«LA CIVILTÀ CATTOLICA» E IL VACCINO PER L’INFODEMIA
La pandemia rallenta, ma non l’infodemia, un neologismo con cui si definisce la quantità eccessiva d’informazioni che rende arduo limitare il circolo di falsità sul virus. È il grande paradosso dei big data: disponiamo di miliardi di dati ma non riusciamo a trasformarli in vera conoscenza. E della disinformazione non sono responsabili solo i social network, che pure tanta parte hanno, ma le stesse istituzioni e gli stessi politici. Del resto, scrive in un’analisi il direttore di La Civiltà Cattolica Antonio Spadaro, «il processo di verifica delle informazioni è in difficoltà da tempo, e la pandemia ha reso pubblico il problema». Le due ragioni principali sono note: informazioni non corrette, diffuse per motivi politici (con un ventaglio di esempi clamorosi tipo le campagne per la Brexit e per Donald Trump), e la grande velocità di propagazione delle notizie sulle piattaforme digitali. Altrettanto note sono le difficoltà che ostacolano il controllo dei fatti, attività che richiede tempo, lavoro e denaro. Ci sono però altri comportamenti che aiutano l’infodemia. Spesso ci si affida al passaparola o all’amico che «sa le cose», magari un medico (nell’ipotesi migliore): ma anche questo affidarsi non è esente da rischi, se non si hanno gli strumenti per verificare. E qui arriviamo a un altro aspetto: il ruolo dei media e la cultura del pubblico. Il controllo dei fatti è parte essenziale e costitutiva del lavoro giornalistico, quello che rende più o meno affidabile un giornale, un telegiornale, un radiogiornale. Sempre di più però, pur con il giusto intento di «far parlare la gente», si rischia di mettere sullo stesso piano l’esperto e il non esperto, lo scienziato che ha il consenso del 95% della comunità scientifica con l’ultraminoranza eccentrica. È certo incoraggiante la nascita di siti specializzati in fact-checking. Molti però sono di uso molto parziale e non mantengono ciò che promettono. I buoni media restano, con tutti i loro limiti, il miglior vaccino anti-infodemia.