CORSA DIGITALE E SICUREZZA LE PMI SFIDANO LA FASE DUE
Un supporto alle aziende, nella ripartenza, arriva dai fondi interprofessionali Tra tele-lezioni e politiche per l’occupazione, ecco le iniziative. Per tornare a crescere
Lo tsunami del coronavirus ha mutato profondamente, in pochi mesi, le geografia del lavoro. Tra aziende in difficoltà, smart working e piani per la fase due, è evidente che imprese e dipendenti necessitano una road map per affrontare i i cambiamenti. La formazione risulterà centrale. Ugualmente lo sarà il ruolo dei fondi paritetici interprofessionali per la formazione continua, nati per finanziare piani formativi aziendali, settoriali e territoriali che le imprese in forma singola o associata decidono di realizzare per i propri dipendenti.
«L’apporto dei Fondi è importante soprattutto in questa fase — commenta Maurizio Strirpe, vice presidente di Confindustria con delega al lavoro e alle relazioni industriali —. Attraverso la formazione e la riqualificazione dei collaboratori dovranno accompagnare le imprese nei processi di trasformazione legati alla robotizzazione e alla digitalizzazione. Bisogna poi impegnarsi in un grande piano per la formazione delle persone che perderanno il proprio posto di lavoro in conseguenza di questa grave crisi. Anche in questa prospettiva vedo la possibilità di coinvolgere i fondi nella costruzione di una vera ed efficace politica attiva. Credo — precisa Strirpe — che le risorse disponibili debbano essere impiegate anche per sostenere l’occupazione, che subirà un pesante contraccolpo. Bisogna ripensare il sistema degli ammortizzatori sociali, che è tutto sbilanciato sulla difesa del posto di lavoro rispetto alla cura del lavoratore».
Innovazione e misure
I Fondi si sono subito mostrati attivi, anche nell’emergenza. È il caso di Fondimpresa, (a cui aderiscono 204.435 aziende e 4.732.805 lavoratori) che, da marzo, ha adottato misure per facilitare la presentazione di piani e il regolare svolgimento delle attività formative nel rispetto del distanziamento sociale. Le attività d’aula sono state sospese fino al 15 giugno ma le aziende hanno potuto erogarle con la tele-formazione. Un capitolo interessante riguarda le politiche attive per l’occupazione. Il fondo ha deciso di indirizzare 5 milioni di euro (3,5 milioni per progetti di ricollocazione di lavoratori in cassa integrazione guadagni e 1,5 milioni per progetti destinati a inoccupati), a condizione che si tratti di percorsi formativi rivolti a professionalità non facilmente reperibili sul mercato e che almeno il 70% dei partecipanti ai corsi possano poi accedere a un rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
Anche Fonarcom, il fondo per i lavoratori di terziario, artigianato e Pmi (a cui aderiscono 165 mila aziende e un milione e 38mila lavoratori) è in prima linea. «Il nostro impegno è aiutare le aziende a resistere al virus e a creare le condizioni affinché la resistenza diventi crescita — commenta presidente Andrea Cafà —. Occorre dotare ogni impresa degli strumenti per accedere all’innovazione. La formazione diffusa e l’accesso alle competenze trasversali sono condizioni indispensabili in una realtà che vede il baricentro della catena dei valori e della competitività poggiare sulla qualità e sulla quantità di conoscenze sviluppate e immesse nei circuiti produttivi». Fra le altre azioni: la proroga dei piani formativi aperti per un periodo massimo di tre mesi in aggiunta ai termini previsti dai singoli avvisi; la posticipazione del termine di utilizzo delle risorse in scadenza al 31 dicembre 2019 del Conto formazione (aziendale, aggregato chiuso, di rete) al 31 luglio 2020. Con l’emergenza nasce l’iniziativa #Illavorocontinua, una serie di webinar sui temi del lavoro, che con i suoi 19 mila iscritti sottolinea la domanda di formazione e informazione da parte del mondo produttivo e professionale.
«La pandemia ha reso ancora più urgente la necessità di convertire alla digitalizzazione tutto il sistema produttivo nazionale — dichiara Rossella
Spada, direttrice di Formazienda ( 775mila lavoratori di 111 mila imprese in prevalenza Pmi del terziario ma anche del manifatturiero e, in minima parte, all’agricoltura)».
Da qui la volontà di sviluppare piani formativi capaci di valorizzare il binomio innovazione e sicurezza. Le aziende sono chiamate alla difficile sfida di continuare a produrre in un regime di convivenza con il virus. Per superare la fase 2 risulta indispensabile mutare i modelli organizzativi facendo ampio ricorso alla tecnologia. Il progetto «Prospettiva Lavoro», che prevede il riconoscimento del marchio di qualità «Covid – Impresa Protetta», va in questa direzione. «Intendiamo dare il giusto supporto ai piani formativi che sono in linea con le logiche e le finalità del progetto elaborato dalle parti sociali del fondo — spiega Spada —, con l’obbiettivo di mettere in sicurezza la capacità operativa delle Pmi per far ripartire il Paese».