L'Economia

U-POWER HOVINTOILR­ALLY DELLASICUR­EZZA

Con le calzature antinfortu­nistiche l’ex pilota è ripartito dalla Tunisia. Ora si allarga all’abbigliame­nto

- Di Elena Comelli

Per Franco Uzzeni (nella foto), leader mondiale nelle calzature di sicurezza con la sua U-power, le imprese sono come i rally. «Non vince il pilota migliore, ma quello che sa fare squadra — dice —. Per arrivare primi bisogna mettere insieme il pilota più bravo con la macchina più forte, le gomme più adatte, i tecnici migliori e la capacità di lavorare insieme». La stessa regola, ritiene, vale per l’imprendito­re: non basta offrire un prodotto piacevole, ci vuole un «pacchetto» complessiv­o. «Bisogna che tutto funzioni — sostiene Uzzeni — : l’aspetto estetico, una rete commercial­e capillare, una buona comunicazi­one e una tecnologia di prima qualità. Per le suole, per esempio, noi usiamo il poliuretan­o Infinergy di Basf». Lui di corse se ne intende, visto che ha fatto rally fino all’anno scorso e ne ha vinti una sessantina. A 70 anni appena compiuti, Uzzeni la sua impresa l’ha costruita due volte e in entrambi i casi ha scalato il mercato fino ad arrivare in cima. Con sede a Paruzzaro, in provincia di Novara, il primo gruppo è stato fondato da suo padre nel 1950 con il nome Almar, ma il successo è arrivato negli anni Novanta, quando la società è riuscita a dominare il mercato delle calzature di sicurezza. Nel 2000 Uzzeni ha deciso di monetizzar­e e ha venduto il gruppo Almar al fondo Cvc Capital Partners, che aveva già in portafogli­o la principale rivale, la francese Jallatte. Dalla fusione è nato il gruppo Jal, che Uzzeni ha guidato per cinque anni, come da accordi con Cvc.

Uscito dal business, però, l’imprendito­re piemontese si annoiava, racconta; e così nel 2006 è ripartito da zero, sempre nello stesso settore: «È l’unico che conosco bene», dice. Con il nuovo marchio, U-power, ha preso nell’obiettivo la sua vecchia azienda, puntando a superarla con la stessa strategia che aveva seguito fino al 2005: tenere la testa in Europa e andare a produrre in Tunisia. Con la grande crisi del 2008 il gruppo Jal ha cominciato a scricchiol­are e nel 2010 è stato acquisito da un altro fondo, con l’idea di rilanciarl­o, ma la primavera araba del 2011 gli ha dato il colpo finale, creando dei grossi problemi ai suoi stabilimen­ti tunisini, fino al blocco totale della produzione.

Nel 2013 Uzzeni si è ricomperat­o tutto. Intanto, dice, aveva già superato il suo gruppo originario. «Ho fatto un accordo con il governo tunisino, che mi ha imposto di reimpiegar­e tutti gli operai del gruppo concorrent­e e così ho dovuto assumere 1.800 persone in un giorno», racconta Uzzeni. Ora il gruppo conta 5 mila dipendenti, per la maggior parte in Tunisia, e cresce a ritmi sostenuti: dai 120 milioni di euro di fatturato del 2016 è passato a 175 milioni nel 2019 e puntava a chiudere a 200 milioni quest’anno. Non potrà arrivarci per il blocco dovuto all’emergenza Covid-19.

«Sarei già contento di mettere a segno lo stesso fatturato dell’anno scorso», precisa l’imprendito­re, che in aprile ha registrato un calo delle vendite del 30% e per maggio prevede cali ancora maggiori.

Per il futuro, Uzzeni punta ad allargarsi ad altri segmenti del mercato dedicato all’antinfortu­nistica, che si divide grosso modo in quattro parti: oltre alle scarpe ci sono i guanti, l’abbigliame­nto e gli accessori (come caschetti e tappi). «Stiamo crescendo rapidament­e nell’abbigliame­nto grazie a mia moglie Michela, che ha aperto questo nuovo ramo», dice l’imprendito­re. E anche le due figlie più grandi, Gaia e Giada, sono già in azienda.

Dopo avere venduto la vecchia società a Cvc l’imprendito­re ha riaperto nello stesso settore. Ora ha 5 mila dipendenti

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