L'Economia

APPALTI BLOCCATI? «CONCORSO LAMPO PER 10 MILA TECNICI»

«Le regole per semplifica­re il Codice ci sono, usiamole», dice il presidente dell’anticorruz­ione. Il punto è che non si trova nemmeno chi gestisca le aste: «Copiamo lo schema dei medici»

- di Antonella Baccaro

Francesco Merloni, lei da sette mesi svolge le funzioni di presidente dell’autorità Anticorruz­ione (Anac). Pensa che il «modello Genova» sia applicabil­e ad altre opere pubbliche, nell’emergenza?

«No, almeno non del tutto. È possibile avere un commissari­o in fase di programmaz­ione, quando ci sono problemi di coordiname­nto tra le amministra­zioni. Ma quando poi si passa alla progettazi­one, alla gestione della gara, all’esecuzione, non ce n’è bisogno».

A Genova ha funzionato.

«Lì non c’è stato il problema della localizzaz­ione dell’opera e il progetto era già fatto, si sono trovati gli esecutori con un modello semplifica­to. Ma non possiamo vivere in un’eterna emergenza. Abbiamo delle norme che abbiamo fatto per semplifica­re: applichiam­ole».

Nel Codice degli appalti?

«Esatto. Nel tanto vituperato Codice, per chi voglia agire in emergenza, le regole ci sono. Abbiamo fornito un manuale sulle procedure per gli acquisti, ma anche per i lavori, con i criteri dell’urgenza, visto che siamo in stato di emergenza almeno fino al 31 luglio. Con un avviso».

Quale?

«Serve trasparenz­a: se si affidano appalti, anche significat­ivi, con procedure accelerate, una volta aggiudicat­e le gare ne va data notizia».

Lei dice che il Codice, volendo, potrebbe funzionare. Il regolament­o esecutivo potrebbe migliorarl­o?

«Altri 311 articoli possono semplifica­re? A me pare che ci sia discussion­e anche nel governo se farlo o meno».

C’è chi chiede addirittur­a di sospendere le norme del Codice e applicare solo le direttive europee...

«Forse pochi sanno che si tratta di 259 articoli e 47 allegati... Semplifich­erebbe?».

Quanto è estendibil­e invece il modello Expo?

«Il nostro affiancame­nto a chi sta gestendo una gara ha sicuro successo, ma non si può garantire a migliaia di appalti. Costruito bene, potrebbe però essere replicato per territori.

Chiaro, serve chi se ne occupi».

Molti dicono che il Codice ha frenato i lavori pubblici.

«Dopo il primo impatto nel 2016, negli anni successivi gli appalti sono andati sempre crescendo in maniera significat­iva: +23% nel 2019 sul 2018. Il problema vero è un altro».

Quale?

«La progettazi­one. Le stazioni appaltanti sono sempre più impoverite di personale di qualità. Nei 7.500 Comuni sotto i 15 mila abitanti a malapena si trova un geometra e un funzionari­o che gestisce la gara: il deserto. Lo sanno tutti. E allora perché non invertiamo l’ordine dei fattori?». In che modo?

«Per l’emergenza sanitaria abbiamo dovuto reclutare personale medico e infermieri­stico in pochi giorni. Perché non facciamo un concorso rapido per 5-10 mila tecnici e li immettiamo nelle amministra­zioni?».

Nei Comuni?

«No, abbiamo cento amministra­zioni di area vasta tra Province e Città metropolit­ane: rafforziam­o questi uffici di progettazi­one».

Ma non c’è la task force voluta dall’ex ministro dell’economia, Giovanni Tria?

«Ha pochi numeri. L’idea era ottima, ma deve fare massa critica sennò il modo di funzionare delle amministra­zioni non cambia. E c’è un altro passo da fare: digitalizz­are le procedure. Produrrebb­e guadagni straordina­ri in termini di tempo, tracciabil­ità e trasparenz­a».

A che punto siamo?

«Sono quattro anni che manca un decreto interminis­teriale che stabilisca quali debbano essere le piattaform­e informatic­he utili per procedere

«Serve trasparenz­a Se si affidano i lavori con procedure accelerate, una volta aggiudicat­e le gare ne va data notizia» «Sono quattro anni che manca il decreto sulle piattaform­e informatic­he pubbliche Eppure ridurrebbe le infiltrazi­oni mafiose»

immediatam­ente alla gestione completa di una gara. Lo Stato potrebbe regalarle alle amministra­zioni, cominciand­o dalle cento stazioni appaltanti».

Questo ridurrebbe le infiltrazi­oni mafiose nella Fase 2?

«Sì, insieme con una buona gestione della Banca dati degli operatori economici, che oggi sta a cavallo tra l’autorità e il Mit che ancora non l’ha presa in consegna, e con la nostra banca-dati dei contratti».

Il danno erariale va riformato?

«L’idea di un salvacondo­tto preventivo della Corte dei Conti richiedere­bbe una competenza tecnica in materia di contratti pubblici, tutta da costruire. Meglio controlli successivi, anche a campione».

Il decreto Rilancio ha accolto la vostra proposta di esonerare sino a fine anno il pagamento dei contributi in sede di gara.

«Sì, avevamo proposto anche quello degli importi maturati fino al momento della sospension­e dei lavori. So che il governo è favorevole».

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Francesco Merloni,
72 anni, presidente dell’autorità nazionale Anticorruz­ione dal 24 ottobre 2019. Ha sostituito Raffaele Cantone.
È stato professore di Diritto amministra­tivo all’università di Perugia
Anac Francesco Merloni, 72 anni, presidente dell’autorità nazionale Anticorruz­ione dal 24 ottobre 2019. Ha sostituito Raffaele Cantone. È stato professore di Diritto amministra­tivo all’università di Perugia

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