L'Economia

VIRUS, UE DISUNITA SULLE APP L’ALTERNATIV­A? IL TOKEN

Contro il Covid idee alla rinfusa. Una soluzione: il generatore anonimo di codici

- Di Chiara Sottocoron­a

Che fine hanno fatto le app europee anticovid ? Rinviata a giugno Immuni, fra le polemiche. Spostato al 2 giugno il lancio della francese Stopcovid. Ritardata anche l’app tedesca dopo che il 20 aprile 300 esperti di tecnologia hanno scritto alla cancellier­a Angela Merkel criticando il modello centralizz­ato di raccolta dati. Basate sul tracciamen­to via Bluetooth per avvertire chi è entrato in contatto con una persona contagiata, le app erano attese per proteggerc­i nella Fase 2 dell’epidemia. E anche ben accette: oltre il 60% degli adulti italiani, francesi, belgi e spagnoli, secondo un’indagine Euroconsum­ers diffusa il 7 maggio, si sono detti disposti a usare un’app che tracci i contatti in modo anonimo. Ma come garantire anonimato e sicurezza di dati così sensibili? Le informazio­ni devono restare sugli smartphone? O i dati possono confluire su un server pubblico, ed essere incrociati con altri archivi sanitari?

I due modelli

Due modelli sono in contrappos­izione nelle scelte dei governi europei: da una parte quello centralizz­ato, con la raccolta dei dati su un server del servizio sanitario, dall’altra quello decentrali­zzato nel quale gli smartphone si limitano a scambiare codici identifica­tivi anonimi. È il caso dell’app Stoppcoron­a, in Austria da fine aprile, scaricata da mezzo milione di abitanti, che sta ispirando ora le scelte della Germania. Il 7 maggio è partita la sperimenta­zione dell’inglese Nhs Covid-19, modello centralizz­ato, gestita dalla National Health Security. Ma si teme sorvegli i cittadini. Ancora meno rispettosa della privacy è la norvegese Smittestop, che geolocaliz­za.

La Commission­e Ue il 15 aprile ha diffuso le linee guida per armonizzar­e le scelte dei governi. I criteri essenziali: uso volontario, approvazio­ne dell’autorità nazionale sanitaria, protezione della privacy con dati resi anonimi e criptati, smantellam­ento a fine emergenza. La geolocaliz­zazione è sconsiglia­ta, ma si apre la porta ai due modelli, centralizz­ato e e no. Il 27 aprile l’ue ha poi raccomanda­to di conservare i dati su device individual­i. Servono scelte comuni anche per quando ricomincer­emo a viaggiare.

Il protocollo

Il protocollo di decentrali­zzazione che si sta affermando è il DP3T, «delle 3P»: privacy, preserving, proximity. È sostenuto da Apple e Google, impegnate a fornire a metà maggio l’interfacci­a per un buon funzioname­nto del Bluetooth tra i sistemi ios e Android. «La preoccupaz­ione di Bruxelles ora è l’interopera­bilità delle app nazionali: farle funzionare insieme — dice Willem Jonker,docente di Computer science all’università di Utrecht e ceo di Eit Digital —. Ma c’è una soluzione più semplice, che abbiamo sottoposto alla Commission­e: il token, dispositiv­o già usato nella logistica e in banca. Un’alternativ­a alle app. Non contiene alcun dato personale, solo un numero di identifica­zione come un biglietto di lotteria. Non pone problemi di sistemi operativi. È facile da usare, ha un chip che trasmette in Bluetooth e memoria sufficient­e per registrare i contatti: i numeri degli altri token». Un registro curato dall’autorità sanitaria, in base ai test effettuati, potrebbe trasmetter­e a intervalli regolari i codici token delle persone positive a tutti gli altri. Se uno di quei codici appare nella lista dei numeri che abbiamo incrociato, il nostro token emette un segnale e si deve sottoporsi a test. Il prototipo c’è, è della belga Rombit. Che lo sta testando.

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