APPALTI BLOCCATI? «CONCORSO LAMPO PER 10 MILA TECNICI»
«Le regole per semplificare il Codice ci sono, usiamole», dice il presidente dell’anticorruzione. Il punto è che non si trova nemmeno chi gestisca le aste: «Copiamo lo schema dei medici»
Francesco Merloni, lei da sette mesi svolge le funzioni di presidente dell’autorità Anticorruzione (Anac). Pensa che il «modello Genova» sia applicabile ad altre opere pubbliche, nell’emergenza?
«No, almeno non del tutto. È possibile avere un commissario in fase di programmazione, quando ci sono problemi di coordinamento tra le amministrazioni. Ma quando poi si passa alla progettazione, alla gestione della gara, all’esecuzione, non ce n’è bisogno».
A Genova ha funzionato.
«Lì non c’è stato il problema della localizzazione dell’opera e il progetto era già fatto, si sono trovati gli esecutori con un modello semplificato. Ma non possiamo vivere in un’eterna emergenza. Abbiamo delle norme che abbiamo fatto per semplificare: applichiamole».
Nel Codice degli appalti?
«Esatto. Nel tanto vituperato Codice, per chi voglia agire in emergenza, le regole ci sono. Abbiamo fornito un manuale sulle procedure per gli acquisti, ma anche per i lavori, con i criteri dell’urgenza, visto che siamo in stato di emergenza almeno fino al 31 luglio. Con un avviso».
Quale?
«Serve trasparenza: se si affidano appalti, anche significativi, con procedure accelerate, una volta aggiudicate le gare ne va data notizia».
Lei dice che il Codice, volendo, potrebbe funzionare. Il regolamento esecutivo potrebbe migliorarlo?
«Altri 311 articoli possono semplificare? A me pare che ci sia discussione anche nel governo se farlo o meno».
C’è chi chiede addirittura di sospendere le norme del Codice e applicare solo le direttive europee...
«Forse pochi sanno che si tratta di 259 articoli e 47 allegati... Semplificherebbe?».
Quanto è estendibile invece il modello Expo?
«Il nostro affiancamento a chi sta gestendo una gara ha sicuro successo, ma non si può garantire a migliaia di appalti. Costruito bene, potrebbe però essere replicato per territori.
Chiaro, serve chi se ne occupi».
Molti dicono che il Codice ha frenato i lavori pubblici.
«Dopo il primo impatto nel 2016, negli anni successivi gli appalti sono andati sempre crescendo in maniera significativa: +23% nel 2019 sul 2018. Il problema vero è un altro».
Quale?
«La progettazione. Le stazioni appaltanti sono sempre più impoverite di personale di qualità. Nei 7.500 Comuni sotto i 15 mila abitanti a malapena si trova un geometra e un funzionario che gestisce la gara: il deserto. Lo sanno tutti. E allora perché non invertiamo l’ordine dei fattori?». In che modo?
«Per l’emergenza sanitaria abbiamo dovuto reclutare personale medico e infermieristico in pochi giorni. Perché non facciamo un concorso rapido per 5-10 mila tecnici e li immettiamo nelle amministrazioni?».
Nei Comuni?
«No, abbiamo cento amministrazioni di area vasta tra Province e Città metropolitane: rafforziamo questi uffici di progettazione».
Ma non c’è la task force voluta dall’ex ministro dell’economia, Giovanni Tria?
«Ha pochi numeri. L’idea era ottima, ma deve fare massa critica sennò il modo di funzionare delle amministrazioni non cambia. E c’è un altro passo da fare: digitalizzare le procedure. Produrrebbe guadagni straordinari in termini di tempo, tracciabilità e trasparenza».
A che punto siamo?
«Sono quattro anni che manca un decreto interministeriale che stabilisca quali debbano essere le piattaforme informatiche utili per procedere
«Serve trasparenza Se si affidano i lavori con procedure accelerate, una volta aggiudicate le gare ne va data notizia» «Sono quattro anni che manca il decreto sulle piattaforme informatiche pubbliche Eppure ridurrebbe le infiltrazioni mafiose»
immediatamente alla gestione completa di una gara. Lo Stato potrebbe regalarle alle amministrazioni, cominciando dalle cento stazioni appaltanti».
Questo ridurrebbe le infiltrazioni mafiose nella Fase 2?
«Sì, insieme con una buona gestione della Banca dati degli operatori economici, che oggi sta a cavallo tra l’autorità e il Mit che ancora non l’ha presa in consegna, e con la nostra banca-dati dei contratti».
Il danno erariale va riformato?
«L’idea di un salvacondotto preventivo della Corte dei Conti richiederebbe una competenza tecnica in materia di contratti pubblici, tutta da costruire. Meglio controlli successivi, anche a campione».
Il decreto Rilancio ha accolto la vostra proposta di esonerare sino a fine anno il pagamento dei contributi in sede di gara.
«Sì, avevamo proposto anche quello degli importi maturati fino al momento della sospensione dei lavori. So che il governo è favorevole».