OF, TIM E LA VIA DI PARIGI RISPUNTA BOLLORÉ
Mediaset, Elliott, Kkr, Macquarie, Enel: tutti alle grandi manovre sull’autostrada per il web veloce e sui contenuti online, sempre più diffusi. Nascerà l’infrastruttura unica nazionale? I giochi sono ancora aperti Intanto Vivendi esce dal congelatore...
re il digital divide e su questo fa leva l’enel per cercare di vendere al meglio. Starace non vuole ritrovarsi con in mano il 50% di Open Fiber il giorno in cui si dovesse fare la rete unica, per non finire sotto l’esame dell’antitrust Ue. Da qualche settimana gira voce di contatti con il fondo Macquarie.
A frenare il piano per la rete unica è anche l’annosa questione del controllo. Tim ha detto chiaramente che dovrà averlo lei, mentre Open Fiber insiste sul fatto che una società di connettività wholesale, che vende solo all’ingarantirebbe meglio la parità di accesso agli operatori.
Gubitosi è riuscito comunque a fare qualche passo avanti, portando Kkr al tavolo negoziale sul piano di sostituzione del rame con la fibra ottica nella rete secondaria. L’operazione passerebbe per la costituzione di una newco a cui Tim conferirebbe gli asset della rete secondaria, mentre Kkr metterebbe i capitali. Ma il fondo Usa è interessato soprattutto al gioco della rete unica e, anche se le due operazioni sono legate ma non necessariamente in subordine, lo stallo potrebbe rallentare la firma dell’accordo sul rame.
Il riassetto americano
Nei giorni scorsi si è mosso qualcosa anche ai piani alti di Tim dove Elliott, che controlla il consiglio, a sorpresa ha venduto la propria posizione restando con lo 0,2% del capitale. Paul Singer ha smobilizzato tutte le posizioni «incagliate» per portare a casa liquidità per affrontare la crisi. Il fondo americano ha mantenuto una posizione corta su Tim, ma l’uscita di scena è un dato acquisito. Questo inevitabilmente rimette al centro della scena Vivendi, primo azionista di Tim, ma in minoranza nel board. Le minusvalenze accumulate da Vincent Bollorè su Tim (più di due miliardi di euro) e il silenzio da Parigi dopo anni di conflitti, accompagnati dall’avanzata di Vivendi su Mediaset, hanno dato a molti l’impressione che il finanziere bretone non fosse più interessato al gruppo telefonico. Ma il patron di Vivendi è maestro nel gioco di posizione e ha una grande tenuta
Il ministro Patuanelli ha rotto il silenzio sull’unione fra l’ex Telecom e Open Fiber: «È fondamentale» Una spinta per Starace?
sui tempi lunghi. E ora che Elliott si è sfilata può riguadagnare spazio e diventare il crocevia per la rete unica, contando anche sulla nuova norma sul voto multiplo per le società di Piazza Affari introdotta con il Dl Rilancio. Sull’altro tavolo su cui i francesi stanno giocando, quello di Mediaset, ad aver guadagnato terreno è stato invece il Biscione. Anche se per il momento Vivendi è riuscita a fermare i piani di Cologno e la creazione della holding olandese Media for Europe, per la fine del mese il Tribunale di Madrid potrebbe spianare la strada al riassetto. Riassetto che oltre a Mediaset e Mediaset Espana coinvolge anche Prosiebensat.1, l’emittente tedesca di cui il Biscione è primo socio con il 24,9%. A Cologno escludono di avere interesse a integrare in Mfe le attività del broadcaster tedesco, dove nel frattempo Mediaset è stata raggiunta da due azionisti important: Kkr, con il 5%, e Daniel Kretinsky, il proprietario dello Sparta Praga, azionista di «Le Monde» e tra i principali produttori di energia in Europa, che ha comprato il 5%.
Vivendi non starà certamente alla finestra e il fatto che a dicembre abbia lasciato cadere la proposta di Mediaset di ricomprarle le azioni, lascia intendere che Bollorè non ha intenzione di uscire di scena. E, vista la possibile evoluzione delle vicende di Tim, non si può escludere che l’incastro finale del grande puzzle dei media italiani alla fine debba passare per Parigi.