in modo da non dissipare risorse. In più è fondamentale che l’intervento pubblico si concentri sulla realizzazione della rete in fibra, lasciando l’fwa ai progetti già finanziati dagli operatori privati». Spada rileva però la necessità di semplificare le procedure: «Per installare un’antenna si produce burocrazia come per costruire una casa. Passano spesso 180 giorni di silenzioassenso da parte degli enti locali. Troppi. Nelle aree bianche, quelle meno coperte, spesso ci interfacciamo con assessori all’urbanistica non sempre sul pezzo perché hanno altre competenze. Bisogna affrontare molti vincoli idrogeologici tipici delle aree rurali e dei parchi. Servirebbe uno sportello unico nazionale inaugurando un processo di autocertificazione da parte degli operatori che permetta di installare antenne con controlli ex post».
Quando sono stati create le reti mobili gli operatori sono andati in ordine sparso. «Venivano montati tre pali diversi a pochi metri di distanza e lo stesso è avvenuto con agli armadietti quando bastava installarne uno condividendolo tra più concorrenti. Così è successo quello che non sarebbe dovuto succedere — denuncia Spada —. Ci sono aree del Paese non coperte perché erano sotto una certa quota di densità abitativa inserita nel calcolo di un foglio Excel. Sopra 100 c’è la fibra e le antenne, sotto sei escluso». Questa emergenza impone ora scelte immediate anche per supportare la formazione a distanza. «La scuola digitale rischia di amplificare le disuguaglianze tra chi ha una buona connettività e buoni strumenti e chi, tra le famiglie, si trova sprovvisto», rileva Spada.
Per questo da tempo Eolo fornisce connettività a municipi e scuole per evitare spopolamento e ridurre lo spread di opportunità tra città e province. Portando anche nuovi device per le esercitazioni grazie ad una collaborazione con Samsung. Spada punta molto su questo progetto che prevede l’erogazione di contributi tra gli 8 e i 14 mila euro ai sindaci che ne fanno richiesta, fino a un milione all’anno. Il resto sta provando a farlo Invitalia con un progetto da 400 milioni per portare la banda larga in 32 mila plessi scolastici. Con un voucher fino a 500 euro per l’acquisto di device in base al calcolo dell’isee.
Ora un tavolo di regia tra operatori per fare sistema coordinato dal governo: evitiamo la duplicazione degli investimenti